GIACOMELLI, Antonietta
Nacque a Treviso il 15 ag. 1857 da Angelo e da Maria Rosmini, parente del filosofo Antonio Rosmini Serbati.
Proprio dall'ambiente familiare, e in particolare dai genitori che vissero ambedue fino a tarda età, la G. ricevette un primo orientamento circa le direttive fondamentali della sua futura esperienza. Dal Rosmini pervenne alla G. il senso profondo della fede cristiana, unito, però, alla propensione critica a coniugarla con le istanze della modernità. Il padre, di nobile famiglia, in gioventù mazziniano (cfr. Angelo Giacomelli, Reminiscenze della mia vita politica negli anni 1848-1853, Firenze 1893), alla metà degli anni Settanta, dopo gravi rovesci finanziari, aveva abbandonato le sue attività imprenditoriali e si era dedicato alla vita pubblica: nel 1882 fu nominato prefetto. Da lui derivò alla G. un senso vigile della partecipazione politica, motivata da sicure istanze liberali e risorgimentali.
Dopo un periodo di peregrinazioni per l'Italia in conseguenza della carriera paterna, nel 1892 la famiglia si stabilì a Roma; in questa prima fase della sua esistenza, la G. si era dedicata prevalentemente all'attività letteraria: nel 1889 aveva pubblicato a Milano il suo primo romanzo, Lungo la via, cui seguirono Sulla breccia (Firenze 1894) e, più tardi, a ricordo di nuove esperienze, A raccolta (Milano 1899).
Le tre opere, scritte in forma quasi diaristica, univano alla finalità prevalentemente pedagogica (quella di educare le nuove generazioni femminili alla fede) la volontà di promuovere e diffondere un'idea cristiana di giustizia economica quale, in quegli anni, andava diffondendosi in Europa. Tale prospettiva indusse la G. a una valutazione molto critica dei metodi e dei contenuti educativi che, all'inizio del secolo, egemonizzavano la famiglia cristiana e gli ambienti della pedagogia cattolica.
Le questioni inerenti la giustizia sociale e la promozione culturale e religiosa della donna furono, di fatto, fra gli obiettivi fondamentali e costanti dell'azione della G. in ambito culturale e sociale e da queste finalità derivò, nel gennaio 1895, dopo che fu entrata in contatto con P. Desjardins e G. Salvadori, la fondazione dell'Unione per il bene.
Questo gruppo raccoglieva nelle sue file giovani laici di entrambi i sessi e non pochi sacerdoti, ed ebbe vita breve (fino al 1897); suo strumento di comunicazione e di diffusione fu la rivista, redatta dalla G., L'Ora presente. L'Unione per il bene svolgeva attività a carattere assistenziale ed era connotata da un'impostazione laica e rigorosamente aconfessionale, tanto da provocare le riserve perfino di R. Murri (cui peraltro la G. fu molto legata, almeno fino al primo decennio del nuovo secolo), il quale fondava il suo giudizio critico sulla convinzione che l'opera di carità non potesse darsi senza vera carità e che la sola carità autentica fosse quella cristiana (Vita nova, 1° maggio 1895).
Negli anni romani la casa della G., in via Arenula, divenne luogo di incontro e di dibattito fra i credenti coinvolti nel tentativo di rinnovamento della Chiesa, allora in atto: Salvadori, G. Semeria, B. Casciola, A. Fogazzaro, E. Martire ne furono i più assidui frequentatori, come pure stranieri di passaggio a Roma, fra cui Paul Sabatier.
Il già ricordato A raccolta, storia romanzata di quest'esperienza, permette di seguirne a grandi linee le vicende e offre un termine di paragone per comprendere e valutare l'atteggiamento critico che la cultura intransigente cattolica assunse nei riguardi della Giacomelli. In particolare, i giudizi negativi del gesuita I. Rinieri sul romanzo (Pro patria. Le amazzoni del cattolicesimo puro, Roma 1900) documentano questo aspetto e delineano esaustivamente il quadro delle critiche e delle contrapposizioni elaborate dalla cultura cattolica ufficiale nei suoi confronti.
