BENEVOLI, Antonio
Nato nel 1685 a Castel delle Preci, presso Spoleto, da famiglia originaria di Norcia, apprese i primi rudimenti dell'arte chirurgica nella terra natale; successivamente, rimasto orfano, egli venne accolto a Firenze dallo zio Girolamo Accoramboni, che vi esercitava la professione di chirurgo flebotomo, e fu da questo avviato allo studio prima delle lettere e della filosofia, poi dell'anatomia e della chirurgia sotto la guida, rispettivamente, di T. Pacci e di A. Querci. In tal modo completò con la formazione teorica la conoscenza empirica dell'arte chirurgica e nel 1706, a soli ventun anni, vinse il concorso per la nomina a chirurgo litotomo e oculista nell'ospedale di S. Maria Nova di Firenze; distintosi in modo particolare, ricevette nel 1719 da Cosimo III una pensione, e nel 1755 fu nominato chirurgo primario dello stesso ospedale. Morì a Firenze il 7 maggio 1756.
Il B., pur essendo un brillante operatore, non emerse certo come una figura di grande rilievo scientifico nella chirurgia dei suoi tempi, che già andava compiendo notevoli progressi e poteva vantare tra i suoi cultori nomi illustri, come C. Magati, M. A. Severino, G. Zambeccari; egli, piuttosto, rappresentò un insolito esempio di legame tra la stirpe dei chirurghi ambulanti e il mondo scientifico, essendosi elevato dalle rozze origini dell'empirismo preciano alla dignità di capostipite di una scuola divenuta poi celebre, alla quale appartenne, tra gli altri, A. Nannoni.
Il B. eseguì interventi chirurgici per quei tempi assai audaci, come erniotornie vescicali, estirpazione di tumori genitali maschili e femminili, asportazione di sarcomi dell'orbita, oltre alle operazioni per le calcolosi vescicali. Di chirurgia generale lasciò le seguenti pubblicazioni:
1) Nuova proposizione intorno alla caruncola dell'uretra detta carnosità, edita a Firenze nel 1724. In tale opera trattò delle stenosi uretrali, affermando che la difficoltà nell'orinare era dovuta soprattutto al fatto che quella formazione detta "verumontanum" si presentava gonfia, dura e ulcerosa; egli, in contrasto con gli assurdi teorici e la pratica dannosa seguita fino ad allora, condannò l'uso delle candelette corrosive, consigliando al contrario quelle emollienti e dilatanti. Ancora, con reperti anatomo-patologici provò come la camosità dell'uretra consista in un'ulcera della caruncola seminale, detta grano ordaceo, di natura blenorragica, paragonabile alla fistola lagrimale dipendente dall'ulcera della caruncola lagrimale.
2) Dissertazioni: I. Sovra l'orig. dell'ernia intestinale finora non stata avvertita. II. Intorno alla più frequente cagione dell'iscuria, ossia ritenzione dell'orina nella vescica. III. Sopra il leucoma, detto volgarmente maglia dell'occhio. Aggiuntevi quaranta osservazioni, tre delle quali sulla rachitide, e le altre in diversi casi di chirurgia. In questa pubblicazione, che vide la luce a Firenze nel 1747, il B., tra l'altro, affermò che la causa delle ernie è rappresentata dal rilassamento degli anelli inguinali, che la stranguria è provocata dall'acidità dell'urina, che l'uso di unguenti e polveri irritanti nella cura del leucoma può provocare una recrudescenza dell'infiammazione con aggravamento dei processi di sclerosi cicatriziali, ed espose anche interessanti rilievi anatomopatologici (come la descrizione di due uteri, uno durante la mestruazione, un altro durante una gravidanza tubarica).
3) Due relaz. chirurgiche istruttive, una dell'ultima malattia del già Illustrissimo Sig. Cav. Gualberto Panciatichi consistente in un ascesso della cavità dell'addomine. L'altra parimente dell'ultima malattia del fu Sig. Domenico Comparini cagionata da un'ernia assai particolare, Firenze 1750.
Di maggior rilievo appare il contributo apportato dal B. all'oculistica, non soltanto in campo chirurgico, ma anche per ciò che si riferisce alle teorie patogenetiche della cataratta, come può rilevarsi dalla Lettera... sopra due osservazioni fatte intorno alla cataratta glaucomatosa... scritta a... A. M. Valsalva..., pubblicata a Firenze nel 1722, nella quale egli sostenne che la cataratta dipende da una opacità del cristallino e non dalla formazione di una pellicola nelle camere dell'umor acqueo.
In realtà, la tesi che una primitiva alterazione del cristallino fosse la causa della cataratta fu enunciata all'inizio del sec. XVIII da A. Maître-Jean, dal B. citato appunto nella sua lettera; il suo merito scientifico fu l'averne dato la dimostrazione anatomopatologica, avendo pensato a eseguire l'autopsia di un soldato tedesco, certo Adam Schuster, da lui operato di cataratta il 13 luglio 1720, e morto poi, per altre cause, il 6 apr. 1722. Nella lettera al Valsalva, che sulla scorta di tale dettagliato reperto anatomopatologico chiama ad arbitro sulla validità delle due dottrine patogenetiche, appunto la glaucomatosa e la membranosa, il B. non nega in modo assoluto l'esistenza di tale ultimo tipo di cataratta, solo si domanda come possa avvenime la formazione.
A causa della pubblicazione di tale lettera il B. venne accusato dal chirurgo lucchese Pietro Paoli Lupi, sostenitore dell'esistenza della cataratta membranosa, di aver plagiato L. Heister: per difendersi da tale accusa, pubblicò a Firenze, rispettivamente nel 1730 e nel 1732, un Manifesto... sopra alcune accuse contenute in un certo parere dei Signor Pietro Paoli e ancora una Giustificazione... dalle replicate accuse del Sig. Pietro Paoli cerusico in Lucca.
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