CAVANIS, Antonio Angelo
Nacque a Venezia il 16 genn. 1772 dal conte Giovanni, di famiglia originaria di Bergamo iscritta dal 1688 tra la nobiltà padovana, e da Cristina Pasqualigo Basadonna. Iniziò la sua istruzione presso la scuola delle sorelle Invardi a S. Trovaso, ma fu soprattutto nell'ambiente familiare che avvenne la sua formazione. Grande influenza esercitò su di lui il padre, uomo colto ma bigotto, che lo conduceva con sé nell'assidua frequenza alle funzioni sacre: da lui il C. fu abituato alla frequente comunione; né le lezioni di ballo, di violino e di francese (di prammatica per un giovane rampollo di una nobile famiglia veneziana) riuscirono a rendere più spigliato il comportamento, che ci viene descritto come "calmo, riflessivo, timido, riguardoso" (Zanon, Compendio, p. 16). Appena adolescente, dal domenicano Gioacchino Calderari fu avviato agli studi eruditi e di carattere religioso, esercitandosi anche nella composizione di versi sacri.
Ascritto per volere del padre il 9 genn. 1787 al ruolo dei segretari della Cancelleria ducale, il C. superò il 21 genn. 1788 l'esame per notaio straordinario e il 28 dic. 1789 ottenne il primo incarico pubblico come segretario del nobile Benedetto Trevisan, governatore delle galee dei condannati; ma ben presto manifestò il desiderio di non esercitare tale ufficio nella convinzione che il governo della Repubblica "non fosse più così profondamente religioso come era stato negli anni più gloriosi della sua storia, e non di rado si trovasse in opposizione con la suprema autorità della Chiesa" (ibid., p. 28). Sarebbe già nel 1790 entrato tra i domenicani osservanti, se i genitori non si fossero opposti. Soltanto dopo la morte del Padre (23 nov.? 1793), il C., abbandonato il posto di segretario, poté vestire il 5 marzo 1794 l'abito clericale. Ordinato sacerdote il 21 marzo 1795 e destinato alla parrocchia di S. Agnese, intorno al 1796 il C. istituì in casa sua l'Accademia di S. Tommaso cui partecipava un gruppo di sacerdoti. Nel 1797, in coincidenza con l'esperimento democratico seguito alla caduta dell'antica Repubblica, iniziò l'insegnamento privato ai fanciulli poveri.
Lo scopo perseguito, oltre a quello puramente caritatevole, era la formazione cristiana dei giovani che egli intendeva sottrarre alle nuove idee rivoluzionarie; non a caso il C. entrò allora in contatto con l'ex gesuita L. Mozzi, noto per i suoi scritti controrivoluzionari e per le sue capacità organizzative in campo giovanile, il quale, espulso da Bergamo per attività reazionaria, risiedeva allora a Venezia. Seguendo l'esempio e i suggerimenti di questo, il C. fondò il 2 maggio 1802, nella parrocchia di S. Agnese, una congregazione mariana aggregata a quella di Bergamo, di cui era direttore il Mozzi, e alla prima primaria di Roma: le regole e le pratiche religiose (ad es., le corone di fiori) furono attinte a quelle in vigore nella Congregazione del Mozzi; originale trovata del C. fu invece "l'orto delle ricreazioni", in un terreno presso le fondamenta degli Arsenalotti (ottobre 1802), che rappresentò per i giovani un forte strumento di attrazione. Alla fine dell'anno i congregati salirono a un'ottantina e fu trovato un folto gruppo di finanziatori tra i nobili veneziani.
Ma il C. sentiva sempre la necessità di operare nel campo dell'istruzione: alla fine del 1803 assunse come maestro il sacerdote Leonardo Romanini e il 2 genn. 1804 cominciò a funzionare, in un locale della parrocchia di S. Trovaso, la prima scuola di carità, con solo quindici alunni: l'istruzione era del tutto gratuita. Nel luglio 1806, poiché gli alunni aumentavano, venne acquistato il palazzo da Mosto, che prese il nome di palazzo delle Scuole di carità. Dopo la costituzione del Regno d'Italia, mentre in base a un editto del maggio 1807 la Congregazione mariana dovette interrompere la sua attività, le scuole poterono continuare a vivere, sia pure sottoposte a rigidi controlli; anzi accanto ad esse nel 1808 fu impiantata, con l'aiuto dello stampatore Antonio Curti, una tipografia, come casa di lavoro per gli nlunni bisognosi di guadagnare: essa funzionò fino al 1812 quando la nuova legge imperiale sulla stampa costrinse il Curti a ritirare l'attrezzatura tipografica e a riportarla nella sua azienda.
