CIPPICO, Antonio
Nacque a Zara il 20 marzo 1877, da famiglia comitale trasferitasi nel XIII secolo da Roma a Traù, figlio di Venanzio, magistrato della Corte d'appello, e di Carolina Salghetti-Drioli. Frequentò il collegio dei gesuiti di Zara e poi il ginnasio superiore statale, dove fu discepolo dello storico U. Inchiostri, distinguendosi fin da ragazzo per la facilità dt comporre versi italiani e latini e per la precoce collaborazione a giornali letterari (La Rivista illustrata e Il Dalmata di Zara, la Gazzetta di Pola). Avrebbe desiderato dedicarsi alle lettere, ma per volere del padre si iscrisse nel 1898 alla facoltà giuridica dell'università di Vienna.
Qui frequentò i salotti letterari e conobbe H. von Hoffmanstahl, H. Bahr, il dantista C. Federn, la scrittrice L. von Lützow, che traduceva in tedesco D'Annunzio, poeta che pure egli conobbe durante un soggiorno in Toscana. Collaborò in quegli anni all'Indipendente diTrieste e ai fogli viennesi Neue Freie Presse, Die Zeit, Wiener Rundschau, occupandosi di teatro e d'arte conteinporanea, di Dante, Tolstoj e Ruskin, di Pascoli, D'Annunzio, Corradini e Pastonchi.Nel 1901 conseguì la laurea in giurisprudenza. Ma i suoi interessi erano altrove, come mostra il volume di versi Aspettando l'aurora (Zara 1902), che ottenne le benevole critiche di S. Benco e di A. Beltramelli.
Maturavano intanto le convinzioni politiche del C., il quale sentiva l'orgoglio della civiltà romana e veneta in Adriatico, era preoccupato per la crescente invadenza slava nell'amministrazione e convinto dell'incapacità dellImpero austroungarico a rinnovarsi. Il partito dell'autonomia era stato travolto dai conflitti sociali e solo l'Italia poteva salvare le tradizioni latine della Dalmazia. Perciò il C. venne accostandosi ai nazionalisti e nei loro circoli fu fervido assertore dell'italianità dalmatica.
Dopo un lungo soggiorno a Londra alla fine del 1903, si stabilì a Roma dedicandosi al giornalismo letterario; diresse per alcuni anni la Rivista di Roma, cui procurò la collaborazione di L. Pirandello, A. De Bosis, E. Romagnoli, F. Orestano, E. Bodrero, F. Coppola, S. Benco, M. Bontempelli. Egli collaborò a Il Marzocco con fini liriche; scrisse sui rapporti italoaustriaci, rispondendo all'inchiesta di E. Corradini; pubblicò i primi saggi letterari in lingua inglese (sul teatro di D'Annunzio), tradusse La gaia scienza di F. Nietzsche e, per la compagnia di F. Garavaglia, l'Orestiade di Eschilo.
Nell'autunno del 1906 il C. entrò come lecturer di letteratura italiana all'University College di Londra, dove tenne la sua prolusione su The Romantic Age in Italian Literature.
Negli anni seguenti svolse soprattutto attività d'insegnante e di conferenziere, alternando il suo soggiorno fra l'Inghilterra e Roma. Fece parte della Anglo-Italian Literary Society, collaborò al supplemento letterario del Times, trattò di Dante e di Carducci.
In Italia stampò i suoi Canti delle montagne (Roma 1907), parlò in pubblicò di Kipling, Keats e Whitman, tradusse il Re Lear di Shakespeare (Torino 1907) e lo studio su Ercolano di C. Waldstein, e L. Shoorbridge (ibid. 1910). I suoi frequenti contatti con gli emigrati italiani e con uomini politici italiani e serbi suscitarono qualche perplessità nell'ambasciatore a Londra march. A. di San Giuliano. Nel 1911 il C., poco dopo la sua nomina a professore ordinario, espresse pubblicamente la sua protesta per i massacri che venivano attribuiti alle truppe italiane in Tripolitania; nel '12 inaugurò la sezione di Solio della "Dante Alighieri"; nel '13 fu eletto presidente del comitato di Londra della Società. Egli continuò nell'attività oratoria, più frequentemente a Roma, ma anche a Genova e a Venezia, e - dopo un breve viaggio in Dalmazia, - ritornò pure a temi dalmatici. Allo scoppio della guerra mondiale il C. intensificò la sua opera. Nell'agosto del '14 ebbe incontri a Roma e a Venezia con gli esponenti dell'interventismo per concordare l'azione di propaganda, e il 16 settembre partecipò alla costituzione d'una giunta di cui facevano parte S. Barzilai, A. Zenatti, R. Timeus, E. Tolomei.