Nell'aprile 1898 la G. si trasferì a Venezia, riproponendovi l'esperienza dell'Unione per il bene; nel quadro di questo nuovo tentativo, sostenuta anche da un gruppo di simpatizzanti milanesi di cui facevano parte i Gallavresi e i Gallarati Scotti, nel marzo 1900 aveva già dato vita a un nuovo periodico: In cammino. Nel 1902 la G. rientrò nella città natale, Treviso, dove il suo impegno, sostenuto dalla profonda convinzione della necessità di favorire e incrementare la formazione culturale religiosa sia a livello delle élites, sia a livello popolare, andò assumendo una ancor più specifica caratterizzazione in senso pastorale e liturgico. Con questo fine pubblicò, quindi, alcuni saggi: uno sulla messa, La messa. Istruzioni, testo liturgico e preghiere (Roma-Milano 1904); e i tre volumi di Adveniat Regnum tuum. Rituale del cristiano (ibid.: I, Letture e preghiere cristiane, 1904; II, Rituale del cristiano, 1905; III, L'anno cristiano, 1907).
Tutti uscirono per i tipi della Pia Società S. Girolamo per la diffusione dei ss. Vangeli, la quale, sorta allo scopo di diffondere i testi biblici in traduzione italiana dall'originale, vi affiancava la pubblicazione di opere, finalizzate all'educazione liturgica, che facilitassero e accrescessero la partecipazione dei fedeli alla vita della Chiesa. I testi, e in particolare l'ultimo volume dell'Adveniat, si collegano ai vari momenti della liturgia nello svolgersi dell'anno cristiano, e uniscono e collegano alla traduzione dei passi biblici - disposti secondo le principali celebrazioni del calendario liturgico - considerazioni pie, inni sacri, invocazioni, preghiere, stabilendo una singolare compenetrazione di scienza liturgica e intima devozione che è esempio significativo del rinnovamento ecclesiale in atto. E. Buonaiuti annotò come, fra i tanti manuali di pietà, nessuno come L'anno cristiano avesse la virtù di instillare quel senso religioso che conserva l'alacre serenità dello spirito tra le tumultuose vicende della vita (Rivista storico-critica delle scienze teologiche, III [1907], p. 165). Ed E. Martire segnalava "per sette anni fu il libro di pietà che noi diffondemmo con entusiasmo nelle nostre famiglie, nelle nostre associazioni, nelle nostre scuole" (A. G. terziaria francescana, p. 265).
I testi curati dalla G. circolarono ampiamente nei seminari che partecipavano dello spirito di rinnovamento che faceva capo al movimento murriano, e soprattutto a Perugia la diffusione fu capillare, preoccupando, appunto per ciò, le autorità ecclesiastiche.
Il giudizio del visitatore apostolico al riguardo è significativo: "questo libro quantunque porti l'imprimatur del maestro del Sacro Palazzo e del vicario gerente è un libro pericolosissimo, biasimato vivamente e pubblicamente dai ben pensanti non meno per le molte inesattezze che contiene quanto per lo spirito che lo anima di critica amara della semplice pietà dei fedeli, e di pratiche ivi falsamente insinuate come esagerazioni e superstizioni, e per non pochi errori che vi si riscontrano celati od aperti" (cit. in Bedeschi, I pionieri della D.C., p. 245); di fatto i libri della G. furono basilari per la cultura religiosa dei primi democratici cristiani in Italia.
