ARCOSOLIO (dal latino arcus "arco" e solium "arca sepolcrale")
Tipo di sepoltura che si trova nelle catacombe, ma assai meno frequente dei loculi (v.): è un'arca sepolcrale internata nella parete e sormontata da una nicchia scavata nella parete stessa. Solium nell'uso pagano e cristiano è denominazione comunissima della cassa sepolcrale o sarcofago, venuta per estensione del significato della parola che indicava ogni sedile d'onore, e anche una specie di letto da cerimonia, sul quale era deposto nei funerali il cadavere dei grandi personaggi; arcus, primo componente del vocabolo, si riferisce alla nicchia arcuata che sta al di sopra dell'arca ed è chiusa da un coperchio chiamato mensa. Alcune volte la nicchia, invece di essere di forma arcuata, è quadrilunga: tale forma di sepolcro, per il quale non si può con proprietà adoperare il termine arcosolium, è rara e si trova nelle più antiche regioni delle catacombe e specialmente nel cimitero di Callisto (anche in quelli di Domitilla e Priscilla). Il De Rossi propose per queste tombe il nome di sepolcri a mensa, chiamandoli così dall'uso della copertura piana che li distingue dai loculi, chiusi da una lastra disposta verticalmente. Primo a notare il vocabolo "arcosolio" fu il p. Marchi nella sua opera I monumenti delle arti cristiane primitive nella metropoli del cristianesimo (Roma 1841). Egli lo trovò in due iscrizioni cemeteriali dove il vocabolo appare nelle forme arcosolio, orcosoliu. Il De Rossi (Roma sotterr. cristiana, Roma 1877) offre altri quattro esempi: arcisoliu, arcosolius (nominativo), arcosolium, cum arcisoliis.
Gli arcosolî non sono molto antichi. In origine probabilmente si usava collocare i sarcofagi di marmo e di terracotta in grandi nicchie. ll ricordato sepolcro a mensa fu la prima forma di arcosolio. Nel secolo III incominciamo a trovare gli arcosolî propriamente detti.
Delle sei iscrizioni che ci hanno rivelato il termine, una, quella del cubicolo doppio di Severo, diacono del papa Marcellino, è del secolo III-IV, le rimanenti sono probabilmente del secolo IV. Dalla metà del sec. III fino a tutto il IV, l'uso dell'arcosolio fu diffusissimo nei cemeterî sotterranei di Roma.
Da un'iscrizione riportata dal p. Marchi, il De Rossi crede poter dedurre che siano stati costruiti arcosolî anche immediatamente sopra la supecficie del suolo. cioè sul vano di grandi e profonde formae (fosse a fior di terra, suddivise in più posti, l'uno sotto l'altro). L'iscrizione suona così: Domus eternalis Aur Celsi et Aur Ilaritatis conpari mees, fecimus nobis et nostris et amicis arcosolio cum pareticulo suo in pacem.
Essendo difficile a intendere come un solo arcosolio potesse bastare per tante persone, egli ritiene che l'epigrafe soetti a un arcosolio non sotterraneo ma sormontante una forma.
Il D. Rossi pensa inoltre che alla parete sopraelevata sul suolo alla quale era addossato l'arco, si debbano riferire le parole citate cum par(i)eticulo suo, non intendendo che cosa possano significare nel sistema degli arcosolî sotterranei. Il Marucchi dalla stessa iscrizione deduce, senza altre distinzioni, che "la parete attinente all'arcosolio era detta parieticulum". L'espressione cum parieticulo suo non sembra tuttavia riferibile all'arcosolio di una catacomba, almeno per quanto noi conosciamo della sua struttura.
Arcosolî furono costruiti anche nei portici delle basiliche e nei vestiboli delle cellae e delle scale. Invero nel primo piano della scala damasiana del cemeterio di Callisto troviamo due grandi arcosolî di opera muraria, quasi a livello del suolo.
Alcune volte gli arcosolî potevano ricevere più corpi, che venivano disposti in loculi scavati nelle pareti. L'iscrizione scoperta dal p. Marchi, sopra riportata, parla appunto di un arcosolio costruito per due coniugi, per i parenti e per gli amici.
Gli arcosolî potevano anche venir chiusi da transenne marmoree, come spesso vediamo nel cemeterio di Pretestato; in alcuni luoghi, come nella regione liberiana del cemeterio di Callisto, la fragilità del terreno obbligava a chiudere parzialmente con muri la nicchia. Altre volte, come nella regione del cemeterio di Callisto che il De Rossi chiamò di Santa Sotere, si trovano arcosolî chiusi ermeticamente con lastre non traforate. L'arcosolio poté anche esser chiuso più tardi da un muro, quando conteneva una sepoltura preziosa, per difenderla dalle incursioni, come avvenne nella tomba di S. Cecilia e in un arcosolio del cemeterio di Pretestato.
