APOLLONIA (᾿Απολλωνία, Apolonĭa)
2°. - Antica città che sorgeva sul posto dell'attuale villaggio di Pojani nell'Albania meridionale, tra la foce del Semen e quella della Voiussa, ad O delle Lagune di Soli, su cui era l'antico porto. I resti sono distribuiti sul colle dello stesso nome, nelle vicinanze di un monastero che si dice sorto sul tempio d'Apollo, sulla collina di Shtyllas in cui si conserva una sola colonna dorica appartenente a un tempio esastilo, e nella valle di Kryegjata, dove è la necropoli. La fondazione di A., dovuta ai corinzio-corciresi, risale al 588 a. C. La posizione geografica favorì lo sviluppo della città che divenne ben presto oggetto delle brame dei Macedoni e degli Illiri, per cui, fin dal 260, si alleò con Roma, e, nel 229 a. C., si pose sotto la sua protezione. Definita da Cicerone gravis et nobilis, A. fu importante centro di cultura, la cui scuola di retorica fu frequentata anche da Ottaviano.
Oltre a numerose opere d'arte, il suolo di A. ha restituito alla luce cospicui avanzi di edifici, che ci danno una visione, per quanto incompleta, della grandezza e dell'importanza della città.
Mura: hanno un circuito di circa 4 km, e sono in gran parte conservate. Sono costruite con bei blocchi parallelepipedi di calcare e munite di torri, delle quali, però, rimangono scarse tracce. Il lato meridionale dell'acropoli è sostenuto da un altro bel muro, i cui blocchi sono ornati da un bugnato circondato da orli appiattiti; nella muraglia si apre una porta a sesto acuto.
Teatro: non ancora scavato, è stato però individuato sulle pendici occidentali della collina dell'acropoli, per la forma a ferro di cavallo di questo lato del colle, e per la presenza di alcuni blocchi di calcare, con la caratteristica sagomatura dei seggi teatrali.
Portico ellenistico: è costituito da un muro di terrazzamento alla collina dell'acropoli, nel quale si susseguono 17 nicchie emisferiche; di fronte a esso era una fila di semicolonne ioniche, il cui capitello, assai interessante, ha le volute costituite da fiori a calice. Tra esse era una balaustra di calcare, ornata di un reticolato a rilievo.
Tempietto ellenistico: a E del portico, in una nicchia del muro, di dimensioni maggiori di quelle delle altre, è stato ricavato un tempietto o edicola, a pianta rettangolare, con pilastri angolari e basi intagliate ai lati. Sul fondo è un elegante altare, sulla cui fronte sono scolpite due rosette.
Odeon: di seguito al tempietto è un piccolo odeon romano, a pianta rettangolare, con muri di sostegno a tergo e ai lati, ma con la cavea normalmente incurvata. In basso è un alto podio. I gradini, che erano ricoperti di lastre di calcare bianco, sono mal conservati.
Monumento degli Agonoteti: è stato così denominato un singolare edificio, che consta di una parte esterna, rettangolare (m 19 × 15), con la fronte a portico e la copertura a doppio spiovente, e di una interna con un vestibolo e una piccola cavea con orchestra. I muri sono di pietre rivestite di mattoni triangolari; il primo gradino della cavea è di pietra, gli altri di mattoni. Nella parte posteriore della cavea erano due scalette, che permettevano l'accesso ai gradini superiori. La facciata era ornata da colonne corinzie e da una cornice riccamente intagliata. Sull'architrave era un'iscrizione, dalla quale risulta che l'edificio era stato eretto m epoca antoniniana da Q. Villio Crispino Furio Proculo, pritano, agonoteta e gran sacerdote a vita, in onore e in memoria del fratello Villio Valerio Furio Proculo, prefetto di una coorte in Siria, tribuno della legione X o XIV in Pannonia, e agonoteta designato. Pianta e struttura dell'elevato ricordano molto da vicino quelle del Bouleutèrion di Mileto: probabilmente anche le funzioni dell'edificio apolloniate dovevano essere analoghe.
Acropoli: comprende due cocuzzoli, di cui il principale è quello meridionale, indicato nelle carte come q. 104. Su questo è visibile il basamento di un tempio greco, al quale forse appartiene un frammento di fregio ionico arcaico in calcare, che fu trovato nelle vicinanze e sul quale sono scolpite figure di guerrieri in combattimento.
Terme romane: presso la parte occidentale della cinta muraria urbana è stato parzialmente scavato un edificio termale: ne sono state rimesse in luce due sale, una delle quali con il pavimento a mosaico, e il praefurnium.