L'Adveniat avrebbe dovuto comprendere anche un quarto volume, mai edito per una serie di difficoltà. Infatti, il clima instauratosi nella Chiesa dopo la promulgazione della Pascendi da parte di Pio X (7 sett. 1907) rese sempre più problematica l'attuazione delle iniziative della G.: la Pia Società S. Girolamo si ritirò dall'iniziativa e il tentativo di ottenere l'imprimatur ecclesiastico incontrò una lunga serie di difficoltà che culminarono, il 22 genn. 1912, nella condanna all'Indice di tutti e tre i volumi. Gli eventi della prima guerra mondiale completarono poi, involontariamente, l'opera di boicottaggio, poiché, nelle circostanze della disfatta di Caporetto, don B. Casciola perse il manoscritto del quarto volume a lui affidato.
In questi anni, tuttavia, la G., lungi dal rallentare la sua attività, la proseguì alacremente, fondando, tra il 1907 e il 1908, l'associazione Parola fraterna, con l'aiuto in particolare dei suoi amici lombardi, allo scopo di stampare a basso costo, e quindi di diffondere, documenti utili alla formazione della coscienza cristiana e alla riforma della Chiesa.
Pubblicò poi, con identico titolo, La parola fraterna (Treviso 1908), dove l'interconfessionalismo e una prospettiva ancora più universalistica vengono proposti come punti di riferimento dell'annuncio cristiano.
Proprio nel momento di maggiore repressione all'interno della Chiesa romana, la G. giungeva, dunque, alla più conseguente e radicale definizione delle sue posizioni, redigendo, nel 1909, una sorta di manifesto che conteneva proposte veramente estreme di rinnovamento, in quanto chiedeva il distacco da Roma e suggeriva la fondazione di una nuova Chiesa cattolica apostolica evangelica (Carteggio Giacomelli - Sabatier, pp. 309-313); nel 1913, infine, pubblicò a Milano Per la riscossa cristiana, in cui tentava di dare un assetto sistematico alla proposta. Quasi nessuno dei suoi amici, però, la seguì su questa via, mentre le condanne nei suoi confronti si infittivano e l'ultima opera, il 13 nov. 1913, veniva anch'essa posta all'Indice. Le fu, quindi, temporaneamente decretato il divieto di ricevere i sacramenti e di parlare in varie diocesi.
In stretta connessione con la sua azione nel campo religioso, la G. espresse anche un appassionato interesse e una vivace partecipazione ai movimenti sociali e politici del suo tempo. Fu anzitutto attenta ai fermenti e alle agitazioni che percorrevano il mondo femminile.
Nell'aprile 1908 aveva partecipato al primo Congresso delle donne italiane, svoltosi a Roma; e, l'anno successivo, a Milano, nel corso di un nuovo incontro nazionale organizzato dall'Unione femminile, tenne una conferenza, molto criticata in alcuni ambienti ecclesiastici, dal titolo La donna nella famiglia (poi pubblicata, Città di Castello 1909).
Quest'attenzione ai temi della condizione femminile si concretò, sul piano politico, nella militanza nella Lega democratica nazionale, primo tentativo dei cattolici italiani di organizzarsi in forma partitica, ispirato dal Murri. Militò, dunque, con grande impegno nella Lega accanto a E. Cacciaguerra e M. Tortonese e allo stesso Murri, del quale si dichiarò convinta seguace, allora e anche dopo la scomunica, tanto da meritarsi dalla pubblicistica integrista l'ironico appellativo di "signora… murrista" (Cavallanti, 1910, p. 44).
Quest'amicizia, conservata appellandosi alla libertà di coscienza quando si senta "lo spirito e la legge di Cristo in contrasto con una data direzione del Papa", rimase intatta negli anni più difficili della crisi modernista, incrinandosi solo dopo il terzo Congresso nazionale della Lega tenutosi a Imola nel 1910, quando la G., con una lettera aperta, prese le distanze dalle posizioni murriane, provocando da parte del leader incomprensione e ingiustificate accuse, tra cui quella di clericalismo, ancora riproposta anni dopo (Bilychnis, II [1913], 6, p. 513).
