Letterato e uomo politico fiorentino (Firenze 1363 - Bologna 1415), priore nel 1384, console della Zecca nel 1389. Ricco e liberale, accolse (1389) nella sua villa del Paradiso geniali adunanze di letterati, descritte nel romanzo Il paradiso degli Alberti di Giovanni Gherardi da Prato. A tali adunanze partecipavano l'organista cieco Francesco Landini, il matematico Biagio Pelacani, il tomista Pievano dell'Antella, oltre a Coluccio Salutati. Esiliato da Firenze nel 1401 dal governo delle Arti maggiori, avverso alla sua casa, fu condannato a morte nel 1412, mentre era a Bologna, nel cui studio probabilmente insegnò matematica e astrologia. Scrisse, in volgare, poesie amorose e morali; Leon Battista Alberti gli attribuisce anche una Historia illustrium virorum.