Frattanto il 7 sett. 1808 fu aperto anche un istituto femminile per le povere fanciulle abbandonate sotto la direzione del C., ma per iniziativa di Maria Dorotea Ploner Inson. Nel 1810, presso il soppresso monastero dello Spirito Santo, vennero aperte anche delle scuole per alunne esterne che venivano istruite nel catechismo, a leggere, scrivere e far di conto, ma soprattutto nei lavori femminili; nel 1811 l'istituto fu trasferito nel monastero delle eremitane agostiniane ed ebbe l'anno seguente le regole definitive dalla marchesa Maddalena di Canossa. Questa suggerì anche al C. di iniziare la pratica del ritiro spirituale mensile.
Nel 1812 il C. insieme con il fratello Marcantonio ebbe dalla direzione generale della Pubblica Istruzione di Milano il riconoscimento della qualità di direttore degli istituti e di maestro delle materie che vi si insegnavano. Al ritorno degli Austriaci (1814) le scuole avevano già un assetto ben definito, caratterizzate dalla gratuità e dall'organizzazione di tipo umanistico (con sei classi che portavano dalle elementari alla filosofia, con una classe di belle arti). Il C. e il fratello chiesero mvano a Pio VII di poter istituire una congregazione di sacerdoti secolari della Madre di Dio, come diramazione di quella scolopica, promettendo − quando avessero potuto raggiungere il numero di ventiquattro sacerdoti − di assistere gratuitamente i fanciulli poveri dei sei sestieri veneziani con scuole di carità, oratori e ricreatori; ricevettero soltanto l'esortazione a perseverare, ma nel 1817 il patriarca Milesi permise che alcuni chierici risiedessero nell'istituto. Ottenuta l'approvazione imperiale (23 febbr. 1819), la congregazione, pur non essendo ancora istituita ufficialmente, comincio in pratica a esistere quando il C. iniziò a vivere in comunità con tre chierici e un inserviente laico nella "casetta", un vecchio edificio presso le fondamenta degli Arsenalotti: nel 1830 essa radunava già sei sacerdoti e dieci chierici, ma soltanto il 21 giugno 1836 ricevette il breve pontificio di approvazione e, più tardi, il 16 luglio 1838 ebbe l'istituzione canonica da parte del patriarca di Venezia, quando il numero dei sacerdoti era salito a venticinque. Le scuole di carità conobbero alterna fortuna: ridotte in forma privata il 17 genn. 1823 dal governo austriaco, alla fine del 1836 ottennero il pareggiamento delle classi elementari, mentre le classi ginnasiali ricevettero tale privilegio il 25 giugno 1839. Dal 1834 fu aperto un nuovo istituto a Lendinara (Rovigo).
Circa i contenuti e i metodi pedagogici, le scuole di carità poggiavano su principî piuttosto tradizionali: le scuole elementari seguivano il e "metodo normale", cioè avviavano allo studio del latino nei ginnasi, e per molti anni esclusero ogni insegnamento di tipo naturalistico (le scienze naturali furono introdotte soltanto nel 1853 per ottemperare ai regolamenti austriaci); il C. e il fratello si rifacevano soprattutto alle regole caIasanziane e affermavano che la scuola doveva operare "a foggia paterna" mirando più a formare le coscienze che a sviluppare le intelligenze. Introdussero però già dal 1814 nelle scuole il metodo del mutuo insegnamento, che consentiva loro di assistere un maggior numero di alunni con pochi maestri, ma nel 1820 tale metodo fu vietato dal governo austriaco.
Nel 1851 il C., ormai malato e quasi cieco, cedette la direzione dell'istituto a Vittorio Frigiolini, cui successe tre mesi dopo Sebastiano Casara. Nel 1857 venne eretta la casa di Possagno con un vasto collegio e la parrocchia nel tempio canoviano. Il C. morì a Venezia il 12 marzo 1858 e fu sepolto in S. Agnese. Il processo informativo per la causa di beatificazione si aprì il 9 nov. 1918 concludendosi positivamente il 16 luglio 1925.
