ADORNO, Antoniotto II
Durante il dominio di Luigi XII su Genova, gli Adorno vissero in bando e tornarono in città solo dopo la cacciata dei Francesi dall'Italia, per opera della Lega Santa. Avendo tuttavia papa Giulio II favorito l'elezione di Giano Fregoso a doge della repubblica, Antoniotto A. e suo fratello Gerolamo, insieme coi Fieschi, presero a brigare per ricondurre la patria sotto il dominio francese, pur di sbalzare dal trono l'aborrito rivale. Poiché i Fregoso assassinarono sulla pubblica piazza il conte Gerolamo Fieschi, primogenito di Gian Luigi seniore, nacque tumulto. Ottobono, Scipione e Sinibaldo, fratelli dell'ucciso, e gli A. uscirono di città e si rifugiarono nei loro castelli. Ma tornaron presto all'assalto, quelli dalla valle del Bisagno, questi dalla Polcevera. Giano Fregoso, impotente a resistere, abbandonò il potere e fuggì. Antoniotto A. fu acclamato signore (24 maggio 1513) e tenne il potere come vicario del re di Francia. Ma pochi giorni dopo, i Francesi, sconfitti presso Novara, venivano ricacciati di là dalle Alpi, e l'esercito dei collegati, sotto il marchese di Pescara e Ottaviano Fregoso, scese dai Giovi e si accampò a Pontedecimo per assalire la città. A. e Fieschi, senza attendere l'assalto, fuggirono a Montoggio, e Ottaviano Fregoso venne riconosciuto dai collegati doge di Genova (17 giugno 1513). Dopo Marignano e la rioccupazione francese della Lombardia (settembre 1515), Ottaviano Fregoso, impotente a resistere, accettò la dominazione del re di Francia, mentre Antoniotto A. abbandonava, in seguito a ciò, il partito francese e aderiva allo spagnuolo. Ma Francesco I fu sconfitto alla Bicocca (1522), per opera di Prospero Colonna generale di Carlo V. E Genova, assalita dal Pescara, dovette accettare come doge Antoniotto A. che, sebbene malvisto dal popolo, tenne il potere cinque anni, senza gravi difficoltà. Mutarono ancora gli avvenimenti generali. E nel 1527, mentre l'esercito imperiale occupava Roma, il Lautrec, per terra, e Andrea Doria, per mare, assediavano Genova. Antoniotto A., dopo ostinata resistenza, dovette arrendersi e si trasferì con la maggior parte dei suoi averi in Milano, dove visse privato cittadino, fino al 1530.
Bibl.: B. Derossi, Istoria genealogica e cronologica delle due nobilissime case Adorno e Botta, Firenze 1719; P. Litta, Famiglie celebri italiane; A. Giustiniani, Annali di Genova, Genova 1854; F. Casoni, Annali della repubblica di Genova, Genova 1799; Luigi M. Levati, Dogi perpetui di Genova (1339-1528), Genova 1928.