BOCELLI, Arnaldo
Nacque a Roma il 1° giugno 1900, da Ferruccio, funzionario presso il ministero delle Poste, e da Almerina Farina, in una famiglia di origine parmense (i Bocelli avevano gestito una farmacia a Colorno, e lo zio paterno Italo era stato garibaldino). Studiò regolarmente, ma ammalatosi di tubercolosi dovette rallentare il ritmo dei corsi scolastici; all'università di Roma fu allievo di Giovanni Gentile e di Vittorio Rossi, con il quale si laureò discutendo una tesi su Leopardi. Nel maggio 1931 sposò Rita Fortunati, che perdette nel 1950. Durante la Resistenza, i suoi orientamenti laici e antifascisti lo portarono a simpatizzare col Partito d'azione e con quello socialista, ma non risulta che sia appartenuto attivamente a questi partiti politici; mentre i Tedeschi occupavano Roma preparò una edizione critico-scolastica dei Canti leopardiani, per collane eltoriali che poi non si concretizzarono.
Di formazione culturale idealistica e storicista, come critico letterario si era fatto da solo, con forte autonomia, contemperando le posizioni estetiche del primo Croce con le più aperte disponibilità di Gentile. Questa iniziale disponibilità gentiliana il B. venne declinando e arricchendo con personali sottolineature e osservazioni formali interessate al "significato", allo stile e alla lingua degli autori esaminati nell'ambito dei movimenti culturali a loro coevi. Fuori dalle correnti e dai gruppi, il B. salvaguardò sempre una propria gelosa e schiva indipendenza di "spiritaccio romano"; alieno per temperamento morale tanto dalle faziosità ideologiche e di partito, quanto, in tempi più recenti, dalle sudditanze, dai compromessi imposti dall'industria culturale.
Per quarantacinque anni si dedicò interamente agli studi di letteratura italiana contemporanea. Agli autori, alle opere, ai movimenti del Novecento letterario italiano si applicò sia come redattore ed estensore di "voci" dell'Enciclopedia Italiana (dove, chiamato da Gentile e riconfermato per contratto il I' luglio 1945, svolse il suo lavoro di redattore letterario fino agli ultimi giorni), del Dizionario enciclopedico italiano, del Lessico universale italiano, del Dizionario biografico degli Italiani; sia con articoli lucidi e tempestivi di croniqueur italianista sulle riviste Civiltà (bimestrale illustrato pubblicato dall'aprile 1940 all'ottobre 1942), Nuova Antologia (assunto da A. Baldini come titolare della rubrica letteraria, per il periodo 1931-1943), Nuova Europa (1944-46), Galleria, Ulisse, Letteratura, Il Veltro, Cultura e scuola, Il Risorgimento liberale. Soprattutto intensi e cordiali i suoi rapporti collaborativi con la redazione del Mondo di Mario Pannunzio (1949-1966, con ben 247 articoli nel primo decennio), dove aveva amici A. Mezio, G. Massari, G. Vigolo, G. Russo, G. B. Angioletti e la fiduciosa stima del direttore. Nel 1966 passò al quotidiano torinese La Stampa, al quale collaborò fino alla morte (l'ultimo articolo, pubblicato postumo, il 6 dic. 1974, fu Marilena perduta su La parte del diavolo di A. Meoni). Per la RAI nel periodo 1947-1953 tenne un corso di centoventi trasmissioni divulgative riguardanti epoche e figure della civiltà letteraria italiana dalle origini ai tempi moderni.
Di significativa importanza per la misura delle scelte editoriali la sua direzione nel periodo 1942-49 della "Nuova biblioteca italiana", una collana di letteratura in 35 volumi curata per Tumminelli che, in ogni volume pubblicato, recava una presentazione redatta senza firma dal Bocelli. Nell'altra collezione di letteratura e di critica "Aretusa" (1957-1974), articolata in 31 volumi e diretta per l'amico editore Sciascia, pubblicò testi di G. Dessi, M. La Cava, P. D'Alessandria, C. Stuparich e fondamentali monografie, dovute a U. Bosco (Realismo romantico), V. Lugli (Bovary italiane), F. Gabrieli (Saggi orientali), L. Sciascia (Pirandello e la Sicilia), P. P. Trompeo (L'azzurro di Chartres), G. Macchia (La scuola dei sentimenti), L. De Nardis (L'ironia di Mallarmé), F. Ulivi (Dal Manzoni ai decadenti), G. Mariani (Storia della scapigliatura).
