STOPPANI, Antonio
– Nacque a Lecco il 15 agosto 1824 da Giovanni Maria Stoppani e da Lucia Pecoroni, quinto di quindici figli.
Nel 1836 Stoppani iniziò la propria formazione nel seminario di Castello sopra Lecco, per passare poi a quelli di S. Pietro Martire a Seveso e di Monza. Qui conobbe Alessandro Pestalozza e iniziò ad avvicinarsi alla filosofia di Antonio Rosmini. Nel 1845 passò al seminario maggiore di Milano, dove prese parte alle celebri Cinque giornate del 1848. Conclusa la fase insurrezionale, tornò in seminario e in giugno ottenne il presbiterato. Di lì a poco celebrò la sua prima messa, ma fu presto chiamato a insegnare grammatica latina presso il seminario di S. Pietro Martire. Nel 1853, assieme a molti colleghi, venne espulso dai seminari arcivescovili perché sgradito al restaurato governo austriaco. In seguito all’espulsione ricevette l’incarico di vicerettore del collegio Calchi-Taeggi di Milano, ma la sua nomina fu rifiutata dal governo austriaco. Stoppani definì quell’episodio come «decisivo» per la propria vita (Stoppani ad Angelo De Gubernatis, 28 novembre 1878, Firenze, Biblioteca nazionale centrale, f. Autografi, c. 119, n. 3). A seguito di tali eventi, infatti, dovette affrontare un periodo di difficoltà e, non essendo incline alla cura d’anime, accettò l’incarico di precettore privato a Como e poi a Milano in casa della famiglia Porro.
In questi anni Stoppani poté dedicarsi con continuità agli studi naturalistici e all’incremento della sua collezione di fossili iniziata durante l’adolescenza. Questa collezione conquistò l’ammirazione del geologo austriaco Franz Ritter von Hauer, che indusse Stoppani a realizzarne un catalogo poi pubblicato nel 1857 a Milano con il titolo di Studii geologici e paleontologici sulla Lombardia, dedicati alla descrizione di un territorio la cui conoscenza da un punto di vista geologico e paleontologico era, all’epoca, assai limitata. Tale opera lo fece conoscere come scienziato di valore e gli valse la nomina a membro dell’Istituto lombardo di scienze, lettere e arti. Inoltre, gli consentì di avere accesso alle raccolte del Museo civico di Milano e di entrare in contatto con molti naturalisti italiani e stranieri. La reputazione acquisita gli permise di essere tra i membri fondatori della Società geologica residente in Milano, prima società geologica nata in Italia. Nel 1858 iniziò poi la compilazione della Paléontologie lombarde, opera in quattro parti redatta in francese con la collaborazione dei colleghi Emilio Cornalia e Giuseppe Meneghini e completata nel 1881. Con essa Stoppani documentò in modo accurato le paleofaune, ancora sconosciute, delle rocce lombarde, mettendole in rapporto con particolari terreni.
Lasciato nel 1857 il posto di precettore privato in casa Porro, il prete naturalista accettò l’incarico di direttore spirituale dell’orfanotrofio maschile di Milano, dove rimase fino al 1859. In quell’anno entrò alla Biblioteca Ambrosiana dove lavorò in qualità di custode fino al maggio del 1860. Durante questo periodo poté dedicarsi alla pubblicazione di diverse memorie di argomento geologico. Successivamente, la liberazione dagli austriaci a seguito della seconda guerra d’indipendenza gli permise di ottenere l’autorizzazione all’insegnamento delle scienze naturali. Nel 1860 fu dunque nominato professore di storia naturale al collegio Calchi-Taeggi di Milano, dove rimase fino al termine dell’anno scolastico.
I meriti scientifici, tuttavia, gli consentirono presto di accedere all’insegnamento di livello universitario. Nel 1861 fu nominato professore straordinario alla cattedra di geologia appena istituita presso l’Università di Pavia e voluta per lui da Francesco Brioschi. Tre anni dopo divenne professore ordinario di geognosia e mineralogia presso l’Istituto tecnico superiore di Milano. Qui insegnò fino al 1877, quando accettò la proposta di trasferimento all’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze, dove tenne la cattedra di geologia e geografia fisica e l’incarico di direttore del gabinetto di geologia fino al 1882. In quell’anno tornò nuovamente all’Istituto tecnico di Milano. Qui assunse anche l’incarico di assistente spirituale del Collegio Reale delle fanciulle a S. Maria della Passione. Negli anni di insegnamento a Milano, Stoppani si dedicò con impegno al riordino e all’ampliamento delle collezioni paleontologiche del Museo civico di storia naturale, di cui divenne direttore in quello stesso 1882, e tenne ogni anno delle conferenze pubbliche di scienza popolare che ebbero grande successo.
