MARABINI, Anselmo
Nacque a Imola il 16 ott. 1865 da Giuseppe, bracciante che era riuscito a raggiungere la posizione di perito in un'azienda agricola privata, e da Rosa Loreti, figlia di un mezzadro benestante.
A detta dello stesso M., proprio la giovinezza trascorsa nelle campagne lo avrebbe reso consapevole della situazione di sfruttamento in cui vivevano i contadini, orientandone le successive scelte politiche.
Diplomato agronomo, nel 1885 aveva affiancato il padre nel suo lavoro e, quasi contemporaneamente, aveva iniziato l'attività politica entrando a far parte dei corpi di giovani volontari addestrati alle armi, organizzati da M.R. Imbriani dopo l'impiccagione dell'irredentista G. Oberdan. Nel 1887, in occasione di uno sciopero delle mondine, si espresse a sostegno delle loro posizioni; all'ottobre dello stesso anno risale la sua iscrizione al circolo imolese I figli del lavoro, fondato anni prima; come sezione italiana della prima Internazionale, da A. Costa. Questi, che conobbe il M. e lo considerò il più promettente nell'ambito delle nuove leve, lo volle, dopo appena sei mesi, come segretario. Alla testa del circolo il giovane M. promosse iniziative in favore dei contadini e contro la repressione governativa, contribuendo attivamente alla vittoria della Lega democratica nelle elezioni amministrative del Comune di Imola del novembre 1889. Divenuto consigliere comunale, partecipò, insieme con Costa, al congresso di Genova (14-15 ag. 1892) che dette vita al Partito dei lavoratori italiani; fu poi fra gli artefici dell'ingresso della componente "romagnola" nel nuovo partito, denominato, dopo il congresso di Reggio Emila (8-10 sett. 1893), Partito socialista dei lavoratori italiani.
La posizione politica del M., che aveva le sue radici nell'interventismo garibaldino, maturò quindi nell'adesione al socialismo municipale di Costa e si concretò nella partecipazione alle lotte per la diffusione dei principî socialisti fra le masse popolari.
Il M. divenne segretario della federazione socialista romagnola con sede a Imola; da quel momento il suo impegno politico si definì via via contestualmente ai principali eventi che caratterizzarono la storia del Partito socialista italiano (PSI) prima e quella del Partito comunista d'Italia (PCd'I) poi, con un ampio corollario di vicende giudiziarie in cui rimase spesso coinvolto.
Tra le altre, nel luglio del 1893 si difese, con successo, di fronte alla corte d'assise di Bologna, perché alle politiche del 1892 - caratterizzate da episodi di palese corruzione - si era rifiutato di firmare, come presidente del seggio elettorale di Imola, la proclamazione a deputato del candidato conservatore L. Zappi; il 15 dic. 1894 fu invece condannato a cinque mesi di carcere, che scontò dopo un periodo di latitanza, per "eccitamento all'odio di classe".
Nell'aprile 1897 raggiunse clandestinamente la Grecia per partecipare alla lotta per liberare Creta dal dominio turco; unitosi alla colonna Bertot nella legione garibaldina - composta da anarchici, socialisti e repubblicani - prese parte al fatto d'armi di Zavenda. Ritornato a Imola il 28 maggio dello stesso anno, riprese, nel locale ospedale civico, il lavoro di infermiere con cui si manteneva dal settembre 1896 e, insieme, anche l'attività politica ricoprendo cariche, spesso dirigenziali, nelle principali istituzioni locali di indirizzo socialista.
