ATASSIA (gr. ἀταξία "disordine", da ἀ privativo e τάσσω "ordino")
L'atassia, considerata da un punto di vista generale, non è che espressione della mancanza di armonia nell'elaborazione dei movimenti. I movimenti atassici (dei tabetici, ad esempio) vanno però nettamente differenziati dai movimenti smisurati (dismetrie o iperntetrie dei cerebellari), dovuti a errata valutazione della distanza da percorrere con un dato sforzo muscolare. Tanto gli uni quanto gli altri movimenti sono, è vero, eseguiti bruscamente, senza misura: ma il cerebellare è bene orientato, raggiunge lo scopo poi lo sorpassa, né la chiusura degli occhi influenza sensibilmente il movimento; il tabetico, invece, anche se esegue il movimento con lentezza, gl'imprime fin da principio un falso orientamento e il disorientamento si accentua con la chiusura degli occhi.
Causa principale dell'atassia è l'alterazione di una parte qualsiasi della via sensitiva (nervi periferici, radici posteriori, fibre nervose dei cordoni posteriori, ecc.); altri fattori, in ispecie l'ipotonia muscolare, possono concorrere a mettere in evidenza il disturbo atassico. Del tutto indipendente dai disturbi della sensibilità è, invece, l'ipermetria: l'alterazione che la produce ha sede nel cervelletto o nelle vie cerebello petali e cerebello fugali.
L'atassia suole riscontrarsi in modo tipico, ma non esclusivo, nella tabe, e si rivela non soltanto nella dinamica (atassia cinetica), ma anche nella statica (atassia statica). A quest'ultima si riannoda il segno di Romberg, che consiste nell'instabilità della stazione eretta (specie se a piedi uniti e ad occhi ravvicinati), instabilità che può giungere fino alla caduta in terra del soggetto.
Il Duchenne, mettendo in luce un fatto cui il Romberg non aveva dato molta importanza, dimostrò che nei tabetici, mentre la forza muscolare può essere bene conservata, l'esecuzione regolare dei movimenti diventa sempre più difficile. Propose perciò per la tabe la denominazione di atassia locomotrice (v. tabe): nome improprio, poiché il disordine dei movimenti, quale si osserva nella deambulazione degl'individui colpiti da tabe, non è affatto esclusivo di questa malattia.
Atassia ereditaria. - È un'affezione che colpisce di regola parecchi membri della stessa famiglia, in prevalenza di sesso maschile. L'eredità similare è rara: per questa ragione alla malattia spetta meglio la denominazione di ataxia familiaris, anziché quella di ataxia hereditaria. La tabe degenerativa, invece, non manca quasi mai: spesso si riscontra nei genitori l'alcoolismo, talvolta la consanguineità. Tra le cause probabili della malattia alcuni autori (p. es., il Marie) considerano anche l'heredolues: è stato infatti osservato nella lue congenita un quadro sintomatico molto simile a quello dell'ataxia familiaris. Quali momenti occasionali si menzionano spesso le tossinfezioni (tifo, scarlattina, morbillo, pertosse, ecc.).
L'età in cui sogliono manifestarsi i primi sintomi va dagli otto ai dieci anni; siccome però lo sviluppo della malattia è lento e insidioso, non è improbabile che essa cominci qualche anno prima: talora l'inizio è tardivo, cioè anche oltre il venticinquesimo anno.
La distinzione dell'ataxia familiaris in due forme, cioè l'ataxia familiaris spinalis (malattia di Friedreich propriamente detta) e l'héredo-ataxie cérébelleuse (malattia di Marie), non è accettabile, giacché nessun sintomo è veramente esclusivo dell'una o dell'altra, né i reperti anatomo-patologici hanno mai dimostrato una pura atrofia isolata del midollo, o una pura atrofia isolata del cervelletto. Non si tratta che di varietà sintomatiche di uno stesso processo morboso, dovute alla diversa estensione, intensità ed evoluzione delle lesioni.
I sintomi sui quali si basa principalmente la diagnosi sono: le scosse nistagmiformi, l'atassia degli arti inferiori, che un po' per volta si estende ai superiori, e perfino ai muscoli del tronco, del collo e della nuca; una tipica deformazione dei piedi (pes equinovarus con hyperextensio hallucis); la scoliosi del tratto dorsale della colonna; la mancanza dei riflessi tendinei inferiori; i disturbi subiettivi e obiettivi della sensibilità.
Bibl.: J. Dejerine, Sémiol. des affect. du syst. nerv., Parigi 1914.