ANTIMO
Appartenente alla famiglia di Teofilatto, duca di Napoli e forse suo figlio, nacque in quella città presumibilmente nella seconda metà dell'VIII secolo. Alla morte di Teofilatto (marzo o aprile 801) A. assunse a sua volta il potere come duca. Proprio in quegli anni il ducato di Napoli, attraverso un lungo processo evolutivo, era finalmente giunto a una forma di piena autonomia nei riguardi dell'impero bizantino. Su di esso però gravavano allora due diversi, ma ugualmente pressanti, pericoli; l'uno rappresentato dalle scorrerie delle flotte arabe, l'altro dalla sempre più decisa pressione esercitata dai Longobardi di Benevento, i quali tentavano periodicamente, mediante massicce spedizioni militari, di procurarsi uno sbocco al mare conquistando Napoli.
A. dovette assai presto affrontare ambedue questi pericoli. Nell'812, poiché si attendeva da un momento all'altro un assalto da parte di flotte arabe alle coste italiane, i Bizantini raccolsero in Sicilia una flotta e l'ammiraglio che la comandava chiese ad A. di inviargli degli aiuti e di procurarglieli da Gaeta e da Amalfi. Mentre queste due città fornirono delle navi, A. rifiutò ogni soccorso. E quando una flotta araba, sfuggita ai Bizantini, che avevano potuto battere un'altra squadra minacciante la Sicilia, ma non avevano potuto coprire anche il Tirreno, assalì e saccheggiò Ponza e Ischia, A. non si mosse. Di questa inazione papa Leone III, in una lettera diretta a Carlo Magno, gli faceva rimprovero. Ma occorre rendersi conto delle ragioni che impedirono ad A. di agire, la prima delle quali fu, con ogni probabilità, il pericolo beneventano, oltre alla continua instabilità della situazione interna di Napoli, dilaniata da varie fazioni facenti capo alle più importanti famiglie Inoltre, in A. deve aver pesato la preoccupazione di non compiere atti ostili contro gli Arabi, l'alleanza con i quali - diretta contro i Longobardi - era una tradizione della politica napoletana.
Pochi anni dopo, nell'815 o nell'816, secondo l'ipotesi del Capasso, Napoli si trovò coinvolta in guerra aperta con Benevento, avendo A. ospitato un Dauferio, reo di aver ordito una congiura contro il principe Grimoaldo. Costui, raccolto prontamente un esercito, mosse contro Napoli e disfece appena fuori della città le truppe che A. e Dauferio avevano raccolto. Quindi, non riuscendogli l'assalto alle, mura, accettò la grossa somma che A. gli aveva offerto e si ritirò.
A. edificò in Napoli una basilica dedicata a S. Paolo e, insieme con la moglie Teodenanda, una chiesa dedicata ai santi Ciriaco e Giulitta.
Morì nel giugno dell'818, lasciando il ducato in balla delle varie fazioni, che per ben tre anni non riuscirono ad accordarsi sulla scelta di un successore.
Fonti e Bibl.: Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, I, Neapoli 1881, a cura di B. Capasso, pp. 69-70; M. Testa, Ilducato di Napoli nella prima metà del IX secolo, Napoli 1890, pp. 5-11; F. Ciccaglione, Le istituzioni politiche e sociali dei.ducati napoletani, Napoli 1892, pp. 11, 12; G. Romano-A. Solmi, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano 1940, p. 590.