Ebbe contatti con gli irredentisti che facevano capo ad altri organismi e assiduamente collaborò al Giornale d'Italia, vipubblicò una serie d'articoli sugli interessi italiani in Adriatico e sostenne fiere polemiche con i neutraIlisti, da lui tacciati - come C. De Lollis - di "germanofilia" (settembre 1914). Alla fine dell'anno costituì a Roma, con E. G. Parodi, A. Dudan, T. De Bacci Venuti, E. Coselschi e A. Orefici la società "Pro Dalmazia italiana" che ebbe filiali nelle maggiori città.
Questa attività non poteva sfuggire al governo austriaco; il 30 novembre, la polizia di Trento accusò il C. di alto tradimento alla Procura di Stato; il processo fu affidato al tribunale provinciale di Zara che ordinò il sequestro preventivo dei suoi beni e l'arresto immediato in caso di cattura. Egli intanto continuava a sostenere con la parola e gli scritti le rivendicazioni italiane in Adriatico: collaborò nel 1915 a due volumi miscellanei su La Dalmazia (pubblicato a Genova) e Italy and the Adriatic (pubblicato a Londra). Sottoscrisse pure (con A. Colautti, C. Battisti, G. Venezian, E. Tolomei) una lettera all'ambasciatore russo Krupinskj, per ottenere che gli italiani irredenti, militari austriaci, se fatti prigionieri, venissero instradati in Italia. Finalmente, il 19 apr. 1915, ottenne per intervento di A. Salandra la cittadinanza italiana.
Il 24 maggio 1915 il C. lasciò Londra per arruolarsi come volontario nell'esercito italiano. Fante nella brigata "Re", venne presto utilizzato nel settore della propaganda. Nell'agosto pubblicò ad Udine l'inno Croce bianca e Croce rossa d'Italia; a metà del '16, col grado di tenente, venne inviato a Londra in missione ufficiale; rientrò in Italia e, dopo Caporetto, gli vennero affidati compiti di propaganda nelle trincee; dal maggio del '18 redasse il giornale dell'VIII corpo d'armata San Marco. Promosso capitano e insignito della croce al merito, pubblicò a Milano nel 1918 i versi di trincea La vergine veneta, La vittoria adriatica, Onde dell'Adriatico e Venezia. Nell'estate fu a Londra, dove parlò sul pensiero politico del Machiavelli e del Mazzini, poi, nuovamente al fronte, partecipò all'offensiva del Montello.
Mentre si concludeva il conflitto, egli ritornò a Londra dove rimase fino al maggio del '19 e, pur sofferente per una forte febbre reumatica, si batté contro la politica di cooperazione con gli Iugoslavi, sostenuta da L. Bissolati. Iniziò nel giugno '19 la sua collaborazione al Popolod'Italia, nell'agosto era a Zara, poi da Londra appoggiò l'iniziativa dannunziana su Fiume; agli inizi del '20 parlò in Olanda e nel Belgio sul diritto italiano in Adriatico. Pubblicata a Milano (1920) La passione di Dalmazia, fu accolto con calore a Fiume e D'Annunzio gli consegnò la medaglia di Ronchi. Con l'amm. E. Millo si recò a Curzola e a Zara, e il 24 settembre partecipò a Roma alla grande manifestazione per Fiume e la Dalmazia. I suoi articoli sull'Idea nazionale, in cui polemizzava aspramente contro l'abbandono della Dalmazia, gli procurarono noie con la questura centrale. In ottobre fu nuovamente a Londra, uno dei fondatori di quel fascio italiano all'estero.
