ASPENDO ("Ασπενδος, Aspendus)
Antica citta di Panfilia posta sulla riva destra dell'Eurimedonte (Köprüsu) a poca distanza dalla foce del fiume presso il luogo del moderno villaggio di Balhïz. La città sarebbe stata fondata da coloni di Argo, ma in ogni modo non avrebbe mantenuto carattere ellenico o relazioni molto strette con la madre patria. Fu, come le altre città interne d'Anatolia, sottoposta al gran re di Persia.
La favorevole postura della città, sulla sponda di un grande fiume navigabile dalle navi antiche, con una fertile vallata e con monti boscosi alle spalle, dovette però presto conferirle singolare ricchezza e potenza. Aspendo ha infatti una sua coniazione in argento singolarmente abbondante, e che deve iniziarsi in epoca abbastanza remota, calcolata com'è sul sistema metrico monetario persiano, con tipi figurati d'arte arcaica e con uso del digamma nella leggenda. I numismatici infatti attribuiscono queste prime monete di Aspendo al quinto secolo a. C. (Head, Historia Numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 699; Catal. of Greek Coins of Brit. Museum: Lycia, Pamphylia, p. 93)
Conquistata col resto d'Anatolia da Alessandro Magno, durante le lotte dei Diadochi, Aspendo fece per qualche tempo parte di quei dominî insulari e costieri che la potenza marinara dei Tolomei riuscì a tenere nelle acque di Siria, di Anatolia e nell'Arcipelago (se ne ha la prova in una bella iscrizione del tempo di uno dei primi tre Tolomei: cfr. Paribeni e Romanelli, in Monumenti antichi dei Lincei, XXIII, p. 116). Fece poi parte del regno di Pergamo, e dal 133, per testamento dell'ultimo re di quella dinastia, dei dominî di Roma. Sotto l'impero fu una delle più ricche e prospere città d'Asia Minore, come è provato dalla grandiosità delle sue rovine, tra le quali degne di nota sono un mercato sull'altura maggiore della città, il magnifico teatro di perfettissima conservazione e il grande acquedotto con singolare rialzo di archi per il sottopassaggio di una strada, rialzo che è una delle più chiare prove della conoscenza e dell'applicazione del sifone nell'idraulica romana. In età cristiana si chiamò anche Primopolis, e fu sede di vescovato: un suo vescovo Triboniano è presente al concilio di Efeso del 431 (Hierocles, 682,1; Ramsay, Asia Minor, p. 416). La decadenza della città si dovette in parte all'insabbiamento della foce del fiume, che ne fece cessare la navigabilità; non sappiamo quando ne cominciò il definitivo abbandono.
Bibl.: K. Lanckoronski, Städte Pamphyliens und Pisidiens, I, Vienna 1890, pp. 85-184; W. M. Ramsay, Asia Minor, Londra 1890, p. 416.