Contribuì all'istituzione della Camera del lavoro di Imola, inaugurata il 19 marzo 1900, di cui fu, per oltre 15 anni, componente della commissione esecutiva; nel 1901 fondò la lega degli impiegati delle Opere pie, di cui fu segretario fino al 1919; dal 1903 fu presidente della commissione amministrativa del ricovero di mendicità di Imola; dal 1908 artefice delle organizzazioni dei braccianti e dei mezzadri dell'Imolese e del Bolognese; dal 1912 presidente delle assemblee della Società di mutuo soccorso di Imola; infine, nel 1914, segretario della federazione provinciale dei birocciai e amministratore della cooperativa dei birocciai di Imola, sindaco delle cooperative di ceramiche, di quelle dei braccianti e di quelle agricole di Sesto Imolese. Fece anche parte del comitato nazionale della federazione dei lavoranti ceramisti e, dal 1905 al 1913, fu direttore del periodico Il Ceramista.
Intensa, fin dagli inizi, fu anche l'attività come propagandista e conferenziere, senza trascurare il giornalismo.
Corrispondenze del M. apparvero in L'Italia del popolo e nel settimanale Risveglio di Forlì. Collaborò a Il Moto di Imola (1890-95) e, in qualità di redattore, ai fogli imolesi Lega democratica (1889-90), Il Momento (1897-98) e La Lotta (1905-06).
Nel PSI le sue capacità organizzative e politiche lo portarono a ricoprire importanti incarichi soprattutto a livello regionale: dal 1903 membro del Consiglio direttivo della sezione imolese e della federazione collegiale; quindi, dopo il IX Congresso nazionale (Roma, 1906), membro della direzione; nel 1910 segretario del PSI di Imola; nel 1912 membro del comitato esecutivo della federazione provinciale di Bologna; nel 1915 consigliere comunale di Castel San Pietro. Eletto deputato per la provincia di Bologna nelle elezioni del 1919, nel 1920 divenne consigliere provinciale.
Di fronte alla polemica interna al PSI fra "riformisti" e "rivoluzionari", il M. sembrò soprattutto preoccupato di isolare le ali più estreme, per salvaguardare l'unità del partito; tuttavia, fin dalla guerra di Libia aveva assunto posizioni decisamente radicali che, dopo la prima guerra mondiale - il M. fu fermamente e attivamente contrario all'intervento - e la rivoluzione sovietica, lo portarono ad aderire alla frazione comunista.
In prossimità del congresso socialista che si sarebbe tenuto a Livorno nel 1921, il M. fu, insieme con A. Graziadei, estensore della cosiddetta "circolare Marabini-Graziadei" (14 nov. 1920, per cui si veda: La circolare Marabini-Graziadei, in Lo Stato operaio, IX [1935], 10, pp. 338-344), estremo tentativo di portare la maggioranza del partito sulle posizioni dei rivoluzionari e della Terza Internazionale (il M., per realizzare tale operazione, contava sui massimalisti e soprattutto sulle masse bracciantili dell'Emilia e della Romagna), evitando la scissione del PSI. L'iniziativa ebbe, però, scarso successo e il M., abbandonato il congresso socialista, confluì fra gli scissionisti che, nella stessa Livorno, il 21 genn. 1921, diedero vita al Partito comunista d'Italia. Membro del comitato centrale del nuovo partito, il M. entrò con altri nove deputati nel gruppo parlamentare comunista e, in questa veste, fu riconfermato deputato nel collegio dell'Emilia alle elezioni politiche del successivo 15 maggio.
A causa delle minacce fasciste (il 2 giugno 1922 a Imola tentarono di ucciderlo), il M., nel 1923, si trasferì a Trieste, dove divenne responsabile del quotidiano comunista Il Lavoratore. Nel corso dello stesso anno, per incarico di alcune cooperative agricole, si recò in Unione Sovietica e contribuì alla costituzione della sezione italiana del Soccorso rosso internazionale, di cui divenne segretario. Nel 1924 si trasferì in Austria, dove aderì al comitato internazionale d'azione; espulso, raggiunse il figlio Andrea in Francia e, persa l'immunità parlamentare in quanto non rieletto alle elezioni dell'aprile 1924, fu costretto ad abbandonare definitivamente l'Italia. Si trasferì allora a Mosca dove visse fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Responsabile dell'emigrazione italiana in Unione Sovietica, entrò a far parte del presidium del Soccorso rosso internazionale e in tale veste, anche come segretario generale della sezione italiana di tale istituzione, dal 1927 al 1931 compì numerose missioni politiche e di propaganda in Europa (Belgio, Francia, Svizzera e Olanda); nel 1935 venne eletto deputato del Soviet cittadino di Mosca e, l'anno successivo, fu tra coloro che costituirono una sezione della Fratellanza romagnola a Mosca. Durante la guerra, dalle frequenze di Radio Mosca, proseguì la sua opera di propaganda antifascista, incitando la popolazione romagnola alla lotta.
