COSTADONI, Anselmo (al secolo Giandomenico)
Nacque a Venezia il 6 ott. 1714 da Francesco e Angelica Locatelli, agiati mercanti, che lo collocarono ancor giovinetto nelle scuole dei gesuiti. Battezzato con il nome di Giandomenico, il 24 ag. 1730 entrò nell'Ordine camaldolese a S. Michele di Murano, assumendo il nome di Anselmo; il 26 agosto dell'anno successivo fece la solenne professione dei voti.
Dopo cinque anni di intensi studi filosofici e teologici, in cui ebbe per maestro G. B. Mittarelli, intercalati a rigorose pratiche di preghiera e di ascesi, fu promosso agli ordini sacri e l'8 sett. 1737 al sacerdozio. "Veglie" e "studii indefessi", scrive il Bernardi (in De Tipaldo, p. 55) ne logorarono l'organismo costringendolo ad interrompere le predilette attività di ricerca erudita, cui lo stimolava l'affettuosa sollecitudine dell'abate Angelo Calogerà, ansioso di arricchire annualmente con i suoi contributi la monumentale Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici. Dei suoi primi anni di studio meritano un ricordo almeno la Lettera critica sopra alcuni sentimenti espressi nell'eloquenza italiana da Monsignor Giusto Fontanini intorno a certi scrittori camaldolesi (Venezia 1737) e alcune biografie di santi del suo Ordine, ed in particolare del suo monastero veneziano. Cagionevole di salute, accettò le sollecitazioni di medici ed amici e si trasferì per alcuni anni al monastero di S. Romualdo in Roma, in cui lavorò appassionatamente al riordino dell'archivio e intrecciò proficue relazioni con importanti esponenti della cultura ecclesiastica e laica, tra cui l'ambasciatore veneziano Marco Foscarini, intelligente uomo politico e brillante storico della Repubblica. Subito dopo la morte di papa Clemente XII (1740), si recò a Pisa dove il padre Guido Grandi, abate di S. Michele in Borgo, gli mise generosamente a disposizione i molti documenti raccolti per l'agiologio, la biblioteca e la storia dei camaldolesi (tra cui le carte del monastero di Fonte Avellana da lui tratte dal Collegio Germanico di Roma grazie all'appoggio del cardinale Tolomei) e gli facilitò l'accesso all'archivio di Volterra.
Nel 1742 rientrò nel monastero di S. Michele di Murano, dove, ormai recuperata l'integrità fisica, si dedicò ad un'incessante attività di ricerca storica ed archeologica puntualmente pubblicata dall'amico Calogerà nella sua Raccolta; in otto successivi saggi toccò vari argomenti di erudizione ecclesiastica, come la Dissertatio epistolaris in antiquam sacram eburneam tabulam (XL, Venezia 1748., pp. 289-335), la Dissertatio sopra il pesce, come simbolo degli antichi cristiani (XLI, ibid. 1749, pp. 249-335), le Osservazioni intorno alla chiesa cattedrale di Torcello e ad alcune sue sacre antichità (XLIII, ibid. 1750, pp. 257-338) e altri di minore rilievo.
Sin dagli anni del noviziato una fraterna amicizia lo legò al padre Mittarelli, che nel 1747 lo invitò in Toscana; in quell'occasione, e durante un altro viaggio del 1752, visitò accuratamente archivi pubblici e privati della Toscana e dello Stato della Chiesa, ricavandone una ricca messe di documenti, integrati da notizie e schede fornitegli per via epistolare dai suoi amici in varie città italiane. Quando nel 1765 il Mittarelli divenne generale dell'Ordine, il C. fu nominato cancelliere e si trasferì a Faenza, dove per cinque anni alternò l'impegno nel suo ufficio ai prediletti studi storici.
Sono di questo periodo l'Elogio di Giacomo Diedo senatore e storiografo veneto (prefazione a Giacomo Diedo, Storia della Repubblica di Venezia, I, Venezia 1751), la Lettera al signor ab. Giovanni Lami sugli Annali Camaldolesi e sulle varie congregazioni degli eremiti camaldolesi e l'Elogio di Bernardo Nani, gli ultimi due pubbl. nelle Novelle letterarie di Firenze negli anni 1761 e 1765. A Faenza intervenne con assiduità ai lavori dell'Accademia dei Filoponi leggendovi numerose comunicazioni rimaste inedite, e compilò gli indici cronologici delle antiche carte dell'archivio del comune e dei monastero di S. Ippolito, preziosi strumenti di lavoro per gli storici contemporanei e futuri.
Ormai espertissimo in paleografia e storia medievale e moderna, era di frequente interpellato da antiquari, avvocati, uomini politici, sulla lettura e interpretazione di testi difficili o controversi; numerose furono anche le sue prefazioni ed edizioni di opere sacre, tra cui particolarmente apprezzata quella di s. Pier Damiani (Venezia 1743).
Nel corso di diciotto anni offrì un generoso e competente apporto alla monumentale edizione degli Annali Camaldulenses dal 901 al 1770 (PIX, Venetiis 1755-1773), il cui impianto e stesura sono peraltro da ascrivere all'intelligenza e alla cultura del Mittarelli. Nel 1770 fu nominato abate del convento di S. Michele di Murano dove si trattenne per tutto il resto della sua vita, salvo per un anno e mezzo, nel 1778-79, quando fu inviato a dirigere temporaneamente il monastero della Vangadizza a Badia Polesine.