Il B. pubblicò due soli libri: Aspetti del romanzo italiano dell'Ottocento (dal Manzoni al Verga), Torino, 1956, e Giaime Pintor e la letteratura della Resistenza, Caltanissetta-Roma 1958. In questa seconda monografia il B., contestando la negazione di una letteratura italiana "della" Resistenza piuttosto che "sulla" Resistenza, attribuisce all'opposizione ideologica di Croce e di Gramsci, di Gobetti, Salvemini e Silone durante la dittatura fascista il diritto di impersonare la "nostra vera e propria letteratura della Resistenza", precedente alla lotta partigiana.
Al lavoro del B. antologista appartengono Rugantino (Milano 1942), raccolta degli scritti romani di Antonio Baldini; le Poesie (Palermo 1949) di Arturo Onofri, curate in collaborazione con Girolamo Corni; le Opere (Milano 1974) di Bonaventura Tecchi.
Il B. morì a Roma il 29 novembre 1974.
Nel 1975, un anno dopo la scomparsa, Eurialo De Michelis, Biagia Marniti (sua esecutrice testamentaria) e Ferruccio Ulivi predisposero per l'editore Sciascia, nella medesima collana "Aretusa" già da lui diretta, una scelta (64 saggi) dell'opera del B. sparsa in giornali e riviste, dandole il titolo Letteratura del Novecento (Caltanissetta-Roma) secondo un'indicazione progettuale dello stesso Bocelli.
Introdotti da un Panorama letterario del Novecento (desunto dal Lessico universale italiano, XI, s.v. Italia) e distribuiti in tre sezioni (la prima centrata su D'Annunzio, Svevo e Pirandello, la seconda sugli scrittori "frammentisti" immediatamente postdannunziani, per giungere con la terza ai neorealisti e alla letteratura della Resistenza), gli interventi saggistici risultano così ordinati lungo un "discorso continuo" come il B. meditava di fare. Cronologia degli autori, esame contenutistico e stilistico delle opere, sottolineatura delle linee tematiche salienti e correlata, significante periodizzazione realizzano quella "storia letteraria scritta per saggi" (secondo l'antica disposizione suggerita e praticata da Croce), alla quale nel comporli il critico romano aveva mirato.
All'ampia scelta fece seguito, sotto il titolo Letteratura italiana del Novecento (ibid. 1980), una seconda serie di saggi, circa novanta, disposti sempre per ordine cronologico degli autori e distribuita in quattro sezioni; di cui le prime tre arricchiscono, completandole, le corrispondenti fasi del primo volume, mentre la quarta comprende scrittori delle generazioni successive, da Testori a Calvino, da Volponi a Parise, da Arbasino a Siciliano. Una terza raccolta postuma Posizioni critiche del Novecento (Roma 1979), sempre a cura di E. De Michelis, allinea saggi sui critici - Croce, Gargiulo, G. A. Borgese, Cecchi, Trompeo, Serra, De Robertis, Fubini, Debenedetti - e i problemi "sottostanti e coevi" (generi letterari, richiamo ai classici, ragioni narrative) che riguardano la letteratura novecentesca; insieme con tre personali interventi circa "il modo proprio di accostarsi ai libri" e far critica, storicizzando le opere d'arte (accostate in termini "di logica lucida e di esultanza lirica") nel "flusso della cultura e del gusto" da cui sono nate.