Allo scoppio della terza guerra d’indipendenza, nel giugno del 1866, Stoppani interruppe ogni altra attività per arruolarsi come volontario nell’esercito italiano, impegno che gli valse la croce rossa dell’Associazione internazionale per l’assistenza dei feriti sul campo di battaglia e il riconoscimento di ‘uomo probo’. Il prete naturalista riprese i corsi universitari nel 1867 dopo aver intrapreso un lungo viaggio di studio in Europa allo scopo di visitare i più importanti musei e le località maggiormente significative da un punto di vista geologico e paleontologico. Durante il viaggio ebbe modo di conoscere numerosi uomini di scienza, in particolare il grande geologo austriaco Eduard Suess. In questi anni Stoppani, mentre iniziava a interessarsi anche di paletnologia, fu impegnato nella promozione dell’alpinismo e nel 1873 fu eletto primo presidente della sezione del Club alpino italiano di Milano.
Nel frattempo, fin dai primi anni successivi all’unificazione, Stoppani aveva affrontato alcuni problemi cruciali posti dal processo di modernizzazione. Dal 1861 partecipò assiduamente ai lavori per la realizzazione della carta geologica del Regno d’Italia e, a partire dalla metà degli anni Sessanta, si interessò alla ricerca di giacimenti minerari, in particolar modo all’estrazione del petrolio. Oltre a fornire consulenze per la progettazione di gallerie, ponti, canali e ferrovie, si occupò dei grandi trafori alpini e fu particolarmente attento al problema delle acque. In merito a questo, da ricordare L’Era neozoica in Italia (Milano 1881), opera dedicata al problema del regresso dei ghiacciai, e La purezza del mare e dell’atmosfera, apparso nel 1875 e riedito nel 1882 a Milano sotto il titolo di Acqua ed aria.
In questo volume Stoppani affrontava il tema delle acque a livello teorico, geologico ed ecologico, indagando i meccanismi geodinamici che garantiscono la conservazione della purezza di un elemento che, insieme all’aria, è essenziale per l’equilibrio del sistema naturale.
L’opera era il risultato di un ciclo di conferenze tenute dal prete naturalista presso il Salone dei giardini pubblici di Milano. Egli, infatti, fu molto impegnato nel campo della divulgazione scientifica, nella convinzione che la scienza fosse uno strumento indispensabile per lo sviluppo del Paese e, al tempo stesso, imprescindibile per la formazione intellettuale e morale dell’individuo. Fin dagli anni Sessanta iniziò la compilazione delle Note ad un corso annuale di geologia, opera in tre volumi pubblicata tra il 1865 e il 1870 a Milano con la quale intendeva in primo luogo fornire un libro di testo ai suoi studenti. L’opera, il primo moderno manuale di geologia italiano, ebbe una nuova edizione milanese aggiornata e ampliata tra il 1871 e il 1873 sotto il titolo di Corso di geologia. Dopo aver contribuito all’Enciclopedia nazionale Vallardi, Stoppani collaborò a lungo con il Politecnico, il periodico italiano di maggior successo in campo divulgativo, e con giornali e periodici dedicati all’infanzia.
Nel 1876 uscì la prima edizione del suo lavoro più noto, Il bel Paese, opera premiata dall’Istituto lombardo di scienze e lettere che conobbe un numero straordinario di edizioni e ristampe fino a Novecento inoltrato e che fornì un importante contributo al processo di unificazione in atto, facendo conoscere l’Italia da un punto di vista geografico e naturalistico. La divulgazione continuò a impegnare a fondo Stoppani fino agli ultimi anni della sua vita. Nel 1888 pubblicò ancora un’opera a vocazione divulgativa, Da Milano a Damasco, in cui raccontava usi e costumi delle popolazioni incontrate nel viaggio compiuto in Oriente nel 1874.
