BASSETTI, Apollonio
Figlio di Ippolito, cocchiere del cardinale Giovan Carlo de' Medici, nacque a Firenze il 13 giugno 1631. Fin da fanciullo mostrò una discreta attitudine agli studi, guadagnandosi così la benevolenza del cardinale, il quale lo avviò alla carriera ecclesiastica, gli procurò un canonicato nella basilica di S. Lorenzo e lo tenne presso di sé come segretario dal 1654 al 1662. Alla morte del cardinale, il granduca Ferdinando II assegnò il B. al servizio del principe ereditario Cosimo, del quale il giovane canonico fu nei primi anni segretario, consigliere e direttore di coscienza. Il giovane Cosimo, non avvilito ancora dalla catastrofica esperienza del matrimonio francese e dalla mania religiosa, destinate a renderlo più tardi ludibrio dei sudditi e favola delle corti, seguendo docilmente la volontà del padre fece lunghi viaggi d'istruzione in Italia e all'estero, in "incognito", come si diceva, in realtà con un seguito da quaranta a sessantasei persone. Il B., meno che nell'ultimo viaggio del 1668-69, fu sempre con lui. Del viaggio del 1664 a Ferrara, Mantova, Venezia e Milano, fu diligente relatore d'ufficio nei giornalieri dispacci che inviava al balì Gondi. Altrettanto fece due anni dopo, durante la permanenza di Cosimo a Genova. Dal 22 ottobre 1667 al 12 maggio 1668 il B. fu in Belgio, in Olanda e in Germania.
Il contatto con i paesi più evoluti d'Europa, la lunga consuetudine della vita di corte, l'anùcizia con personalità illustri del suo tempo, come Antonio Magliabechi, Lorenzo Magalotti, Enrico de Noris, Paolo Segneri, dovettero largamente contribuire a maturare lo spirito di quest'uomo dotto, raffinato, facondo. La carica di segretario della Cifra, assunta all'avvento del nuovo granduca Cosimo III ed esercitata poi per tutta la vita, assorbì il più del suo tempo e delle sue energie. Ciò tuttavia non gli impedì di coltivare, con sensibilità notevolmente superiore a quella di un semplice dilettmte, la passione per le iscrizioni antiche, la nuirusmatica, l'antiquariato in genere. In collaborazione con Francesco Riccardi e Ferdinando della Rena raccolse un vero museo che dopo la sua morte passò alla Galleria degli Uffizi. Numerose lettere da lui dirette al Magláabechi, bibliotecario granducale (Biblioteca nazionale centrale di Firenze, Magliab. CI. VIII, 425), testimoniano il tuo interesse per la cultura europea del tempo, mentre sappiamo di una sua lunga lettera, diretta al Magalotti, la cui risposta è pubblicata nell'epistolario di quest'ultimo, che disserta sul problema della lingua e sulla necessità di una rielaborazione in base a più moderni criteri del vocabolario della Crusca. Nonostante gli attacchi del malevolo Benedetto Menzini, che nella satira XI (Le satire di B. M., Leida MDCCLIX, pp. 186, 189), dipingendo il clima ipocrita e bigotto della corte di Cosimo III, lo gratifica dei nomignoli di "Striglia" e "Segretario Fottivento", non v'e dubbio che egli fu il migliore, se non l'unico, buon servitore di quel men che mediocre sovrano sul quale tuttavia poté esercitare ben scarsa influenza. Morendo il 23 apr. 1699 lasciò erede dei propri beni il principe, perché ne disponesse a favore del capitolo di S. Lorenzo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, ff. 1522-1530, 6286, 6381, 6384, 6386, 6387, 6388; L. Magalotti, Delle lettere familiari, Firenze 1769, II, vip. 66-70; R. Galluzzi, Istoria del Gran Ducato di Toscana sotto il governo della Casa Medici, VII, Livorno 1781, pp. 251 s.; P. N. Cianfogni, Memorie istoriche della basilica di S. Lorenzo in Firenze, a cura di D. Manni, Firenze 1804, pp. 244 s.; D. Moreni, Memorie istoriche della basilica di S. Lorenzo in Firenze, Firenze 1817, I, p. 309; II, pp. 49, 63, 65, 73, 218, 325; G. Conti, Firenze dai Medici ai Lorena, Firenze 1909, p. 282; P. Tacchi-Venturi, Lettere inedite di Paolo Segneri, Cosimo III, Giuseppe Agnelli intorno alla condanna dell'opera segneriana "La concordia", in Arch. stor. ital., s. 5, XXXI (1903), pp. 127-165.