SARTORI, Antonio Giuseppe
SARTORI, Antonio Giuseppe. – Nacque a Castione (nel comune di Brentonico, in provincia di Trento) il 21 agosto 1714 (Bacchi - Giacomelli, II, 2003). Avviato dal padre Rocco (1669-1742) alla lavorazione dei pregiati marmi del monte Baldo, di cui la famiglia deteneva numerose cave, affinò l’arte della scultura e dell’architettura a Roma, come egli stesso ebbe a rimarcare con orgoglio nel 1781 (Petrovich, 1964). Determinante per la sua affermazione si rivelò, nel 1730, l’aggiudicazione del grandioso altare maggiore nel duomo di Trento, ottenuto grazie ai buoni uffici dello zio Francesco, nell’esecuzione del quale Antonio Giuseppe iniziò una proficua collaborazione con il fratello maggiore Domenico (1709-1781).
Il percorso artistico e il ruolo tutt’altro che subalterno di Domenico, anch’egli architetto e scultore, sono stati focalizzati da Andrea Bacchi e Luciana Giacomelli (2003). Il suo linguaggio figurativo denota una chiara influenza veneta, la cui più compiuta ed elevata espressione è ravvisabile nelle sculture dell’altare maggiore in S. Maria Assunta a Verla di Giovo (1738). Per contro lo stile di Antonio Giuseppe rivela una personale ricezione di modelli romani, più evidente nei lavori degli anni Trenta e Quaranta (Santa Croce del Bleggio, Rovereto, Montichiari, Mantova), intrecciati ad accenti tirolesi che finiscono per prevalere nelle opere della piena e tarda maturità.
In concomitanza con le commesse nella chiesa di S. Marco a Rovereto (1738-40), i fratelli Sartori consolidarono un forte legame con la famiglia Betta del Toldo e in particolare con Giambattista che, oltre a procacciare nuove occasioni in Trentino, nel 1744 firmò in loro vece il contratto per l’altare della Madonna della Ferrata nella chiesa servita di S. Barnaba a Mantova (Bazzotti, 1985). Già tre anni prima i castionesi avevano sdoganato i loro modelli oltre il Principato di Trento, realizzando il monumentale altare del Crocifisso nel duomo di Montichiari (Repetto Contaldo - Sava, 2000), al quale si richiama l’inedito altare maggiore della chiesa cimiteriale di Ora/Auer.
La fervida progettazione di fastosi e vivaci altari marmorei popolati da numerose sculture, nella quale Sartori primeggiò, presuppone rilevanti debiti con i modelli di Andrea e soprattutto di Jacopo Antonio Pozzo, imprescindibili punti di riferimento per le botteghe castionesi nella prima metà del secolo (Giacomelli, 2011).
Nel 1747 Antonio Giuseppe sposò Elisabetta Agata Arnoldi di Strigno, circostanza che forse influì sull’intensa attività in Valsugana, particolarmente ragguardevole per originalità a Telve e Castello Tesino (Chini, 1991; Bacchi - Giacomelli, I e II, 2003). L’ampliamento degli orizzonti operativi di Sartori nei contigui distretti veneti è attestato da due episodi inediti: le intense statue di S. Pietro d’Alcantara e di S. Giovanni Nepomuceno nella parrocchiale di Fonzaso (Belluno), nonché l’altare della Madonna del Pedancino a Cismon del Grappa, nei pressi di Vicenza (1760).
Dalla metà del secolo Antonio Giuseppe si dedicò con maggior frequenza alla progettazione ingegneristica e architettonica, ambito in cui spicca l’elegante facciata di S. Giovanni Battista a Sacco (Rovereto), borgo nel quale egli aveva frattanto stabilito la sua residenza.
Il prospetto di questo tempio, la facciata del santuario di S. Valentino ad Ala e la chiesa di S. Nicolò a Vo’ Sinistro (Trento) palesano un’attenta rielaborazione di modelli romani, in particolare in direzione di Carlo e Francesco Fontana (Cattoi, 2006), mentre l’ideazione della chiesa di S. Agostino a Gries (Bolzano) presuppone, nel più marcato plasticismo, influenze tedesche, da Johann Michael Fischer von Erlach (Matteucci Armandi, 1988) a Balthasar Neumann.