Si è spesso detto che gli arcosolî che contenevano il corpo di un martire servivano come altari per celebrare sulla loro mensa gli uffici divini. Bisogna osservare anzitutto che fino al sec. III inoltrato non si trovano arcosolî e che anche i martiri erano sepolti nei loculi comuni. Inoltre molti arcosolî per la loro disposizione erano certamente inservibili come altari. Tuttavia, non si può escludere assolutamente che gli arcosolî possano aver servito d'altare; ciò poté avvenire specialmente durante le persecuzioni e quando il culto delle reliquie si fu molto sviluppato. Arcosolî con nicchia profonda si trovano nel cubicolo del cemeterio di Callisto in cui riposarono le reliquie dei papi Eusebio (309-11) e Milziade (311-14).
Gli arcosolî che contenevano i corpi dei martiri erano naturalmente oggetto di venerazione e si trovavano in sontuose cappelle, ornate d'affreschi, di stucchi, d'incrostazioni di marmo. Gli stessi arcosolî si presentano spesso adorni di pitture e d'altre decorazioni, che mostrano i soggetti comuni alla pittura cemeteriale. A proposito del sistema decorativo di questi arcosolî noteremo che tanto la fronte dell'arco quanto il sottarco hanno di frequente un seguito di scene in varî scomparti. Nella lunetta di fondo, invece, la scena è per lo più unica. Ma vi son pure sottarchi con puri elementi decorativi. Nel cemeterio di Priscilla-vi sono arcosolî con braccetti di decorazione in mosaico. Così pure in S. Ermete e in qualche altra catacomba.
Anche fuori di Roma troviamo sepolture ad arcosolio. A Chiusi nelle catacombe di Santa Mustiola e di Santa Caterina si trovano molti arcosolî, così a Bologna e a Malta. Nelle catacombe di S. Giovanni a Siracusa sono arcosolî di tipo differente, contenenti molte tombe, capaci ciascuna di più cadaveri. Anche fuori d'Italia si trova questa forma di sepoltura (in Cappadocia nei dintorni di Surp-Garabed, a Milo nell'arcipelago greco, a Tipasa in Africa, ecc.).
Sepolture ad arcosolio furono adoperate anche dai pagani. Arcosolî furono trovati in una tomba a camera a Grottarossa (Saxa Rubra) sulla Via Flaminia, probabilmente della fine del sec. II; nicchíoni a fior di terra, a tutto sesto, con entro un sarcofago, si rinvennero nell'ipogeo degli Ottavî presso il IX km. della Via Trionfale, probabilmente del III secolo. In Libia nella regione di Gargaresc si è scoperta una tomba, ritenuta cristiana, ma poi riconosciuta pagana e forse fatta per seguaci del culto mitriaco, del sec. IV, nella quale sono due sepolcri a mensa e un arcosolio bisomo.
Una derivazione dell'arcosolio si può vedere anche in sepolcri di secoli più tardi, come nei monumenti funebri a nicchia quadrata o semicircolare usati nel Quattrocento.
Bibl.: G. B. De Rossi, La Roma sotterranea cristiana, Roma 1864-1877; F. X. Kraus, Die röm. Katakomben, Friburgo in B. 1879; id., Geschichte der christl. Kunst. I, Friburgo in B. 1895; F. Cabrol, Dict. d'archéol. chrétienne et de liturgie, Parigi 1907 e segg.; O. Marucchi, Éléments d'archéol. chrétienne, Parigi-Roma 1910; P. Kauffmann, Handbuch d. christl. Archäol., 3ª ed., Paderborn 1922; P. Romanelli, Tomba romana con affreschi del IV secolo dopo Cristo nella regione di Gargaresc (Tripoli), in Notiziario archeologico del Min. delle colonie, fasc. 3°, Roma 1922; G. Bendinelli, Ipogei sepolcrali scoperti presso il km IX della Via Trionfale, in Notizie degli scavi Roma 1922; O. Marucchi, Man. d'archeologia cristiana, 3ª ed., Roma 1923; G. Bendinelli, Tomba a camera con pitture, trovata a Grottarossa (Saxa Rubra) sulla Via Flaminia, in Notizie degli scavi, Roma 1927. Per la possibilità che l'arcosolio servisse da altare, v. J. Braun, Der christl. Altar, I, Monaco 1924.