CAPECE, Antonio
Nacque a Napoli l'11 ag. 1606 da Ottavio, della nobile famiglia napoletana, e da Camilla Antinori. Rimasto orfano del padre quando aveva appena un anno, fu educato dalla madre, che nel 1616 lo mise a scuola dai gesuiti. Il 30 luglio 1624 chiese di entrare nella Compagnia di Gesù e, una volta ammesso, il 24 maggio e il 18 nov. 1625 presentò domanda per essere inviato in terra di missione. Il suo desiderio fu esaudito dieci anni più tardi, dopo che dal 1628 al 1629 aveva insegnato nel collegio di Salerno, dal 1630 al 1631 in quello di Napoli nonché completato gli studi di teologia nel Collegio romano.
Il 3 luglio 1634 il C. lasciò Roma per Lisbona, porto d'imbarco per l'Estremo Oriente. Partì da quest'ultima città il 13 apr. 1635 assieme a M. Mastrilli e il 10 dicembre arrivò a Goa. Ne ripartì nell'aprile dell'anno seguente diretto a Macao, ma, per sfuggire alla flotta olandese, la sua nave dovette piegare su Manila, dove giunse il 31 luglio 1636. La sosta nelle Filippine si protrasse più a lungo del previsto. Un tentativo di ripartirne, effettuato nell'ottobre dello stesso anno, non ebbe successo per il naufragio della nave e soltanto nell'aprile 1637 il C. riuscì ad arrivare a Macao.
Qui comunicò al visitatore A. Rubino l'ordine del generale di inviarlo in Giappone, paese allora chiuso alla predicazione dei missionari. La notizia della morte di M. Mastrilli, martirizzato il 17 ott. 1637 a Nagasaki, se, contribuì a rafforzare i propositi del C., indusse però le autorità portoghesi a farlo allontanare da Macao, ad evitare incidenti che avrebbero potuto nuocere ai loro traffici col Giappone. Sul finire del 1637 il C. venne destinato in Cambogia, dove rimase tre anni, finché nel 1641 riuscì a raggiungere a Manila il Rubino, il quale, con la connivenza delle autorità spagnole, preparava lo sbarco di un gruppo di missionari sulle coste del Giappone.
Si trattava di una impresa disperata, di un viaggio senza ritorno, data la sorveglianza esercitata dalle autorità giapponesi e le severissime misure da esse prese nei confronti di quei missionari i quali avessero osato sbarcare per svolgere opera di evangelizzazione. Ciononostante il 4 luglio 1642 il Rubino salpò alla volta del Giappone insieme con quattro confratelli, tra cui il C., e tre laici. Erano tutti animati da un'eroica determinazione, anche perché si proponevano di riscattare con un eventuale sacrificio l'onta gettata sulla Compagnia dal vicario provinciale C. Ferreira, il quale aveva apostatato dopo esser stato sottoposto a tortura.
Onde eludere la vigilanza dei Giapponesi venne annunziato al momento dell'imbarco che la nave si sarebbe diretta a Formosa per portare aiuti a una fortezza spagnola assediata dagli Olandesi; ma una volta al largo essa puntò sull'arcipelago giapponese e l'11 di agosto sbarcò i missionari su un'isoletta del distretto di Satsuma: Shimo-koshiki-jima, secondo fonti giapponesi.
Da quel momento le notizie che si possiedono sulla successiva sorte dei missionari sono vaghe e contraddittorie. Secondo fonti occidentali - che si basano sul diario del direttore della rappresentanza di Nagasaki della Società olandese per le Indie orientali, per i giorni 21 e 22 ag. 1642;. sulle dichiarazioni rese dallo stesso a Batavia per il periodo di sua permanenza a Nagasaki, che va dal 22 agosto al 29 ottobre dello stesso anno, nonché su altre dichiarazioni di mercanti cinesi e olandesi provenienti dal Giappone - i missionari furono subito scoperti e trasportati a Nagasaki il 21 ag. 1642 per esservi sottoposti a giudizio.