Negli anni seguenti il C. svolse attività pubblica ed ottenne incarichi ufficiali dal governo. Fondò con E. Corradini la rivista Il Globo; il 19 marzo 1923 fu nominato senatore del Regno; nuovamente a Londra svolse attività di conferenziere e vi pubblicò il Carme umanistico dedicato al bibliofilo St. John Homby. Nel '25 era fra i firmatari del manifesto Gentile e a fine d'anno sostenne in Senato la nuova legge sulla stampa. Fra il settembre del '25 e il '28 fece parte della delegazione italiana alla Società delle Nazioni. Nel marzo 1926 fondò a Roma col cognato A. Bacotich l'Archivio storico della Dalmazia, una rivista ricca e varia che durerà fino al '40. E gli vi pubblicò scritti su A. Colautti, sul Foscolo in Dalmazia, sul pittore F. Salghetti-Drioli, sul Tommaseo; le sue varie relazioni procurarono alla rivista la collaborazione di valenti studiosi quali R. Almagià, A. Venturi, F. Luzzato, E. Di Carlo oltre ai dalmati U. Inchiostri e G. Praga.
Il C. parlò all'università di Padova per lo scoprimento del busto del Tommasco; fu nominato presidente della Giunta d'arte per le pubblicazioni dello Stato, poi presidente della quinta. sezione del Consiglio superiore dell'Educazione nazionale; a Londra egli fu onorato dall'università per iniziativa d'un comitato costituito da J. Galsworthy, W. B. Yeats e il dantista E. Gardner; nello stesso anno venne invitato negli Stati Uniti dall'Istituto di politica di Williamstown (il corso di lezioni, The central problem of the Mediterranean Sea, fu pubblicato a New York nel 1926).
Facile conferenziere, il C. partecipò a iniziative di cultura e di propaganda nazionale a Merano, a Rodi, in Dalmazia; presiedette il primo congresso mondiale delle biblioteche, fu chiamato a far parte della Commissione per la stampa delle opere di D'Annunzio. Nel '27 pubblicò a Zara il poema drammatico La notte dei re e la Canzone del congedo, nel '29 la raccolta Musa limitaris a Milano, nel '31 a Firenze il volumetto Dalmazia. Dopo oltre vent'anni, lasciò nel giugno del '28 l'insegnamento all'università di Londra. dove tornerà un'ultima volta nel febbraio del '30 per parlare de La pittura veneziana. Fu socio della Royal Literary Society e dell'Accademia di S. Luca, e collaborò alla Nuova Antologia. Ancora intervenne in Senato su questioni d'arte, nel luglio del '30 sulle minoranze nazionali e il 14 dic. 1932 per protestare appassionatamente contro la distruzione di monumenti e la persecuzione degli italiani in Dalmazia, inducendo l'assemblea à sospendere i lavori in segno di lutto.
Dopo un'ultima visita a Zara, il C. morì a Roma il 18 genn. 1935.
Fonti e Bibl.: Necrol. in: San Marco (Zara), 19 genn. 1935; Riv. dalmatica, IV(1934), 4, p. 64; Atti e mem. d. Soc. dalmata di storia patria, III-IV (1934), pp. 375 s.; Nuova Antol., 1°febbr. 1935, p. 479; Il Dalmatino, LX(1936), pp. 4952; Arch. stor. per la Dalmazia, X(1935), 108, pp. 1-38. Le carte e i libri del C. costituiscono il fondo, dalmata della Bibl. dei Senato; ne ha pubblicato alcune parti A. Bacotich, in Arch. stor. per la Dalmazia, XIII(1938), 144, pp. 443-52; 148, pp. 141-46; XIV (1939), 156, pp. 477 ss.; A. Tamaro, La Vénétie Julienne et la Dalmatie, Roma 1919, III, p. 653; [G. Picciola], Poeti ital. d'oltre confine, Firenze 1919, pp. 216-22; Chi è?, Roma 1931, p. 194; C. Starace, Il fondo dalmata C.-Bacotich alla Biblioteca del Senato della Repubblica, in Rass. stor. del Risorgim., XXXVIII (1951), pp. 664 ss.; A. De Benvenuti, A. C., ibid., pp.256 ss.; Id., Storia di Zara dal 1797 al 1918, Milano 1953, pp. 160, 167, 313 s.; G. Stefani, La lirica ital. e l'irredentismo, Bologna 1959, pp. 24, 91 s.; B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla Prima guerra mondiale, I, L'Italia neutrale, Milano-Napoli 1966, pp. 436, 472, 611, 615; [E. Sestan], Diz. stcr. polit. ital., Firenze 1971, ad vocem;G. B. Gifuni, Il rifiuto di A. Salandra a collaborare con il fascismo dal carteggio Privato del sen. C., in L. Salandra, Ricordo di A. Salandra, Lucera 1977, pp. 121-27; Enc. Ital., App. I, p. 435.