MINELLI (Minello, Minelli de’ Bardi), Antonio
Figlio dello scultore e lapicida Giovanni quondam Antonio, nacque a Padova intorno al 1465. Nei documenti sono inoltre menzionati i fratelli Girolamo, sarto, e le sorelle Manadora, Polissena e Paola.
Il M. si formò nella bottega del padre, che affiancò nei lavori alla basilica di S. Antonio a Padova, probabilmente dagli anni 1483-84, quando è registrato nei documenti relativi alla costruzione del recinto presbiteriale (Sartori, 1976, pp. 150 s.).
Il suo intervento più significativo, tuttavia, si lega al cantiere della cappella dell’Arca di S. Antonio, dove risulta certificato dapprima nel giugno 1500 (Sartori, 1983, p. 335), e poi l’anno successivo per la commissione, unitamente al padre, del rilievo con il Miracolo della mula, una delle nove storie antoniane destinate a decorare le pareti.
Nel contratto, firmato il 26 marzo 1502 (Sartori, 1983, p. 336), il soggetto viene tramutato nella Vestizione di s. Antonio, un’opera che richiese prolungati tempi di lavorazione, fino al 1519, poiché i massari dell’Arca non erano soddisfatti della primitiva versione consegnata dal M. (Markham Schulz, 1987, p. 292; Pizzo, 1990, pp. 156-159; Saviello, 2007).
Nel 1502 scolpì la lastra sepolcrale del generale francescano Francesco Nani, detto Sansone (Pizzo, 1990, p. 166) e un anno più tardi il Monumento funerario al retore Giovanni Calfurnio, già nel monastero di S. Giovanni da Verdara e ora nel chiostro del Noviziato (Padova, basilica di S. Antonio). Il M. aveva probabilmente utilizzato una sorta di calco di gesso del volto, poiché le fonti ricordano un ritratto del Calfurnio «ex vivo sumpto» (Id., 1992).
Nel 1510 il M. e Antonio da Ostiglia si impegnarono a scolpire quindici rilievi in marmo con mezze figure di Profeti per il portale centrale della basilica di S. Petronio a Bologna, completato nel 1511 (Markham Schulz, 1987, p. 292; Pizzo, 1990, p. 173).
Risale al 1512 la statua di S. Giustina (Padova, basilica di S. Antonio), «par al naturale, de marmo, fu di mano di Antonio Minello Padoano» (Michiel, 2000, p. 28), una tra le più rappresentative del suo stile classicheggiante, sebbene il referente istituzionale degli incarichi e dei pagamenti a favore della bottega fosse il padre (Sartori, 1976, p. 157; Pizzo, 1990, pp. 155, 162-164). Il modello per il volto della santa è ripreso in maniera quasi letterale nel busto di donna in terracotta policroma del Museo Bardini a Firenze (Markham Schulz, 1987; 1995).
Nel 1522 il M. stipulò un contratto con l’orefice Bartolomeo di Jacopo Stampa (Sartori, 1976, pp. 161 s.). Continuò intanto la sua attività nella cappella dell’Arca, dove è documentato fino al 1528 (Sartori, 1983, pp. 349 s.), quando ricevette l’ultimo pagamento per il rilievo con il Miracolo del bambino Parasio, commissionatogli il 16 giugno 1520 e portato a compimento, dopo la sua morte, da Jacopo Sansovino.
La produzione del M. include anche raffinate sculture all’antica di piccole dimensioni, come il rilievo di marmo con Pan e Luna (Monaco, Bayerisches Nationalmuseum) e il Busto di giovane donna (New York, collezione privata), che incontravano il gusto erudito degli amatori cinquecenteschi (Markham Schulz, 1987; 1995), tra cui è menzionato il collezionista Andrea Odoni, che nel 1532 possedeva «la testa marmorea grande più del naturale cun la grilanda de rovere de Hercole, de mano de Antonio Minello», e quella «grande più del naturale de Cibele turrita» (Michiel, p. 52).
Appartiene a tale ambito anche la statuetta di Mercurio (Londra, Victoria and Albert Museum), eseguita nel 1527 per il patrizio veneziano Marcantonio Michiel, come recita l’iscrizione sull’ara, che funge da supporto alla figura e presenta una complessa tavola astrale (Pope-Hennessy, 1952; 1964; Eade).
Dopo la morte di Lorenzo Bregno il M. acquistò la sua bottega a Venezia in data 4 genn. 1524 (Markham Schulz, 1991, p. 124, doc. XIX/A), impegnandosi nel contratto a completare alcuni lavori lasciati interrotti dallo scultore, ossia le sculture dell’altare Trevisan nella chiesa di S. Maria Mater Domini e la Madonna con il Bambino per il portale del duomo di Montagnana (ibid., pp. 144-146, 209-212).
Il M. spostò pertanto la sua attività nella città lagunare, per la quale avrebbe già operato in passato, realizzando tra il 1512 e il 1515 le tombe dei condottieri Nicolò Orsini, Dionigi Naldi da Brisighella e fra Leonardo da Prato (Venezia, Ss. Giovanni e Paolo), a lui attribuite su base stilistica (Id., 1987, pp. 300-319; Id., 1991, pp. 203-206).
Il M. morì a Venezia nel 1529.
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