Essi vennero interrogati per il tramite di un sacerdote apostata, indicato con i nomi di Joan e di Yendo de las Chaves e che da alcuni è stato voluto identificare con lo stesso C. Ferreira, i cui nomi giapponesi erano Sawano Chuan e Endo no Chuan. Avendo respinto l'invito ad apostatare, i missionari vennero sottoposti a tortura: prima quella dell'acqua, consistente nel far espellere con violenza dal corpo l'acqua che era stata fatta ingurgitare in grande quantità; quindi, dopo aver subito più volte questo tormento per un periodo di sette mesi, il 17 marzo 1643 vennero sottoposti alla tortura del pozzo. Appesi per i piedi, i condannati erano calati in una stretta fossa e lasciati morire lentamente di fame e di congestione cerebrale. Finché non perdevano conoscenza essi potevano salvare la vita apostatando.
Secondo le fonti suddette, tutti e cinque i missionari e i tre laici preferirono morire piuttosto che cedere. Tre di essi: il C., F. Marquez e D. de Morales avrebbero resistito ben nove giorni, tanto che il 25 marzo gli stessi carnefici avrebbero deciso di porre termine alla loro agonia e, estrattili dalla fossa, li avrebbero decapitati. La notizia della loro morte venne subito diffusa in Occidente: solenni funzioni furono tenute a Macao e molte pubblicazioni apparvero in quegli anni in Europa per esaltare i martiri della fede. Tuttavia la scoperta di un documento giapponese del 1690 ha di recente gettato dei dubbi circa la fine di tre dei missionari.
Si tratta di un elenco contenente dati su una cinquantina di cristiani imprigionati a Omura, tra i quali tre missionari stranieri arrestati al largo di Satsuma e che il 14 ag. 1642 erano stati trasferiti a Omura, dove morirono in date diverse: il primo, dopo circa un mese, il secondo nel 1665 e il terzo, indicato col nome di Mikeru, nel 1690. Secondo lo storico M. Anezaki potrebbe trattarsi del C., del de Morales e del Marquez: il nome di quest'ultimo sarebbe stato storpiato dai Giapponesi in Mikeru. A sostegno di questa tesi potrebbe addursi una lettera di M. de Azevedo, datata 20 novembre 1647 da Macao, nella quale, in contrasto con precedenti comunicazioni, egli ammetteva constargli che alcuni dei cinque erano morti non sotto tortura, ma in prigionia.
Quattro lettere del C. al fratello Francesco sono state pubblicate in Breve relatione della gloriosa morte..., Roma 1652, pp. 11-14, 21, 24 s., 28-30, e in M. Volpe, P. A. C., Napoli 1912, pp. 64-67, 99 s., 123 s.; altre sono conservate autografe in Arch. Rom. Soc. Iesu e pubblicate in parte in M. Volpe, cit., pp. 39, 41, 124 s., 165 s.
Fonti e Bibl.: Alcune lettere di missionari gesuiti dell'Estremo Oriente, conservate in Arch. Rom. Soc. Iesu e in parte pubblicate, riferiscono le prime notizie sulla cattura del C. e compagni nonché le voci sulla loro successiva sorte. Tali sono le lettere di A. X. Koffler a P. Alegambe, datata Giacarta, 5 dic. 1642 (Jap-Sin., 29, I, ff. 255 s.) e a C. Sangre, datata Macao 9 sett. 1646 (ibid. 161, II, f. 334); di F. de Marino al generale M. Vitelleschi, datata Macao, 14 dic. 1643 (ibid. 161, II, ff. 287-288v); di M. de Azevedo a A. F. Cardim, datata Goa, 25 dic. 1644 (ibid. 29, I, ff. 360-361v) e al generale V. Carafa, datata Macao, 20 nov. 1647 (ibid. 161, II, ff. 337-338v). Altre fonti ms., in parte pubblicate, sono in Arch. Rom. Soc. Iesu, Jap.