Nel 1766 l’artista ricevette il prestigioso incarico di scolpire in alabastro di Fiemme il gruppo della Pietà e dolenti per la cappella della Hofburg a Innsbruck. Tra le sculture migliori della tarda maturità figurano inoltre quelle nell’abbazia di Novacella, nelle vicinanze di Bressanone – dove Sartori operò anche in veste di progettista della biblioteca – e un erratico Putto con acquasantiera (Bacchi - Giacomelli, I e II, 2003) proveniente da una villa roveretana. Ancora alla famiglia Betta si lega la dispersa statua dell’Immacolata (1760) sulla fontana dell’Aurora in piazza S. Marco a Rovereto (Betta, 1727-1765, s.d.). Il 12 aprile e il 2 ottobre 1773 Sartori riscosse acconto e saldo per due statue da porre all’altare del Rosario nella chiesa abbaziale di Castello di Godego, nel Vicentino; si tratta delle figure di S. Domenico e di S. Giuseppe, ora nella chiesa della Natività di Maria Santissima, alle quali si aggiungono S. Lucia e S. Apollonia (Ferronato, 2012). Nel corso di questo stesso anno egli realizzò il solenne altare dell’Addolorata nel duomo di Trento, finanziato dal conte Bartolomeo Bortolazzi.
L’opera segna una svolta nel percorso dell’architetto trentino, rimarcando un repentino aggiornamento culturale. Allontanatosi dalle ormai superate posizioni tardobarocche, Sartori accolse un incipiente neoclassicismo, che si sostanziò nell’adozione di misurati contrasti cromatici dei marmi arricchiti da finiture dorate. Su questa linea, senz’altro attenta ai fatti di area austriaca (Bacchi - Giacomelli, I, 2003; Leonardi, 2004), si posero i progetti d’altare messi a segno negli anni Settanta e Ottanta del secolo.
Gli ultimi due decenni di attività di Sartori videro una serrata ricerca di occasioni lavorative al di là delle Alpi. Nel 1775 egli firmò un contratto per la decorazione scultorea dell’abbazia di Neresheim (Rasmo, 1982), episodio che necessita di approfondimenti. Feconda di opportunità e ragguardevole per esiti si rivelò la lunga tappa ungherese. Nel 1778 Sartori operò prima per il vescovo di Erlau, quindi, tra il 1779 e il 1781, a Pécs, realizzando nel duomo l’altare di S. Sebastiano, di cui sopravvive parte della raffinata dotazione plastica (Petrovich, 1961), e quello di S. Michele arcangelo, attualmente nella chiesa di Summony (Leonardi, 2004). Nel 1782 si propose per scolpire diverse statue (non eseguite) nella chiesa parrocchiale di Pápa, mentre due anni dopo fece ritorno a Pécs per realizzare il cenotafio del vescovo György Klimò e redigere un ambizioso progetto per l’Archivio/ Biblioteca capitolare, mai messo in opera (Petrovich, 1961).
Morì a Vienna il 16 agosto 1792 (Weber, 1935).
