BAGATELLA, Antonio Gioseffo
Nacque a Padova il 4 febbr. 1716 da Antonio e Angela Barbeta. Dopo aver frequentato la scuola con poco profitto fino all'età di quindici anni, fu posto dal padre come "coadiutore" all'ufficio fiscale. Mortogli il padre dopo tre anni, lasciò quell'impiego per darsi allo studio del violino, ma anche per questo - quello che egli stesso candidamente afferma nella sua Memoria del 1782 - gli mancavano doti adeguate; e recatosi da un liutaio di G. Tartini (che doveva quasi certamente essere Giuseppe Galieri di Piacenza, allievo di N. Amati, o il padovano Giovanni Danieli, che sembra abbia lavorato poi unitamente al B. in Padova verso il 1742) per una riparazione al suo strumento, gli venne desiderio di farne uno nuovo, "avendo sempre avuto genio per le arti meccaniche".
Il B. si pose da solo all'opera, soltanto osservando il liutaio, il quale, per gelosia di mestiere, avrebbe poi evitato di dargli alcun lume in proposito; sempre secondo quanto il B. stesso afferma nella succitata Memoria,in meno di due anni egli sarebbe riuscito a superare l'artefice da lui visitato. Giunge infine ad asserire che quegli dovette "andare a cercar pane in altra parte non essendo già professore di merito".
Per verità, sembra piuttosto che questa partenza, un po' avventatamente giudicata dal B., sia da ritenersi conseguente alla cessazione della grande scuola violinistica del Tartini a Padova, trasferita dopo la sua morte (1770) a Firenze e qui degnamente continuata da Pietro Nardini.
Avviatosi oramai decisamente all'attività di liutaio, il B. cominciò a riparare violini per gli allievi del Tartini verso il 1740 ed egli stesso afferma d'aver costruito o riparato, in trentacinque anni di lavoro, una gran quantità di violini per famosi strumentisti del tempo (tra cui il Tartini stesso), e altresì per distinte famiglie d'Italia - specialmente del Veneto - e di altre nazioni. Come frutto maturo di tale lunga esperienza, egli presentava nel 1782, in un concorso a premio indetto dalla Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, la Memoria intitolata Regole per la costruzione de' violini - viole - violoncelli e violoni, la quale venne premiata, pubblicata come una monografia da Alessandro Barca e Simone Stratico (accademici relatori della Memoria) nel 1786, riprodotta nella Rivista periodica dei lavori della R. Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova (XXXII [1883], fasc. XLI, pp. 173-201, con 2 tavv.) e poi tradotta in varie lingue.
Il criterio informatore di questo studio è la ricerca di una regola fissa nella proporzione dei vari elementi dello strumento secondo le osservazioni fatte dal B. su esemplari degli Amati (Antonio e Girolamo) che ebbe a disposizione e che, secondo lui, mostravano appunto una regolarità, anzi fissità di procedimenti non seguita poi dagli allievi, compreso tra essi Antonio Stradivari. Ora, come già osservavano i relatori dell'Accademia nell'introduzione alla memoria premiata, tale metodo non è propriamente scientifico, quand'anche lo possa sembrare, perché non indica le vere ragioni per cui gli strumenti costruiti secondo quelle regole riuscissero così perfetti; o, diremmo piuttosto noi interpretando tale critica, mira a ridurre sotto una mera regola matematica ciò che in verità è frutto di un intuito particolare.
Nonostante questo, allo scritto furono riconosciuti pregi, e lo stesso lungo commercio che il B. dice d'aver avuto col Tartini - né v'è ragione di non credergli - mostra ch'egli dovette godere di non poca rinomanza anche come artefice, sebbene, secondo le sue stesse dichiarazioni, più che costruttore di strumenti nuovi debba essere stato un abile riparatore. In tempi recenti, le Regole furono aspramente criticate dal Peluzzi, ma il Farseth ha dimostrato, con obbiettiva fondatezza di prove pratiche e teoriche, l'inesistenza di errori nella Memoria del B., riscontrandone invece nello studio del Peluzzi.
Il Farseth rivaluta l'opera del B. che "... come Guameri, usò, senso comune" e "... rese felici genii musicali da Tartini a Wagner" (Tartini e Wagner, infatti, lodarono in diversi modi i violini del B. o gli strumenti sullo stile del Bagatella). Forse la scarsezza dei violini costruiti o riparati dal B. (se ne conoscono uno o due, dalla vernice rosso-chiara, e da alcuni tratti nella forma secondo i modelli di G. Amati, A. Stradivari e lo stile del Guarnieri) e "... l'innata segretezza dei liutai che li costringe ad usare una tale tattica da seppia" - come deplora il Farseth - possono, in parte, giustificare la critica errata del Peluzzi.
In edizioni moderne, le Regole (la cui stampa è basata sullo scritto originale che il B. presentò all'Accademia di Padova) sono, state ripubblicate a cura di L. Torri nel 1914 o 1916 (III ediz.) e 1930 (IV ediz.) a Padova, ambedue ristampe della 2 edizione (1883).
Verso i quarant'anni il B. sposò certa Felicita Loviselli, da cui ebbe il 22 maggio 1755 un figlio, anchegli battezzato con il nome di (Francesco) Antonio.
In questa omonimia si può forse trovare la radice della confusione dei dati anagrafici nelle biografie del secolo scorso, le quali davano il B. come nato il 21 febbr. 1755 e morto il 25 maggio 1829. Se è possibile spiegare l'equivoco tra l'anno di nascita del padre e quello del figlio, non si comprende invece la discordanza nel mese e nel giorno: tanto, più strano appare che le vecchie fonti diano nomi dei genitori del B. affatto diversi, Gaetano e Caterina Coppo Scanferla, e che nella Biografia degli scrittori padovani di G. Vedova (I, Padova 1832, pp. 65 s.) il B. sia citato come vivente nel 1832. Può essere, comunque, che anche il figlio omonimo del B. sia stato liutaio e, già vecchio quando la suddetta confusione poté cominciare, non fosse più in grado di chiarirla e quindi di impedire che fossero attribuite a lui le Regole apparse più decenni prima.
Si ignora, inoltre, se anche Pietro Bagatella, liutaio, operante intorno al 1760, sia parente del B., o addirittura suo figlio, come "quasi tutti i liutografi ne fanno fede" (Peluzzi).
Le recenti ricerche d'archivio hanno accertato che il B. morì a Padova - vecchissimo, ma non "povero e cieco" come volevano le antiche biografie - il 26 febbr. 1806 e venne sepolto in S. Lucia.
Bibl.: N. Pietrucci, Biografie degli artisti padovani, Padova 1858, p. 16 (è la fonte che ha tramandato i dati erronei); G. De Piccolellis, Liutai antichi e moderni. Note critico-biografiche, Firenze 1885, pp. 11, 14 s.; E. Peluzzi, Le Regole di A. B. Chiarimenti e commenti alla memoria "Aures te fidibus oblectare canoris", in Riv. musicale ital., XLVII (1943), fasc. 3-4, pp. 165-187; A. Barzon, A. B. e le sue "Regole", in Musica, II (Roma 1947), nn. 5-6, pp. 219-221; C. Farseth, La risposta di Carl Farseth alla critica di Euro Peluzzi sulle Regole di A. B., Minneapolis 15 ott. 1956 (litografato); V. C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, I, Wien 1856, pp. 122 s.; R. Vannes, Dict. universel des Luthiers, Bruxelles 1951, p. 16 (che riporta gli stessi dati errati).