Vedi ANKARA dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ANKARA (῎Αγκυρα, Ancçra)
L'attuale capitale della Repubblica turca, nell'altipiano centrale anatolico, presso affluenti dell'alto corso del Sangario, fu una antichissima città dell'Anatolia, situata in importante posizione strategica sulla strada, detta in seguito "del Re", che, passando attraverso l'Anatolia centrale, conduceva per Sardi, l'antica capitale della Lidia, alla costa occidentale dell'Asia Minore. Il nome della città si collegava col nome greco dell'ancora, e si favoleggiava perciò di un'ancora trovata sul luogo dal re Mida, leggendario fondatore di Ancyra, o di ancore portate come trofei dai Galati che l'occuparono. Pausania riferisce che ai suoi tempi (seconda metà del II sec. d. C.) si mostrava, nel tempio di Giove, l'ancora di Mida (Paus., i, 4, 5) come pure che, altrove, esistesse la fonte che aveva fornito l'acqua che Mida mescolò col vino per catturare Sileno. È più probabile tuttavia che incontriamo qui un nome indigeno antichissimo, con un suffisso in ra, (come Karura o Kydrara), suffisso assai frequente in Anatolia. Nella città e nell'acropoli (la odierna Kale) non è stato trovato nulla di preistorico, né alcun ricordo della civiltà hittita. Ma poiché nei dintorni sono state scoperte numerose stazioni del 3°, del 2° millennio e anche d'epoca paleolitica, si può accettare l'ipotesi che A. sia stata colonizzata, per lo meno, all'epoca degli Hittiti. Sicuri dati di fatto esistono soltanto per il periodo frigio. I trovamenti di Chankirikapi o quelli dei dintorni del tempio di Augusto (specialmente ceramica), i rilievi scoperti in vari punti della Città, i tumuli artificiali esistenti nei dintorni, e alcuni dei quali sono stati scavati, testimoniano l'importanza di questa colonia nei secoli VIII-VII a. C. I monumenti dell'epoca in cui A. era sotto il dominio dei Lidî, dei Medi e dei Persiani, come pure di quando sottostava alle potenze ellenistiche e dei Galati non si sono conservati. Nel sec. III a. C. la città fu occupata da una delle orde galliche rovesciatesi attraverso la Tracia sull'Asia Minore, precisamente dai Tectosagi. Sotto la dominazione romana, Ancyra fu la capitale della provincia di Galatia e divenne una importante città. Degli edifici, noti attraverso le iscrizioni, soltanto pochi si sono conservati. Si ricorda in primo luogo il tempio di Augusto e Roma, tempio pseudodiptero (8 × 15 colonne) di stile corinzio costruito su modello ellenistico. Le pareti della cella, che sono ancora in piedi insieme alla porta del pronao, e la iscrizione latina e greca con le imprese di Augusto (Res gestae Divi Augusti), nota col nome di Monumentum Ancyranum, sono da considerare fra i più grandiosi monumenti non solo di A., ma di tutta l'Asia Anteriore. Sono inoltre da ricordare le terme, sulla collina di Chankirikapi, in gran parte riportate alla luce nel 1939. Questo gigantesco complesso di edifici, che non fu mai terminato e che, secondo le iscrizioni, è da collocarsi all'epoca di Caracalla, consiste, come le terme romane, in ambienti collocati secondo un sistema rigorosamente assiale ed era collegato con un Gymnasium. Non lontano, un altro edificio termale, più piccolo, ma con pianta molto originale, è stato liberato a Soghukkuyu. Una decorosa strada fiancheggiata da colonne conduceva verso N. Nella seconda metà del sec. III d. C., quando il pericolo delle invasioni diveniva sempre più minaccioso, il muro dell'acropoli fu riparato ed ampliato in alcuni punti. Antichi frammenti architettonici in marmo e varie iscrizioni testimoniano l'esistenza di numerosi edifici sull'acropoli. Di epoca bizantina sono: una tomba a camera, scoperta alcuni anni or sono, situata vicino alla stazione principale, risalente al IV sec., che contiene gli affreschi cristiani più antichi noti in Anatolia; una colonna (altezza circa m 14,50) posta davanti al palazzo del Governatorato formata da 15 tamburi a scanalature orizzontali, posti gli uni sugli altri per mezzo di perni in ferro, e sormontata da un capitello con foglie d'acanto agli angoli, e sulle fronti scudi rotondi (erroneamente indicata quale colonna di Gioviano) e la chiesa di S. Clemente, di forma basilicale, i cui avanzi si possono ancora vedere dietro l'odierno Palazzo di Giustizia.