Nel frattempo, fin dagli anni di permanenza a Firenze, Stoppani dedicò una crescente attenzione agli studi di filosofia religiosa riguardanti il rapporto tra dogma cattolico e scienze positive. Egli pubblicò diversi articoli di critica esegetica sulla cosmogonia mosaica, apparsi nei periodici La Sapienza di Torino e La Rassegna nazionale di Firenze. Alcuni di questi articoli, con l’aggiunta di materiali inediti, portarono alla pubblicazione del Dogma e le scienze positive (Milano 1884, edito ancora a Milano in forma ampliata nel 1886). Con questi scritti, egli contribuì al riaccendersi della questione rosminiana sopitasi con la morte del filosofo roveretano, avviando una sistematica campagna di promozione e difesa del suo pensiero in risposta al tentativo del partito intransigente di ottenere la messa all’Indice di alcune sue opere.
Nel corso degli anni Ottanta divenne sempre più forte l’impegno di Stoppani nel fronte conciliatorista, impegno che culminò con la pubblicazione di Gl’Intransigenti alla stregua dei fatti vecchi, nuovi e nuovissimi (Milano 1886), opera dedicata al rapporto tra Stato italiano e Chiesa cattolica e denunciata al S. Uffizio. Stoppani si attirò nuovamente le attenzioni degli ambienti cattolici romani con la fondazione del periodico Il Rosmini, nato con l’obiettivo di «servire alla verità» (A. Stoppani, Ragioni del periodico, in Il Rosmini, I (1887), pp. 1-51) e di difendere il pensiero del filosofo roveretano. Il periodico fu messo all’Indice nel 1889 e poi rifondato, seppur senza la diretta collaborazione del prete naturalista, con il nome di Nuovo Rosmini.
Nel 1887 Stoppani pubblicò poi a Milano Sulla cosmogonia mosaica, volume ancora una volta dedicato al rapporto tra dogma cattolico e scienze positive che anticipava l’opera che per tutta la vita aveva rappresentato lo scopo ultimo delle sue ricerche, ovvero l’Exemeron. Nuovo saggio di una esegesi della storia della creazione secondo la ragione e la fede (Torino 1893-1894), la cui stesura fu interrotta dalla morte.
Numerosi furono i riconoscimenti a lui attribuiti tra cui quelli di socio corrispondente dell’Accademia della Crusca, corrispondente estero della Geological Society di Londra, socio onorario dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei e dell’Accademia di agricoltura, arti e commercio di Verona.
Morì a Milano il 1° gennaio 1891 a causa di un attacco di angina pectoris.
Fonti e Bibl.: I principali fondi archivistici relativi a Stoppani sono: Stresa, Archivio storico dell’Istituto della carità del Centro internazionale di studi rosminiani di Stresa, f. Antonio Stoppani; Milano, Museo di storia naturale, f. Antonio Stoppani; Lecco, Sistema museale urbano lecchese, Sezione separata d’archivio, f. Antonio Stoppani.
A. S. nel XX anniversario della morte: lettere di A. S. al padre Cesare Maggioni, a cura di A.M. Cornelio, Milano 1911; Epistolario inedito di A. S. con la nipote Cecchina Cornelio e con scienziati del tempo, a cura di E. Penasa, Lecco 1957; Il pensiero religioso e civile di A. S. Atti del Convegno... 1977, in Archivi di Lecco, 1978, n. 1-2; G. Landucci, L’occhio e la mente. Scienze e filosofia nell’Italia del secondo Ottocento, Firenze 1987, pp. 13-74, 207-280; A. S. tra scienza e letteratura. Atti del Convegno..., a cura di G.L. Daccò, in Materiali. Monografie periodiche dei Musei Civici di Lecco, 1991, n. 1; L. Clerici, Introduzione, in A. Stoppani, Il bel Paese, Milano 2009, pp. XI-LXIII; R. Airoldi, Prefazione, in A. Stoppani, L’Iliade brembana, Milano 2012, pp. VII-XXII; Un best-seller per l’Italia unita. “Il bel Paese” di A. S. con documenti annessi, a cura di P. Redondi, Milano 2012; E. Zanoni, Scienza, patria, religione. A. S. e la cultura italiana dell’Ottocento, Milano 2014.