Il 1° nov. 1945 fece ritorno a Imola dove morì il 9 ott. 1948.
Negli ultimi anni il M. si dedicò a scrivere le memorie della sua attività politica giovanile: Prime lotte socialiste, Roma 1949; si veda anche Il ritorno a "Imola nostra". Discorso agli Imolesi nel giorno del ritorno, in Imola medaglia d'oro al valor militare e per attività partigiana, Imola 1985, pp. 243-246.
Attivo in politica fu anche il figlio Andrea (Imola, 14 nov. 1892 - 13 febbr. 1984), nato dall'unione del M. con Matilde Guadagnini, che aveva sposato nel 1904.
Andrea entrò nel movimento giovanile socialista nel 1908. Nel 1913, a seguito dei tafferugli scoppiati a Forlì durante un comizio dell'allora direttore dell'Avanti! B. Mussolini, per sfuggire a un mandato di cattura, dovette espatriare in Svizzera, dove entrò in contatto con altri dirigenti socialisti; divenuto segretario della sezione socialista di Ginevra, nel 1915 collaborò con Angelica Balabanoff all'organizzazione della conferenza di Zimmerwald (5-8 settembre). Dall'agosto 1916 all'aprile 1917 ricoprì la carica di vicesegretario della Camera di commercio italiana di Ginevra, città da cui venne espulso con l'accusa, poi rivelatasi inconsistente, di spionaggio; rientrato in patria, fu tuttavia sottoposto a stretto controllo da parte della polizia italiana. A Imola, intraprese l'attività di commerciante di vini senza rinunciare al suo impegno politico: aderì, infatti, al comitato Risveglio cittadino e collaborò ai locali periodici socialisti La Scolta e La Lotta. Delegato della frazione comunista di Imola al XVII Congresso socialista di Livorno, partecipò alla nascita del PCd'I e fu fiduciario del nuovo partito per l'Emilia Romagna. Per combattere le violenze fasciste, fondò, a Imola e nel circondario, un comitato segreto che organizzò in squadre di "guardie rosse" fra loro collegate da un servizio di informazione formato da "ciclisti rossi". Accusato di estorsione ai danni degli agrari, in quanto cassiere delle quote provenienti dalle "taglie" imposte dalla Federterra durante l'agitazione nel Bolognese del 1920, il 1° giugno 1921 fu raggiunto da un mandato di cattura, poi revocato in agosto.
Come segretario della federazione comunista di Ravenna (1922-23) ebbe molti scontri con i fascisti romagnoli, i quali misero su di lui una taglia di 10.000 lire; ferito in un conflitto armato con i fascisti, nel marzo del 1923 si rifugiò a Genova, e il 13 luglio espatriò in Francia. Nel 1924 la procura di Bologna ottenne la sua estradizione a seguito di un mandato di cattura quale mandante di un omicidio commesso nel 1920. Il 3 apr. 1924, dopo due mesi di carcere, venne prosciolto dall'accusa, e a luglio fece ritorno in Francia, dove riprese un'intensa attività antifascista fra gli emigrati. Espulso dalla Francia, nel novembre del 1927 si trasferì in Belgio dove, il 25 marzo 1928, partecipò al congresso della Lega antifascista italiana in Belgio; espulso lo stesso anno anche dal Belgio, raggiunse il padre a Mosca. In Unione Sovietica lavorò dapprima come operaio, poi fu chiamato nel Krestintern, l'organizzazione internazionale dei contadini. Fu quindi collaboratore dell'Istituto internazionale di agricoltura e dell'Istituto di economia mondiale, e svolse attività nel Komintern. Mise a frutto la sua profonda conoscenza dei problemi delle campagne nelle collaborazioni a diversi giornali clandestini italiani (Lo Stato operaio, La Difesa) e a periodici sovietici, e durante la seconda guerra mondiale trattò di questi temi da Radio Milano libera. Rientrato a Imola il 6 nov. 1945, fu eletto deputato il 18 apr. 1948, confermato nel 1953 e quindi fu senatore nel 1958, sempre nelle file del Partito comunista italiano.