Opere (l’elenco delle opere segue un criterio alfabetico per toponimo, non essendo sempre possibile indicare l’esatta cronologia). Ala (Trento), S. Valentino, facciata (1761); Albiano (Trento), S. Biagio Nuova, altari maggiore (1749) e laterale sinistro; Albisano (Verona), S. Martino, altare maggiore; Calceranica al Lago (Trento), S. Maria Assunta, altare maggiore (1748); Campi di Riva del Garda (Trento), S. Rocco, altare maggiore; Canezza (Trento), S. Rocco, altari laterali; Castelbelforte (Mantova), S. Biagio, altare di S. Antonio da Padova; Castello di Godego (Treviso), Natività di Maria Santissima, S. Apollonia, S. Lucia, S. Domenico, S. Giuseppe (1773); Castello Tesino (Trento), S. Rocco, altare maggiore; Castione (Trento), S. Clemente, altare di S. Giuseppe (1748); Chiusole (Trento), S. Rocco, altari maggiore e laterali (1762); Cismon del Grappa (Vicenza), S. Marco, altare della Madonna del Pedancino (1760); Collezione privata, Putto con acquasantiera; Fonzaso (Belluno), Natività della Beata Vergine Maria, S. Pietro d’Alcantara e S. Giovanni Nepomuceno; Gries (Bolzano), S. Agostino (1769) e Archivio parrocchiale, progetto della chiesa di S. Agostino; Grigno (Trento), S. Giacomo, S. Rocco e S. Cristoforo; Innsbruck, Hofburg, Pietà tra S. Maria Maddalena, S. Maria di Cleofa e Angioletti (1766); Isera (Trento), S. Vincenzo, Busto di S. Vincenzo; Lavis (Trento), S. Udalrico (1762); Lisignago (Trento), S. Biagio, statue dell’altare maggiore (1742); Lizzana (Trento), cappella cimiteriale, altare (1740, da Rovereto, palazzo Betta-Grillo); S. Floriano, secondo altare laterale sinistro; Mantova, S. Barnaba, altare della Madonna della Ferrata o dell’Immacolata (1744-46) e S. Caterina, Speranza e Carità; Mechel, S. Lorenzo, altari laterali; Molina di Ledro (Trento), S. Vigilio, altare dell’Immacolata; Montagnaga di Pinè (Trento), S. Anna, altare della Madonna; Montichiari (Brescia), duomo di S. Maria Assunta, altare del Crocifisso (1741); Novacella/Neustift (Bressanone), abbazia di Novacella, altari maggiore (1744), di S. Agostino e di S. Anna (1769) e progetto per la biblioteca (1771); Ora/Auer (Bolzano), chiesa del cimitero, altare maggiore; Ossana (Trento), S. Antonio da Padova, tabernacolo e portale maggiore (1756); già Oxford, collezione Parker, Putto con stemma Thun; Pápa, parrocchiale, altare maggiore (1781); Pécs, Archivio capitolare, progetti degli altari del duomo e dell’Archivio/ Biblioteca capitolare (1781), cenotafio del vescovo György Klimò (1784) e duomo, S. Sebastiano e Angioletti; Pergine Valsugana (Trento), Natività di Maria, altari maggiore (1750) e laterali; Pieve di Ledro (Trento), oratorio di S. Giuseppe, altare maggiore; Pieve Tesino (Trento), S. Maria assunta, Angeli; Pomarolo (Trento), S. Cristoforo (1756); Pressano (Trento), S. Felice, altare di S. Antonio da Padova (1751), Busti di S. Vigilio e S. Felice da Nola (1750); Rallo (Trento), edicola, S. Giovanni Nepomuceno; Rovereto, S. Marco, altari del Crocifisso (1738) e del Rosario (1740), tabernacolo dell’altare maggiore (1760); Sacco (Rovereto), S. Giovanni Battista, facciata e prolungamento (1754); Samone (Trento), S. Donato, S. Donato; San Felice del Benaco (Brescia), Ss. Felice, Adauto e Flavia, S. Elia e S. Pio V; San Michele all’Adige (Trento), giardini pubblici, S. Giovanni Nepomuceno (1749); S. Michele Arcangelo, Santi dell’Ordine agostiniano in facciata, Santi sugli altari laterali, Evangelisti sull’altare maggiore; Santa Croce del Bleggio (Trento), S. Croce, altare maggiore (1737-40); Summony (Pécs), altare di S. Michele arcangelo (1781); Telve (Trento), S. Maria Assunta, altare maggiore e S. Giuda Taddeo e S. Simone (entro nicchie alle pareti laterali); S. Giovanni Nepomuceno, altare maggiore; Termeno/Tramin, S. Quirico e S. Giulitta, altare di S. Sebastiano; Trento, duomo, altari maggiore (1730), di S. Antonio da Padova, dell’Addolorata (1773); Castello del Buonconsiglio, collezione ITAS, S. Floriano; S. Chiara, altari laterali; S. Pietro, Battesimo di Cristo nel Giordano; Vo’ Sinistro (Avio; Trento), S. Nicolò (1757).
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