ARETUSA (᾿Αρέϑουσα, Arethūsa)
Il nome, applicato sia alle fonti sia, talora, alle relative ninfe, fu molto diffuso nell'antichità greca. Lo stesso nome indicò anche città (in Macedonia e in Siria), località (presso la fonte omonima sulla via di Eretria presso Calcide), figure mitiche (una delle Esperidi e altre varie); perfino una cagna nel mito di Atteone ebbe tale nome (Hyg., Fab., 181). Il racconto più diffuso tuttavia (Hyg., Fab., praef., p. 10, Schmidt) fa di A. una Nereide, ninfa di una fonte in Elide, che, amata dal dio fluviale Alfeo, ripara, per sfuggirgli, nell'isola di Ortigia presso Siracusa, dove però egli la raggiunge, così che le loro acque si confondono.
A., come ninfa acquatica, non ebbe nell'arte figurata una definizione propria, a quanto mostrano un vaso di Monaco (Mon. Inst., iv, 41) ed un mosaico tardo romano (Roscher, s. v.) in cui solo il nome definisce il personaggio. Analogamente solo il nome, ΑΡΕΘΟΣΑ, caratterizza, fra le tante immagini affini, la ninfa sullo splendido conio monetale eseguito verso il 410 a. C. da Kymon (v.) per un tetradracma di Siracusa. Il motivo dei delfini, infatti, che guizzano fra le chiome ondose, non basta a caratterizzare con certezza la ninfa, poiché ricorre in altri coni siracusani in cui l'immagine femminile riproduce altre divinità: Artemide Alpheioa, Demetra, Kore e Kyane.
Bibl.: Pauly-Wissowa, s. v.; Roscher, s. v.; A. Holm, in Cavallari-Holm, Topografia archeologica di Siracusa, Palermo 1883, p. 147 ss.; cfr. anche: G. I. Hill, Coins of Ancient Sicily, Westminster 1903, pp. 44-45; F. Boehringer, Die Münzen von Sirakus, Berlino-Lipsia 1929, pp. 95-103.