Bibl: E. Mamboury, Ankara, Guide touristique, Ankara 1934; A. Erzen, Ilkcaõda Ankara ("A. nell'antichità"), Ankara 1946; cfr. A. M. Mansel, in Fasti Arch., II, 1947, p. 226, n. 2005; N. C. Gülekli, Ankara, Tarih-Arkeoloji ("A. Storia-Archeologia"), Ankara 1948. Ritrovamenti frigi: R. O. Arik, La Turquie Kémaliste, XX-XXIII, 1937, p. 47 ss.; N. Dolunay, in Belleten, V, 1941, p. 261 ss.; T. Özgüç, in Belleten, X, 1946, pp. 573 ss., 609 ss. e XI, 1947, p. 367 ss.; A. M. Mansel, in Fasti Arch., II, 1947, pp. 226-7, n. 2006. Tumuli frigi: Th. Macridy, Maarif Vekâleti Mecmuasi, VII, 1926, p. 38 ss.; M. Schede, Arch. Anz., 1930, p. 479 ss.; M. Akok-T. Özgüç, in Belleten, XI, 1947, p. 27 ss.; cfr. H. Cambel, in Fasti Arch., II, 1947, p. 137, n. 1101. Tempio d'Augusto: D. Krencker-M. Schede, Der Tempel in Ankara, Berlino-Lipsia 1936; cfr. E. Weigand, in Gnomon, XIII, 1937, p. 414 ss.; M. Schede-H. St. Schultz, Ankara und Angustus, Berlino 1937. Per l'isolamento del tempio e gli scavi che vi sono stati compiuti: Belleten, II, 1938, p. 496 e III, 1939, p. 463; Arch., 1939, p. 146 ss. e 1950, p. 286 ss.; A. M. Mansel, in Anadolu, Revue des Études d'archéologie et d'histoire en Turquie, I, 1951, pp. 44-5. Peribolo del tempio: E. Mamboury, Türk Tarih, Arkeologya ve Etnografya Dergisi, V, 1949, p. 96 ss.; cfr. A. M. Mansel, in Fasti Arch., IV, 1949, p. 544, n. 5181. Sulle terme di Chankirikapi: N. Dolunay, in Belleten, V, 1941, pp. 261 ss. e III Türk Tarih Kongresi ("Atti del III Congresso di Storia turca"), Ankara 1948, p. 212 ss.; cfr .anche Arch. Anz., 1941, p. 291 ss. e 1943, p. 209 ss. e 1944-5, p. 67; A. M. Mansel, in Fasti Arch., III, 1948, p. 233, n. 2348 e in Anadolu, I, 1951, p. 45. Per la data dell'edificio: E. Bosch, III Türk Tarih Kongresi, Ankara 1948, p. 576 ss. Sulle terme di Soghukkuyu: M. Akok, in Belleten, XIX, 1955, p. 309 ss. Sulla strada con colonne: K. O. Dalman, Arch. Anz., 1932, p. 233 ss. Sulla tomba bizantina: Belleten, III, 1939, p. 464; M. Akok - N. Pence, in Belleten, V, 1941, p. 617 ss.; cfr. A. M. Schneider, in Arch. Anz., 1940, pp. 595-6.