ARANJUEZ (A. T., 39-40)
Piccola città della Spagna centrale, in provincia di Madrid, sulla riva sinistra del Tago, a 490 m. s. m. posta in una zona fertilissima, intensamente coltivata ad ortaggi, che rappresentano una delle maggiori ricchezze della popolazione (1920: 13.335 ab.). Gli asparagi e le fragole di Aranjuez vengono esportati perfino all'estero. Aranjuez si trova a poca distanza da Madrid, ed è residenza primaverile della corte, che vi possiede un bel palazzo ricco di oggetti d'atte (el real sitio). La città costruita assai regolarmente, con vie spaziose che si tagliano ad angolo retto, è ben tenuta, ha vasti giardini, chiese notevoli, un ospedale, una plaza de toros, ed è stazione sulla ferrovia Madrid-Alicante e Madrid-Cuenca.
L'origine di Aranjuez è incerta. Si crede che sia la Almuzundica del Medioevo, distrutta dagli Almoravidi, poi ricostrutta e riapparsa nella storia col nome di Aranz, prima, più tardi col nome odierno. La città attuale cominciò a svilupparsi quando Filippo V iniziò la costruzione del palazzo reale, che fu ultimato sotto Carlo III, ed è circondato da giardini, ricchi di un numero considerevole di piante esotiche, soprattutto d'Asia e d'America.
Il 17 marzo 1808 avvenne ad Aranjuez un famoso motín contro il Godoy (v.), ministro di Carlo IV; e quest'ultimo, il 14 marzo, firmava in Aranjuez l'atto d'abdicazione a favore del principe delle Asturie, poi re Ferdinando VII.
Presso il luogo ove si trova attualmente Aranjuez fu combattuta una grande battaglia da Annibale contro i Baschi e i Carpetani alleati coi Romani.
Monumenti artistici. - Residenza reale dal tempo d'Isabella la Cattolica, Aranjuez apparteneva prima all'Ordine militare di Santiago. Il Palazzo fu interamente ricostruito in stile Luigi XIV da Filippo V, dal 1727 in poi; poi restaurato da Ferdinando VI, e finalmente ampliato da Carlo III. Vi si conservano pitture di Luca Giordano, Francisco Bayeu, A. R. Mengs, Iacopo Amigoni, ecc. Le sale più belle sono quella araba, col soffitto a rosoni e stucchi di stile arabo, e quella giapponese, con vetri della fabbrica della Granja e con le pareti rivestite di porcellane della manifattura del Retiro, su disegni del napoletano Giuseppe Gricci (1763). La Casa del Labrador, costruita da Carlo IV (1803), contiene diciotto sale riccamente ammobiliate in stile Luigi XVI e Impero; le pareti e i soffitti furono dipinti da Z. González Velȧzquez, Vicente López e Mariano Salvador Maella. I giardini, in ispecial modo quello de la Isla e quello del Principe, ricchi di alberi magnifici e di fontane numerose, fanno l'incanto maggiore di questa residenza. Nell'abitato, il monumento più importante è il Convento di S. Pasquale, che possiede un quadro di A. R. Mengs sull'altar maggiore, pitture del Maella ma non più le sette tele che G. B. Tiepolo aveva compiuto nel 1769, e presto rimosse, come la Concezione ora nel Museo del Prado. Come attestano gli avanzi scoperti, anche i Romani possedevano nelle vicinanze ville sontuose.
I trattati di Aranjuez. - Ad Aranjuez il 1° maggio 1745 fu concluso un trattato fra il re di Francia Luigi XV, il re di Spagna Filippo V, il re di Napoli e Sicilia Carlo di Borbone, alleati nella guerra per la successione d'Austria (1740-48), e la repubblica di Genova. Per esso la repubblica prometteva di somministrare agli alleati un corpo di 10.000 uomini e gli alleati le garantivano lo stato, compresovi naturalmente il marchesato del Finale, minacciato dall'alleanza austriaca-sarda, conclusa sotto il patronato inglese a Worms, il 13 settembre 1743: per la quale l'imperatrice Maria Teresa cedeva a Carlo Emanuele III, re di Sardegna, i suoi diritti sul marchesato del Finale, già ceduto a Genova dall'imperatore Carlo VI. Il piano militare, per cui s'era fatto il trattato di Aranjuez, riuscì felicemente nel 1745; ma, l'anno dopo, mutò del tutto la situazione politica e militare, quantunque, in definitiva, Genova potesse conservare il marchesato del Finale.
Un secondo trattato venne firmato in Aranjuez il 21 marzo 1801, tra la Repubblica francese e la Spagna, per stipulare la rinunzia del duca di Parma Ludovico di Borbone al suo ducato (che passava alla Repubblica francese); il duca otteneva in compenso il granducato di Toscana col titolo di re d'Etruria.