ANTONIO
Fu vescovo di Brescia nella seconda metà del IX secolo. Di lui non si conosce con esattezza né l'anno della nascita, né quello della morte.
Anche per quanto riguarda la data della sua elezione a vescovo ci troviamo di fronte a non lievi difficoltà: alcuni studiosi, basandosi sulla data di morte di Notingo, predecessore di A. sulla cattedra vescovile di Brescia, sostengono che la sua elezione non può essere avvenuta prima del settembre 865;d'altro canto la presenza di A. al concilio provinciale di Milano, indetto dall'arcivescovo Tadone nell'ottobre 863(A.ne sottoscrive gli atti come ultimo), dimostrerebbe che egli in quell'epoca era già vescovo di Brescia. Unica ipotesi azzardabile ci sembra quella che vorrebbe A. vescovo coadiutore di Notingo negli ultimi anni della vita di questo.
A. era comunque il vescovo titolare nell'866, allorché intervenne a placare l'ira di Ludovico II e ad ottenere il suo perdono per il popolo bresciano, che si era ribellato alla richiesta di alcuni contingenti di armati per affrontare i Saraceni che avevano invaso la Puglia. Egli stesso nell'agosto 875 seppellì Ludovico nella chiesa di S. Maria e poi accompagnò il suo cadavere, richiesto dall'arcivescovo Ansperto, a Milano, per consentime la definitiva sistemazione in S. Ambrogio.
A lui deve essere attribuita una lettera assai significativa, scritta all'inizio dell'878 a Salomone II vescovo di Costanza, in cui si chiedono notizie circa la situazione dei rapporti fra i tre figli di Ludovico, che stavano dividendosi l'eredità patema, e si domanda quali prospettive ci fossero per l'assegnazione dell'Italia, giacché gli Italiani, praticamente ospiti in casa loro, mal sopportavano l'attesa della decisione per sapere almeno chi dovessero servire.
Il documento, se, da una parte, conferma l'importanza di A. e il suo alto prestigio personale, rivela, d'altra parte, il disagio che s'era impadronito dei grandi feudatari e dei maggiori presuli del "Regnum" italico, i quali, dopo la morte di Carlo il Calvo e la definitiva rovina dell'impero carolingio, sopportavano con sempre maggiore insofferenza la posizione subordinata loro imposta dai dominatori franchi.
A. partecipò sicuramente al concilio di Ravenna dell'877, indetto da Giovanni VIII, sottoscrivendone gli atti il 26 novembre di quello stesso anno; nell'aprile dell'898 venne a Roma per presenziare al sinodo indetto in S. Pietro da Giovanni IX. Ad A. si deve, a quanto dice l'iscrizione sepolcrale del vescovo di Brescia Landolfo I, il restauro della chiesa cattedrale di S. Pietro e del suo altare maggiore. La data della sua morte deve presumibilmente essere collocata tra l'aprile 898 (ultima notizia che abbiamo di lui) e il 901 (inizio dell'episcopato del successore Ardingo).
Fonti e Bibl.: Acta Conciliorum et epistolae decretales...,VI, I,Parisiis 1714, col. 192; D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio…, XVII, Venetiis 1772, coll. 46, 175, 342; XVIII, ibid. 1773, col. 221; Monumenta Germaniae historica, Legum sectio,V, Formulae Mer. et Kar. aevi,Hannoverae 1886, p. 421; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra..., IV,Venetiis 1719, col. 536; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia,XI,Venezia 1856, pp. 579-582; F. Odorici, Storie bresciane,IV, Brescia 1856, pp. 55-57; P. B. Gams, Series episcoporum,Ratisbonae 1873, p. 779; P. Balan, Il pontificato di Giovanni VIII,in Studi d'Italia,III,1, 2 (1880), p. 12; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, III, 1, Gotha 19o8, p. 299; III, 2, ibid. 1911, pp. 48. 93, 106, 126; P. F. Kehr, Italia Pontificia,VI, 1, Berlin 1913, pp. 40, 310; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300…, La Lombardia,I, 2, Bergamo 1929, pp. 195-199. Per una diversa, anche se poco probabile, interpretazione della lettera a Salomone, cfr. E. Besta, Milano sotto gli imperatori carolingi,in Storia di Milano,II,Milano 1954, p. 416.