Durante la prima guerra mondiale fu tra i cattolici interventisti, offrendo la sua concreta partecipazione per portare documenti segreti attraverso le linee nemiche: venne per ciò proposta dal comando supremo italiano per l'attribuzione di una medaglia d'oro, da lei rifiutata. Nel dopoguerra prese attiva parte al movimento di idee che portò alla costituzione del Partito democratico cristiano di G. Donati, in cui militò.
Dal 1924 al 1926, fu vicepresidente dell'Unione nazionale giovani volontarie italiane, un'associazione con finalità educativo-religiose che fu infine sciolta per far posto alle istituzioni di regime. Coll'avvento del fascismo, la G. abbandonò ogni attività pubblica ritirandosi in un pensionato di suore a Rovereto, dove attese in silenzio e povertà a opere caritative e all'esercizio della letteratura.
Continuò, infatti, a scrivere, pubblicando anche alcuni volumi, fra cui Ultime pagine (Milano 1938). Tra il 1941 e il 1942 ebbe poi l'autentica consolazione di veder ristampato, col permesso del S. Uffizio, l'Adveniat in un solo volume con il titolo di In Regno Christi.
La G. morì a Rovereto il 9 dic. 1949.
Tra le opere della G., che ebbe anche un'intensissima attività di pubblicista sia sulle riviste da lei redatte, sia nella stampa cristiana, si ricordano ancora: Pagine sparse, Venezia 1902; La parola fraterna, Treviso 1908; La coscienza cristiana e la guerra, Cesena 1916; Tempo di guerra, Milano 1917; Dal diario di una samaritana: ai nostri soldati e alle loro infermiere, ibid. 1917; Vigilie (1914-1918), Firenze 1919; Il libro nuovo, Milano 1928; Ricordando G. Salvadori, ibid. 1929; Angelo Giacomelli e Maria Giacomelli Rosmini, Trento 1929; Accanto ad un vecchio focolare, Vicenza 1937; In guerra e in pace. Racconta una vecchia amica, ibid. 1940; Pagine di vigilia (giugno 1944-giugno 1945), Bergamo 1945.
Fonti e Bibl.: A. Cavallanti, I veicoli del modernismo in Italia. Giornali e riviste, Siena 1908, pp. 44-46; Id., Letteratura modernistica: fatti e persone degli ultimi giorni, Siena 1910, pp. 45 s.; E. Martire, A. G. terziaria francescana, in L'Italia francescana, luglio-agosto 1950, pp. 252-271; P. Mazzolari, A. G., in Adesso, 1° genn. 1950; A. Michieli, Una paladina del bene: A. G. (1857-1949), Rovereto 1954 (con ampia bibliografia); P. Gaiotti De Biase, Le origini del movimento cattolico femminile, Brescia 1963, passim; L. Bedeschi, A. G. e i primi fermenti del movimento ecumenico, in L'Avvenire d'Italia, 14 apr. 1966; Id., I pionieri della D.C. Modernismo cattolico, 1896-1906, Milano 1966, ad ind.; Carteggio Giacomelli - Sabatier, a cura di C. Brezzi, in Fonti e documenti, II (1973), pp. 296-473; L. Urettini, A. G. nella documentazione curiale, in Studi urbinati, XLIX (1975), 2, pp. 453-504; F.M. Cecchini, Il femminismo cristiano, Roma 1979, ad ind.; C. Brezzi, G., A., in Diz. stor. del Movimento cattolico in Italia, 1860-1980, Casale Monferrato 1982, II, I protagonisti, pp. 233-240; A. Scattigno, L'educazione della donna nella cultura modernista: A. G., in Educazione delle donne. Scuole e modelli di vita femminile nell'Italia dell'Ottocento, a cura di S. Soldani, Milano 1989, pp. 531-549; R. Fossati, Élites femminili e nuovi modelli religiosi nell'Italia fra Otto e Novecento, Urbino 1997, passim.