Richelieu, Armand-Jean
Il cardinale che fu arbitro della politica della Francia
Nella prima metà del Seicento il politico e cardinale francese Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu fu determinante nel risollevare il prestigio della Francia in Europa. Ristabilì l’autorità della monarchia, reprimendo tutte le forze interne che ne compromettevano l’unità, e attuò una spregiudicata politica estera per rafforzare il suo paese
Nato a Parigi nel 1585, Richelieu scelse da giovane la carriera ecclesiastica allo scopo di salvare il patrimonio della famiglia. Consacrato vescovo di Luçon nel 1607, resse per sei anni la carica ecclesiastica prima di trasferirsi a Parigi. Nella capitale le sue doti gli guadagnarono presto i favori della reggente Maria de’ Medici, che appoggiò presso il papa la sua nomina a cardinale ottenuta nel 1622. Sotto il regno di Luigi XIII Richelieu conseguì rilevanti posizioni di potere che mantenne fino alla morte, nel 1642, divenendo l’arbitro della politica francese. Dovette affrontare soprattutto i problemi del conflitto che divampava nell’Europa centrale (guerra dei Trent’anni, 1618-48), da cui si profilava una supremazia europea della dinastia degli Asburgo, titolari delle corone di Spagna e d’Austria e imperatori del Sacro Romano Impero. Per scongiurare tale esito Richelieu strinse alleanza con le potenze protestanti (protestantesimo), scelta questa che sconcertò il papa e le potenze cattoliche. Bilanciò in politica interna tale orientamento restringendo le libertà di culto di cui beneficiava la minoranza riformata (gli ugonotti, di religione calvinista) che viveva nel territorio francese. Fece assediare La Rochelle, piazzaforte ugonotta sull’Atlantico, e la città capitolò nell’ottobre del 1628. Furono represse con violenza anche le rivolte contadine e popolari che agitarono la Francia a partire dal 1622-23.
La coerenza della sua politica antiasburgica gli scatenò contro tutte le forze del partito cattolico francese, capeggiato dalla regina Anna d’Austria, moglie di Luigi XIII, e dal fratello del re, Gastone d’Orléans, attorno ai quali si riunirono diversi esponenti dell’alta aristocrazia, sostenuti dalla Spagna. Una serie di congiure mirate a eliminarlo politicamente e fisicamente fu sventata da Richelieu, che non arretrò di fronte al rango dei congiurati chiedendo e ottenendo la condanna a morte di diversi di loro. Da allora gli ostacoli alla sua politica furono definitivamente superati e la guerra contro gli Spagnoli, ancora la maggiore potenza militare del continente, poté essere perseguita senza remore.
Intervenne due volte in Italia nella guerra di successione del Monferrato per imporre in funzione antispagnola il candidato francese, il duca Carlo I di Gonzaga-Nevers: il Trattato di Cherasco del 1631 ratificò tale risultato e inoltre attribuì alla Francia l’importante piazzaforte militare di Pinerolo, a sud di Torino.
Dopo una rapida riorganizzazione dell’esercito e la firma di un’alleanza con le Province Unite e i principati dell’Italia settentrionale, per consiglio di Richelieu il re Luigi XIII dichiarò guerra alla Spagna (1635). Le prime sconfitte francesi (occupazione spagnola della Piccardia e della Valtellina) furono annullate dalla presa di Brisach, punto strategico del corridoio fra la Svizzera e i Paesi Bassi, e soprattutto dalla crisi interna della monarchia iberica, indebolita dalle ribellioni separatiste della Catalogna e del Portogallo, che ebbero l’appoggio di Parigi. La disfatta spagnola a Rocroi (1643), avvenuta un anno dopo la morte di Richelieu, segnò l’inizio del predominio francese in Europa.
L’enorme sforzo militare a cui Richelieu costrinse il suo paese ebbe ripercussioni sulle condizioni di vita dei Francesi e sul debito dello Stato, che salì a livelli elevati. D’altra parte Richelieu promosse misure di ampia portata intese a rafforzare l’autorità del re e l’amministrazione dello Stato, che poté disporre per la prima volta di un corpo di amministratori pubblici al suo servizio. Richelieu incoraggiò inoltre la fondazione di compagnie commerciali, sul modello di quelle olandesi, per lo sfruttamento delle risorse delle colonie che la Francia possedeva in America.
Secondo il costume del tempo non esitò a utilizzare il grande potere che aveva conseguito per accumulare una enorme fortuna personale, pubblicamente esibita dalle centinaia di persone al suo servizio e dal gusto per lo splendore e lo sfarzo.