DE PIAN, Antonio
Figlio dell'incisore Giovanni Maria, nacque a Venezia nel 1784. Iniziò la propria formazione artistica a Venezia, subendo l'influsso della grande tradizione veneta settecentesca, da Canaletto a Piranesi (Freedley, 1940, p. 5), che le incisioni paterne dovettero rendergli familiare; mancano tuttavia notizie precise sul suo apprendistato.
Trasferitosi a Vienna, probabilmente a seguito del padre (1797-98), vi conseguì un buon successo che lo portò a ricoprire nel 1816, a poco più di trent'anni, la carica di scenografo del Hoftheater, succedendo a Lorenzo Sacchetti, del quale continuò la tradizione scenografica di gusto italiano, con effetti che attraverso J. Platzer e M. Mayr influenzeranno la scenografia viennese fino alla fine dell'Ottocento (Gregor, 1924, p. 112); nel 1821 fu nominato pittore del Hoftheater, carica che manterrà fino al 1850. A testimonianza di questa fervida attività teatrale, di cui manca a tutt'oggi una cronologia precisa, restano numerosi schizzi e bozzetti scenografici di grande raffinatezza che mostrano il D. padrone delle tecniche dell'inchiostro e dell'acquerello (Vienna, Bibliothek der Akademie der Bildenden Künste; coll. private americane), eseguiti per la messinscena di melodrammi, soprattutto di Mozart (Flauto magico, Don Giovanni, Clemenza di Tito), ma anche di Gluck (Ifigenia in Tauride), Beethoven (Fidelio), Cimarosa. Realizzò anche insieme con F. Schilcher, nel 1838, il nuovo sipario per il Theater an der Wien (R. Biberhofer, 125Jahre Theater an der Wien, Wien 1906, tav. 18).
Morì a Vienna il 10 apr. 1851.
Il D. amò cimentarsi in diverse tecniche artistiche e affiancò alla prevalente attività di scenografo la continuazione della tradizione incisoria familiare. Le sue litografie, il cui corpus è conservato all'Accademia Albertina di Vienna, ne confermano il legame con la cultura veneta, testimoniato dalle riproduzioni di vedutisti veneziani cui alternò le proprie invenzioni. Ancora al vedutismo veneto si riallaccia la sua attività pittorica con opere quali Veduta di Venezia, datata 1817 (Amburgo, Kunsthalle) e Criptadella cappella deicappuccini a Cracovia del 1832 (Museo di Riga).
L'iniziale influsso dei Galli Bibiena (Gregor, 1924, p. 112), riscontrabile nell'interesse per la veduta di scorcio e le prospettive di gusto quadraturistico, viene tuttavia inserito dall'artista in una visione neoclassica, mediata soprattutto attraverso l'influsso del Sacchetti, che per primo aveva proposto una sintesi tra elementi rococò e modi classicisti. Se infatti il D. dové meditare sull'opera dei Galli Bibiena, più volte presenti a Vienna nel corso del Settecento, ed in particolare su quella di Francesco, autore dell'architettura del Hoftheater, sono più stretti i legami col Sacchetti, del quale poté conoscere, già prima del trasferimento in Austria, le scenografie per i teatri veneziani di S. Samuele e S. Moisè. La tradizione settecentesca, ancora avvertibile nei bozzetti scenografici per il Flauto magico (c. 1816), è però già in essi condotta dal D. con gusto archeologico di ambito decisamente neoclassico, come meglio si evidenzia in schizzi quali Ingresso di tempio greco (coll. J. Scholz, New York) o nell'Ingresso di tempio (Vienna, Bibl. d. Akademie der Bildenden Künste, inv. 4819). L'iniziale neoclassicismo si andò tuttavia temperando di venature romantiche, che si fecero più evidenti col progredire del secolo, in opere come gli schizzi di Prigione (coll. J. Scholz, New York), ove l'eco delle Carceri piranesiane viene vissuto in modi francamente romantici, o nei tre Studi di prospettive con torre medioevale (coll. Morgan, Princeton), che, pur confermando nella complessa costruzione prospettica una ascendenza razionalistica settecentesca, si inseriscono a pieno titolo nella temperie romantica, sia nella scelta del soggetto di gusto goticizzante, sia per il senso di mistero aleggiante sulle composizioni.
GiovanniBattista (Vienna 1813-1856), figlio del D. e suo allievo (Thieme-Becker), visse e lavorò a Vienna come scenografo, litografo e pittore. La Gemälde-galerie der Akademie der Bildenden Künste di Vienna conserva di lui un Interno della cappella battesimale di S. Marco a Venezia.
Fonti e Bibl.: N. Bittner, Theater Dekorationen nach der Originalskizzen v. A. D., Wien 1818; J. Gregor, Wiener szenische Kunst, Wien 1924, pp. 112 ss.; Id., Denkmäler des Theaters. Inszenierung Dekoration ... nach Originalen der Theatersammlung der Nationalbibliothek, Wien 1930, p. 1; G. Freedley, Theatrical design, New York 1940, pp. 5 ss.; A. Hyatt-Mayor, Baroque and Romantic stage design, New York 1950, pp. 19 s.; Bibliothek der Akademie der Bildenden Künste, Bühnenbildentwurfe des XVIII. Jahrunderts, Wien 1956, pp. 12 s., 15; Hist. Museum der Stadt Wien, Wien 1800-1850, Empire und Biedermeier (catal.), Wien 1969, p. 39; Disegni antichi-architettura-scenografia-ornamenti (catal.), Milano 1978, schede 96-98; E. Napolitano-T. Ebner, Intorno al Flauto magico (catal.), Milano 1985, pp. 143 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 562 (sub voce Pian, de, famiglia; anche per Giovanni Battista); Enc. d. spett., IV, coll. 489 s. (sub voce De Pian, Antonio); Österr. Biogr. Lexikon 1815-1950, VIII, pp. 46 s. (anche per Giov. Battista).