Attivo coadiutore del C. divenne il fratello Marcantonio (Venezia 4 maggio 1774-ivi 10 ottobre 1853). Ascritto alla Segreteria della Cancelleria ducale nel 1787, divenuto notaio straordinario nel 1795, deputato all'Avogaria nel 1796, divenne sotto la democratica Repubblica veneta vicesegretario della commissione delle ricerche (1797). Nel 1798 divenne primo assistente dell'I.R. Magistrato camerale per il dipartimento veneto, poi vicesegretario presso il dipartimento del Culto. Animatore della congregazione mariana istituita dal fratello, lasciò la vita pubblica e ricevette gli ordini sacri il 20 dic. 1806. Si dedicò subito alla predicazione e ad aiutare il fratello nell'opera delle scuole di carità, di cui egli, per la sua esperienza in campo amministrativo, divenne il procuratore, chiedendo sussidi ai privati eagevolazioni al governo. Nell'aprile 1834 cedette in affitto al Monte di pietà di Venezia il palazzo Corner, donato alle scuole di carità nel 1817, poi venduto per 60.000 lire nel 1837, dopoché già alcuni quadri della preziosa raccolta erano stati alienati e altri distrutti perché ritenuti osceni.
Fornito di buona cultura e di un discreto gusto letterario (arcade dal 1796 con il nome di Mireno Eleusino, pubblicò nel 1815 a Venezia una raccolta di Poesie), spinse il fratello alla compilazione comune di una serie di sussidi didattici per gli alunni delle loro scuole. Per prima composero un'antologia, contenente una vasta scelta di brani di oratori sacri dalla fine del sec. XVIII all'inizio, del secolo XIX, che dovevano servire come modello per la composizione dei temi (Squarci di eloquenza di celebri moderni autori italiani, raccolti ad uso della studiosa gioventù, Venezia 1813): essa conobbe varie edizioni e fu adottata in seminari e scuole religiose. Seguì il Nuovo metodo per agevolare ai fanciulli lo studio della lingua latina (ibid. 1815), in sei volumetti che riducevano al minimo lo studio grammaticale, puntando soprattutto sull'apprendimento diretto mediante la lettura e la traduzione dei classici. L'anno dopo vi fu aggiunto il Piccolo vocabolario latino-italiano (ibid. 1816). Tra il 1816 e il 1821 venne pubblicata, in dodici volumetti, la "Biblioteca utile e dilettevole", che presentava una serie di agili antologie di prosatori e poeti italiani e latini, tra cui i Padri della Chiesa. Opera erudita, di intento moralistico, fu Il giovane istruito nella cognizione dei libri (ibid. 1822), un dizionario universale degli autori che in quindici volumi passava in rassegna le opere di circa millecinquecento scrittori (erano esclusi i viventi, i novellisti, i romanzieri e quasi tutti i poeti, tranne i maggiori): le fonti, cui venivano attinti i giudizi, erano quelle consuete degli apologisti cattolici di fine Settecento come A. Buonafede, A. Calmet, G. Cernitori, J.-F. La Harpe, il Giornale ecclesiastico di Roma.
Fonti e Bibl.: A. e M.Cavanis, Notizie intorno alla fondaz. dei cherici secolari delle scuole di Carità, Milano 1838; S. Casara, Elogio funebre del m.r. padre A. conte de C., Venezia 1858; G.Chiereghin, I venerandi fratelli A. e M. nob. conti C., fondatori dell'istituto delle scuole di Carità..., Venezia 1902; G. Della Santa, Cenni stor. sui C. segretari della Repubblica veneta..., Venezia 1902; F. S. Zanon, I servi di Dio p.A.A. e P. M. conti C. Storia documen. della loro vita, Venezia 1925; Id., Compendio della vita dei servi di Dio p.A.A. e P. M. conti Cavanis, Venezia 1927; B. Galletto, Iconti Cavanis, Roma 1939; F. S. Zanon, Padri educ. La pedag. dei servi di Dio P. A. e p. M. fratelli conti C., Venezia 1950; G. De Rosa, I fratelli C. e la società relig. venez. nel clima della Restaurazione in Ricerche di storia sociale e religiosa, II (1973), 4, pp. 165-86; Enc. catt., III,col. 1210.