Nei lunghi anni di operosa vita sulle lagune divise la sua giornata tra la preghiera, le opere di carità a favore di poveri e ammalati, i prediletti studi di storia ecclesiastica. Quasi impossibile ricordare per esteso le sue numerose opere di erudizione sacra e profana, pubblicate talvolta separatamente, talvolta nella raccolta del Calogerà o in altre riviste come le Novelle letterarie di Firenze e le Memorie per servire alla storia letteraria di Venezia. Oltre alla biografia dell'amico Mittarelli (Memorie della vita del P. D. Giambenedetto Mittarelli ab. exgenerale camaldolese, in Nuova Raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XXXIII, Venezia 1755, pp. 1-64), si segnalano le Memorie della vita di Flaminio Corner senatore veneziano (Bassano 1780) e numerosi profili di religiosi, come Scolastica Cataneo (Faenza 1769), Mariana Gervasoni (Faenza 1769), Fernando Trevisani (Venezia 1772), Chiara Fornari (Venezia 1768).
Nella biblioteca dei padri camaldolesi in S. Gregorio al Celio in Roma, dove furono trasportati nel XIX secolo per disposizione di Gregorio XVI, rimasero inediti numerosi manoscritti tra cui traduzioni, biografie di santi, beati e frati camaldolesi, notizie varie su monasteri, opuscoli di erudizione biblica e di ascesi, una Storia degli Ordini regolari o tavola cronologica, la quale contiene quali religioni, in che anni, sotto quali pontefici e imperatori abbiano incominciato a fiorire, cominciando dal secolo X sino al presente XVIII e una Storia dell'edizione dell'opera intitolata: Annales Camaldulenses.
Dopo l'uscita dell'ultimo tomo degli Annales Camaldulenses, avvenuta a Venezia nel 1771 il C. tralasciò i prediletti studi di erudizione ecclesiastica e si dedicò totalmente all'edizione di "soli libretti devoti a vantaggio suo proprio e delle persone che non sono dotte, e che non intendono ciò che leggono se non è scritto con chiarezza e con semplicità di stile" (parole sue, riportate nella biografia del Mittarelli, Nuova raccolta..., XXXIII, Venezia 1755-, p. 22).
Il primo di questi opuscoli è intitolato Avvisi ed istruzioni pratiche intorno ai principali doveri dei regolari, utili ad ogni personareligiosa (Faenza 1770, altra edizione a Venezia nel 1771 e a Pisa nel 1773; una successiva ristampa, a Venezia nel 1787, porta il titolo di Avvisi ed istruzioni pratiche intorno a' principali doveri delle persone regolari, utili ancora a quelle del secolo)e indica nell'obbedienza, castità, umiltà, povertà, vita in comune, carità verso il prossimo, le virtù esemplari dei regolari che dovranno trovare nell'orazione mentale, la confessione, la novena, l'orazione alla Vergine e l'atto di contrizione le pratiche indispensabili per una perfetta vita religiosa.
Un gruppo di libretti affronta il tema della consolazione degli infermi e della preparazione del cristiano alla morte: Lettere consolatorie di un solitario: 1ª intorno alla vanità delle cose dei mondo; 2ª intorno all'annegazione della volontà propria; 3ª intorno ai pregi della mistica croce, delle infermità e delle tribolazioni (Venezia 1772) e Lettera consolatoria di un solitario ad una signora inferma angustiata da timori eccessivi della sua eterna salute: 2ªcon cui la istruisce e conforta a prepararsi alla morte (Venezia 1772); la vanità delle cose del mondo, sostiene il C., deve indurre all'annegamento della volontà propria in quella di Dio tramite l'esaltazione e l'imitazione della mistica croce delle infermità e delle tribolazioni.
Nella Fanciulla istruita per il suo stato di verginità, ovvero per quello del matrimonio (Venezia 1776) ripropone le tradizionali istruzioni morali per l'educazione delle ragazze cristiane, mentre nelle Riflessioni per eccitare le anime a convertirsi a Dio (Venezia 1777) e nella Raccolta di riflessioni sopra verità cristiane utili per conservarsi nel sano timore ed amore di Dio (Venezia 1777) appronta dei manualetti, ispirati alla tradizione dei predicatori, destinati a parroci e confessori.
Infine nella Lettera di un teologo ad una persona angustiata da timori intorno ai misteri della grazia e della predestinazione (Venezia 1781) affronta in termini semplici e piani, ma anche con estrema cautela di argomentazioni, lo spinosissimo tema della grazia e della predestinazione che le recenti polemiche tra gesuiti e giansenisti avevano riportato d'attualità nell'ambito del mondo ecclesiastico italiano.
Il C. morì a Venezia il 23 genn. 1785.
Fonti e Bibl.: M. Ziegelbauer, Centifolium Camaldulense, Venetia 1750, p. 10; F. Mandelli, Memorie della vita e degli scritti del P. ab. A. C. abate benedettino camaldolese, Venezia 1787; J. Bernardi, in E. De Tipaldo, Biografia degli Ital. ill., X, Venezia 1845, pp. 54-64 (con elenco completo delle opere edite e di quelle inedite); G. Natali, Il Settecento, Milano 1829, pp. 423, 481; P. Berselli Ambri, L'opera di Montesquieu nel Settecento italiano, Firenze 1960, p. 41; H. Hurter, Nomenclator literarius…, V, col. 435; Enc. catt., IV. coll. 711 ss.