-Sin. 29, I, ff. 258-259: Relaçao fielmente tresladada da palavra en palavra do diario que fez o Senhor Joâo Ulsdracht Olandes de naçao et Presidente dos negocios de Japâo per parte da muy poderoza Companhia de Olanda nas Indias Orientaes,sobre as couzas,que acontecerâo em Nangazaqui..., e ibid. 29, II, ff. 264-287: P. Marquez, Relacâo dos Mártyres de Japâo do anno de 1643. V. inoltre La mort glorieuse de soixante et un chrestiens de Macao,decapitez pour la confession de foy à Nangazaqui,au Royaume du Japon,le 4 d'Aoust,l'an MDCXL... Avec la copie d'une lettre de Hollande touchant la glorieuse confession de quatre pères de la mesme Compagnie et de trois autres chrestiens mis à mort au mesme Royaume du Japon sur la fin de l'an MDCXLII, Lille 1643; Breve relatione della gloriosa morte che il p. Antonio Rubino della Compagnia di Giesù,visitatore della Provincia del Giappone e Cina,sofferse nella città di Nangasacchi dello stesso Regno del Giappone,con quattro altri padri della medesima Compagnia.... Roma 1652; A. de Rhodes, Histoire de la vie et de la glorieuse mort de cinq pères de la Compagnie de Jésus qui ont souffert dans le Japon avec trois seculiers en l'année 1643, Paris 1653; P. Alegambe, Mortes illustres..., Romae 1657, pp. 570-593; D. Bartoli, Dell'Historia della Compagnia di Giesù: il Giappone, Roma 1661, p. 507; M. Tanner, Societas Iesu usque ad sanguinis et vitae profusionem militans in Europa,Africa,Asia et America..., Pragae 1675, pp. 412-422; M. Inoue, Kirishito-ki (Memorie sul cristianesimo), a cura di Hiyane Antei, in Kirishitan Bunko (Biblioteca cristiana), II, Tokyo 1925, p. 89; P. de Charlevoix, Histoire du Japon, V, Paris 1754, pp. 361-366; M. Tanabe, Nagasaki-shi (Cronaca di N.), a cura di I. Koga, Nagasaki 1928, p. 267; Tokyo, Bibl. dell'università Waseda, A. Tokugawa, Sokkyohen (Testi anticristiani), ms. circa 1855, c. V; L. Pagés, Histoire de la religion chrétienne au Japon depuis 1598 iusqu'à 1651, I, Paris 1869, pp. 830, 870-876; II, ibid. 1870, pp. 418-421; L. Delplace, Le catholicisme au Japon - L'ère des martyrs 1593-1660, II, Bruxelles 1910, pp. 232-236; M. Volpe, P. A. C.,S.I.,martire nel Giappone 1606-1643, Napoli 1912; M. Anezaki, Some more Documents on the Kirishitan Prosecuted in the last half of the Seventeenth Century, in Proceedings of the Imperial Acad. [of Japan], II, 5 maggio 1926, pp. 193 s.; R. Streit, Bibliotheca Missionum, V, Aachen 1929, pp. 123, 546, 555 ss., 564; X, Rom 1966, pp. 25, 58, 132, 153, 166 s.; M. Anezaki, Kirishitan Dendō no Kōhai (Crescita e decadenza della propaganda missionaria cristiana), Tokyo 1930, pp. 722-726; Id., A concordance to the History of the Kirishitan Missions, Tokyo 1930, pp. 77, 161; T. Yamaguchi, Ōmurahan Kirishitan Kenkyū Shiryō(Materiali storici per lo studio del cristianesimo in Omura), Tokyo 1937, pp. 1-6; G. Voss-H. Cieslik, Kirishito-ki und Sayo-yoroku. Japanische Dokumente zur Missionsgeschichte des 17.Jahrhunderts, Tokyo 1940, p. 77; C. R. Boxer, The Christian Century in Japan 1549-1650, Berkeley-London 1951, pp. 390 s.; J.Wicki, Liste der Jesuiten Indienfahrer 1541-1758, in Aufsätze zur Portugiesischen Kulturgeschichte, VII, Münster 1967, p. 295; J. F. Schütte, Introductio ad historiam Societatis Iesu in Japonia 1549-1650, Romae 1968, pp. 269, 273, 275, 365, 370-372;J. Jennes, A History of the Catholic Church in Japan, Tokyo 1973, p. 170; Enc. Catt., III, col. 659; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, Bruxelles-Paris 1891, coll. 696 s.; Dict. d'Hist. et de Géographie Ecclés., XI, coll. 833-835.