APOLLINARE di Ravenna, santo (Apollinaris da 'Απόλλων, Apollo)
Secondo un sermone di Pier Crisologo, vescovo di Ravenna tra il 425 e il 450, A. fu il primo vescovo di questa città, ebbe non breve pontificato, patì più volte per la fede, morì al tempo delle persecuzioni, e fu sepolto presso il suo popolo. Il Martirologio pseudo-geronimiano pone la sua morte (depositio) al 23 luglio; e, mentre la chiesa ravennate nel secondo quarto del sec. V lo onorava come confessore della fede, il crisologo credette potergli dare il titolo di martire, che gli è rimasto. Il sepolcro di A. era venerato presso le mura del castello di Classe, oggi distrutto, situato tra Ravenna e il mare. Dal genuino catalogo dei primi vescovi ravennati e da altri indizî si può dedurre che egli governò la sua chiesa tra la fine del sec. II e il principio del III. Intorno alla metà del sec. VII la curia di Ravenna, per ottenere dall'imperatore bizantino il titolo di chiesa apostolica coi privilegi d'indipendenza annessi (autocefalia), compilò la Passio S. Apollinaris, nella quale il proto-vescovo di Ravenna è dato quale discepolo di S. Pietro apostolo; e riuscì a farla accettare dai medievali come storia vera.
Il vescovo di Ravenna Ursicino (tra il 521 e il 546) nel Vicus Leprosus posto nel suburbio di Classe, su l'area di un vetusto cimitero cristiano ove un'edicola segnava il luogo della sepoltura di S. Apollinare, con l'opera di Giuliano Argentario, commissario a quanto sembra dell'imperatore Giustiniano (527-65), cominciò la costruzione della grandiosa basilica in onore del martire, che ancora si ammira; e l'arcivescovo Massimiano il 9 maggio del 549 consacrò lo splendido tempio, trasportandovi il corpo del santo.
La basilica urbana ravennate, che oggi viene chiamata S. Apollinare Nuovo o S. Apollinare dentro (per distinguerla da quella fuori delle mura, su ricordata, detta S. Apollinare fuori o S. Apollinare in Classe), fu eretta per ordine di Teodorico, ariano, e da lui dedicata a Gesù Cristo Salvatore; quando fu consacrata al culto cattolico dall'arcivescovo Agnello (536-69), ricevette il titolo di S. Martino in Ciel d'oro. Ma nel sec. X, smesso l'antico titolo, appare nelle carte ravennati con la denominazione di S. Apollinare Nuovo. Si dice che l'arcivescovo Giovanni VII (850-78 c.), per salvare le reliquie del protovescovo da un colpo di mano dei Saraceni che infestavano il litorale di Classe, facesse trasferire e collocare al sicuro le ossa del martire dentro la città nella basilica di S. Martino in Ciel d'oro, che da quel tempo avrebbe perduto il suo antico vocabolo. Non molti anni fa si osservò in S. Apollinare Nuovo l'esistenza di una cripta del sec. IX, a tipo anulare, con rientrante confessione destinata a far corrispondere un corpo santo col soprastante altare della basilica. Ciò starebbe in favore della tradizione di un trasloco nel sec. IX delle sacre reliquie in S. Martino.
Bibl.: Testi Rasponi, Codex pontificalis Ecclesiae Ravennatis, in Rerum Italicarum Scriptores, 2ª ed., I, pp. 16-28, 178, 196; e in Felix Ravenna, 1925, p. 58 seg.; 1926, p. 1 segg.; F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (anno 604); 2ª ed., Firenze 1927, pp. 724-25, 727-48, 758-59; e in Felix Ravenna, 1916, SUpplemento 2, p. 83.