ARFE, Enrique, Antonio e Juan
Questa famiglia di orefici spagnuoli rappresenta splendidamente l'oreficeria spagnola del Cinquecento. Enrique si crede fosse oriundo di Harff, piccolo villaggio presso Colonia; ma egli si trovava già in Spagna nell'anno 1501, quando la Cattedrale di León gli allogò il monumentale tabernacolo d'argento, del peso di otto arrobas, cioè quasi novanta chili, e composto di 5000 pezzi. Quest'opera insigne andò perduta nel 1809 durante la guerra d'indipendenza. I tabernacoli di Cordova e Toledo segnano il sommo dell'arte di E. A. In questi, come in quelli di Sahagún (León) e Salamanca, come nelle croci processionali di S. Isidoro di León, Cordova e Orense, e nell'arca di S. Froilán della cattedrale di León, lo stile gotico predomina sugli elementi del Rinascimento italiano. E. viveva ancora nel 1545. Suo figlio Antonio (1510-78) dimorò, come E., in León, ma tenne anche bottega in Valladolid. Suoi i tabernacoli di Fuente Ovejuna (Cordova), Santiago de Compostela e Medina de Rioseco (Valladolid). A. rappresenta lo stile plateresco nell'arte dell'oreficeria. Juan (1535-1603), figlio di A., studiò matematica e anatomia all'università di Salamanca, e scrisse varî trattati relativi alla sua arte. È autore dei tabernacoli di Avila e di Siviglia, della croce processionale di Burgos e della statua sepolcrale di Don Cristóbal de Rojas, arcivescovo di Siviglia, nella collegiata di Serma. Giovanni rappresenta la purezza dello stile classico e italiano contro l'esuberanza del plateresco.
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lexicon, II, Lipsia 1908; F. J. Sánchez Cantón, Los Arfes, Madrid 1920; M. Gómez-Moreno, Provincia de León, in Catálogo Monumental de España, Madrid 1925, passim.