Quanto ai poli entro cui si articola la storia bocelliana per saggi, essi vanno dalla penetrante, stratificata ricognizione delle fonti del Novecento al negativo giudizio sulla neoavanguardia e lo sperimentalismo degli anni Cinquantasessanta. Per le fonti della civiltà novecentesca italiana il B. rivendica I Malavoglia e la loro virile moralità (La lezione del Verga) operante presso Tozzi e Alvaro, Brancati e Jovine, Vittorini e Pavese; sottolinea l'importanza della posizione pascoliana (I conti col Pascoli) non enunciativa, non didascalica ma evocativa in senso musicale e pittorico; evidenzia la "funzione" leopardiana (Mito del Leopardi) come modello e guida moderna non solo per i rondisti; rinnova il "significato storico" della narrativa deleddiana nella zona di trapasso "dal verismo al simbolismo". Sul versante d'arrivo, apprezzamenti negativi colpiscono Pasolini narratore, Quer pasticciaccio brutto di C. E. Gadda, Il giudizio universale di Papini. Severi anche i giudizi sulla neoavanguardia, il Gruppo 63 e le istanze sperimentali sorte dalla crisi del neorealismo (Scrittori davanguardia, Nuove strade per la narrativa), perché sotto "tronfie pretese" formalistiche e rivoluzionarie contrabbandano "vuoto di pensiero, insensibilità alla vita e ai problemi essenziali d'oggi, sfiducia nella semanticità della parola". Al centro di questa polarità, lo "scriver bene" di D'Annunzio (distinguendo, salvaguardando per altro le prose del Notturno e del Libro segreto) fa da discrimine, contrapposto al positivo "scriver male" sveviano (Svevo), all'espressione "intimamente necessitata" di Saba (Trieste e un poeta), allo scavo della parola "unanime" ungarettiana (Ungaretti, da "L'allegria" al "Sentimento"). Tutt'intorno, a testimonianza ancora positiva, agiscono sintesi storicamente fondamentali e significanti (leggibili ora in Letteratura del Novecento, prima serie) come la "voce" Frammentismo, gli articoli Morte e resurrezione del personaggio, Questo realismo, Eredità ermetiche, e densi profili monografici dedicati ai "classici" del Novecento, Soffici e Bontempelli, Bassani e Cassola, Onofri, Landolfi e Luzi.
Oltre alle opere già citate, si ricordano del B.: I prosatori, in Libera cattedra di storia della civiltà fiorentina. L'Otto-Novecento, Firenze 1947, pp. 309-24, e Dal D'Annunzio al neorealismo, Roma 1954.
Dopo la morte, i libri, i manoscritti, le carte dei B. (circa duemila opere di narrativa, poesia, saggistica del Novecento italiano e straniero, materiali editi e inediti come la copia, manoscritta dallo stesso B., delle Poesie grigioverdi di C. Alvaro e il dattiloscritto dei Diario 1940-1944 di S. Aleramo) sono state affidate, per sua volontà, alla Biblioteca Angelica di Roma.
Fonti e Bibl.: E. Cecchi, I critici d'oggi, in Ulisse, IV (1950), p. 542; R. Frattarolo, Delle letture e del critico, in Boll. del Sindacato naz. scrittori, IX (1959), pp. 12-14; G. A. Cibotto, Sette domande scomode ad A. B., in La Fiera letteraria, 17 marzo 1966; Di A. B., in Critici e saggisti italiani fra primo e secondo Novecento, Bari 1967, pp. 227-234; L. Mondo, in La Stampa, 30nov. 1974, e F. Virdia, in La Voce repubblicana, 3 dic. 1974 (necrologi); U. Bosco, A. B., in Galleria, XXV (1975), pp. 1-3; A. B., in Accademie e biblioteche d'Italia, n.s., XLIII (1975), n. 1-2, p. 135; P. M. Sipala, Letteratura del Novecento di A. B., in Il Ragguaglio librario, n.s., XLIII (1976), n. 11, p. 365; G. Mariani, in Encicl. Ital., App. IV, I, Roma 1978, p. 301; E. De Michelis, La critica di A. B., in Atti e memorie dell'Arcadia, s. 3, VII (1979), n. 3, pp. 1-20; F. Del Beccaro, in Diz. della letteratura mondiale dei '900, Roma 1980, pp. 375-76; Gli autografi del fondo Bocelli (con una premessa di C. Visco Romiti), Roma 1981; B. Marniti, Dal carteggio Baldini-B. Storia dei Rugantino, in Acc. e bibl. d'Italia, n.s., LI (1983), n. 2, pp. 127-35.