Ginnasio: a 300 m dal monastero sono i resti del ginnasio, costituiti da una palestra centrale con vani all'intorno, in uno dei quali è una vasca da bagno in terracotta. Sorto su una costruzione più antica, di cui rimangono tracce, e a cui appartenevano due antefisse arcaiche e uno statere inciso di Metaponto, era ornato di statue. Una base aveva una dedica ad Afrodite, fatta dal pritano Psillo e dagli hieromnèmones.
Case romane: a poca distanza dal ginnasio sono i resti di due case romane, una delle quali ha un atrio centrale, e l'altra un corridoio a gomito, simile a quelli di alcune case ellenistiche, ad esempio di Cnido.
Monumenti minori: di fronte all'odeon sono i resti di un arco trionfale a tre fornici; tra questo e il monumento degli Agonoteti è l'obelisco, simbolo di Apollo Agyièus; infine, presso questi è una strada costeggiata da una fila di botteghe romane e da una grande sala, probabilmente biblioteca.
Necropoli: si estende nella valle di Kryegjata, e comprende tombe greche, che risalgono fino al VI sec. a. C., e romane. Le prime sono a pìthos, a cassa di tegole e ad urna. Quelle romane sono talora monumentali: due di esse avevano la forma di un tempietto, e in uno di questi sono state trovate, in frammenti, le statue-ritratto dei proprietarî.
Delle numerose opere d'arte trovate nell'ambito dell'antica città, il pezzo più importante è certamente un frammento di fregio arcaico di tipo ionico, con la rappresentazione di un combattimento; esso doveva appartenere a un tempio dell'acropoli. Inoltre il Museo del Louvre possiede un torso marmoreo appartenente a una copia del Satiro in riposo di Prassitele; il Kunsthistorisches Museum di Vienna conserva la testa di una copia dell'Ares Ludovisi (v. Ares), e a Tirana si conserva la testa di una copia del Meleagro di Skopas. Molte altre sculture di varie epoche provengono da A., e Pausania ricorda il donario dedicato dagli Apolloniati a Olimpia, per la vittoria contro Thronion, opera di Lykios, figlio di Mirone (Paus., v, 22).
Le opere più caratteristiche di A. sono le stele. Scolpite in calcare di Crespan, sono tipiche di A. e si distinguono immediatamente da quelle provenienti da altri luoghi per i loro caratteristici elementi ornamentali, che ricordano molto da vicino l'arte tarantina, dimostrando così gli stretti rapporti artistici che intercorrevano tra la Magna Grecia e la costa adriatica orientale.
Fonti classiche. - Notizie topografiche: 1) Steph. Byzant, s. v. A.; 2) Strabo, VII, 322; IX, 424; 3) Herodot., IX, 92-93; 4) Aelian., Varie historiae, XIII, 15; 5) Scylax, 26; 6) Ptol., III, 12, 2; 7) Dio Cass., XLV, 3; 8) Plin., Not. hist., III, 145.
Notizie storiche: 1) Dio Cass., XLI, 45; 2) Paus., V, 22, 3, 4; 3) Hecat. apud Strabo, VII, 316; 4) Scymn., 438; 5) Tucyd., I, 26; 6) Strabo, VII-316; VIII-357; 7) Diodor., XIX-67, 78, 89); 8) Appian., Illyr., VII; 9) Polyb., II-ii; VII-9; IX-40; XVI-32; 10) Plutarch., Sulla, 27; 11) Cic., Ad familiares, XIII, 29, 2; 12) Cic., In Pisonem, 86; 13) Cic., Philippica, XI, 26; 14) Caes., De bello Civili, III, i, 12; 15) Vell. Paterc., II, 59; 16) Liv., Periocha, XV; 17) Liv., A. u. c., XXIV, 40; XXVI, 25; XXVIII, 8; XXIX, 12; XXXIII, 3; XLII, 18; XLIV 30; XLV, 43; 18) Sueton., Vita Augusti, 9.
Bibl.: M. Leake, Travels in Northern Greece, Londra 1871, I, p. 70 ss.; C. Praschniker, Muzakhia und Malakstra, in Oesterr. Jahreshefte, XX-XXI, 1921, p. 16 ss.; C. Patsch, Sandschak Berat, Vienna 1904, p. 147 ss.; Heuzey-Daumet, Mission de Macédoine, Parigi 1876, p. 395 ss.; L. Rey, in Rivista d'Albania, I-VI, 1940-46, passim; P. C. Sestriere, Scavi ad A. d'Illiria, in Rivista d'Albania, III, 1942, fasc. I; id., Sculture romane rinvenute in Albania, in Bollett. del Museo dell'Impero, XIII, 1942, p. 7 ss.; id., Bolli anforari rodî d'Albania, in Epigraphica, III, 1942, fasc. IV; id., Le stele d'A., in Le Arti, V, 1943, p. 115 ss.