Fra gli scritti di Andrea si veda: La barbarie dell'imperialismo fascista nelle colonie italiane, Parigi 1939; Discorso alle donne, Imola 1946; Dichiarazione di voto sul Patto atlantico dell'on. Marabini, ibid. 1949; L'agricoltura sovietica, ibid. 1949; Il fisco contro i contadini, Roma 1950; Intervento dell'on. Marabini sul bilancio dell'agricoltura, Imola 1950; La legge Fanfani non risolve la grave crisi dell'economia montana, ibid. 1952; L'agricoltura nell'URSS, Mosca 1958; Il contrastato avvento del fascismo e l'esilio, in Imola medaglia d'oro al valor militare e per attività partigiana, cit., pp. 29-34.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 3009, f. 26063; f. 26062 (per Andrea); Imola, Biblioteca comunale, bb. Marabini Anselmo, e Marabini Andrea; N.S. Onofri, La Grande Guerra nella città rossa. Socialismo e reazione a Bologna dal 1914 al 1918, Milano 1966, pp. 279, 281 s., 337, 390; F. Pieroni Bortolotti, F. Misiano: vita di un internazionalista, Roma 1972, pp. 115, 156, 192, 207; Momenti di lotta e di vita dei lavoratori: 80 anni di Camera del lavoro a Imola, a cura di A. Marianetti, Imola 1981, pp. 183-196; N. Galassi, La cooperazione imolese dalle origini ai nostri giorni (1859-1967), Imola 1986, pp. 85 s., 108, 116-119, 130 s., 170; S. Soglia, 1956: clandestino a Mosca, prefaz. di G. Fanti, Milano 1987, pp. 46-48; G. Fabre, Roma a Mosca. Lo spionaggio fascista in URSS e il caso Guarnaschelli, Bari 1990, pp. 34, 125-131, 145, 225, 229, 308; M. Pelliconi, Luigi Sassi primo sindaco di Imola democratica e socialista, Milano 1990, pp. 98, 107, 116, 123, 147, 151; G. Corbi, Togliatti a Mosca, Milano 1991, pp. 87, 267, 275; L. Forlani, Imola: un "laboratorio" del socialismo. Profilo storico e documenti (1870-1922), Torriana 1993, ad ind.; Id., Imola tra le due guerre, Bologna 1998, pp. 29, 32, 53, 79, 101, 110, 141, 157, 165, 198, 237, 242-244, 312, 503; Cent'anni della Camera del lavoro di Imola. Per quell'idea di libertà, Imola 2000, pp. 18 s. (p. 20 per Andrea); Q. Casadio, Uomini insieme. Storia delle cooperative imolesi, Imola 2001, I, pp. 100-104, 116 s., 120-124, 285, 305 (pp. 53 s., 124, 352 per Andrea); II, pp. 56, 72; Id., Memorie e persecuzioni, gli antifascisti imolesi: gli uccisi, i condannati e i perseguitati, Imola 2001, pp. 111-113 (pp. 111 s. per Andrea). Vedi anche: N. Galassi, Figure e vicende di una città, II, Imola 1986, pp. 412-513. Per la bibl. su Andrea: Piccola Enc. del socialismo e del comunismo, V, Milano 1967, s.v.; per entrambi: Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, III, s.v. (con bibl. precedente per Anselmo).