ROCCA, Angelo
– Nacque il 3 marzo 1545, a Rocca Contrada (oggi Arcevia) nella Marca Anconitana.
Il silenzio delle fonti sulla famiglia lascia supporre che sia rimasto orfano nei primi anni di vita, e persino che il suo cognome derivi dal paese di origine, che «Angelo lucem primam et cognomen dedit Rocca Contrata» (C. Curtius, Virorum illustrium..., 1636, p. 247, ripreso da J.F. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana..., 1768, p. 756; Serrai, 2004, p. 12), anche se una nascita illegittima è esclusa da un’inconsueta precisazione di un documento papale del 5 giugno 1605, la bolla con cui Paolo V confermava per Angelo Rocchesis, vescovo di Tagaste procreato «de legitimo matrimonio», la concessione delle rendite dell’abbazia di S. Maria della Piana in Castello Castiglioni di Arcevia (Bullarium Ordinis eremitarum, 1628, pp. 287 col. 1-289 col. 1).
Si delinea il primo punto oscuro di una vita che, nonostante la fama di uomo «perceleber» acquisita da Rocca già negli anni Ottanta del Seicento, risulta nel complesso quasi sfocata, intrecciata con gli incarichi vaticani, con la notorietà della produzione umanistica, storica, dottrinale e soprattutto con le vicende della Biblioteca che porta il suo nome.
Almeno per il primo trentennio, le biografie ricalcano il profilo che lo stesso Rocca pubblicò nel 1605 a chiusura della Chronhistoria de apostolico Sacrario (1605, pp. 103-111). Ripreso nella prima vita pubblicata nel 1636 dal confratello Cornelio Curzio (de Corte) e da tutti gli studi successivi, è un percorso meticolosamente documentato lungo le tappe della formazione del «Magister frater Angelus Rocca Camers» umanista e agostiniano, e si apre nel convento degli Eremitani di S. Agostino di Camerino. Non si sa in quali circostanze e con quali tutele nel 1552, lasciando Rocca Contrada dove pure era attiva una comunità eremitana, il piccolo Angelo vi fosse arrivato: «aetatis suae septimo», «habitum ordinis [...] accepit» (Chronhistoria, cit., p. 103), e si avviò agli studi delle umane lettere. Aveva un’età molto precoce rispetto ai dodici anni previsti dal capitolo generale degli eremitani del 1507, ribaditi nel 1539 e giudicati troppo anticipati all’interno dell’Ordine (e nel relativo dibattito tridentino, già avviato, ma definito solo nel dicembre del 1563) –, ma non eccezionale in caso di orfani particolarmente disagiati, promettenti, illegittimi (Gutiérrez, 1970, n. 92; Urbani, 1997-1998, n. 23).
Grazie agli straordinari risultati dei suoi studi di grammatica, logica, filosofia e teologia, emessa la professione (Chronhistoria, cit., p. 104) e con un nome di religione e di lettere a dizione varia – Angelo da Camerino, Camers, Camerinus (Perini, 1935, p. 126), Rocchensis, Rocchesis – fu trasferito in date imprecisate negli Studia dell’Ordine a Perugia, a Roma (dove partecipò al capitolo generale del 22 maggio 1575 e vi celebrò l’ufficio in onore di s. Guglielmo di Malavalle: Luigi Torelli da Bologna, Secoli Agostiniani..., 1686, p. 599 col. 2; Serrai, 2004, p. 13), poi a Venezia e infine nell’Università di Padova, dove si laureò in teologia «summa cum laude summo honore» il 9 settembre 1577 con un giurì presieduto dal reggente dello Studio padovano Michelangelo Rusconi e dal decano Orazio Quarantotto (Chronhistoria, cit., pp. 108 s.), e incorporato «et ad emolumenta admissus» come dottore e maestro dell’Ateneo (p. 107; Ossinger, Virorum illustrium..., 1768, p. 704; Perini, 1935, p. 126; confutazione in Biografia universale, 1828, p. 179).
Annunciato da una lettera di presentazione del priore generale Taddeo Guidelli da Perugia, Rocca si trasferì a Venezia nel convento di S. Stefano, dove risulta avesse già stampato (nel 1576, rispettivamente per Giovanni Griphe e Aldo Manuzio il Giovane) i Laurentii Vallae [...] Elegantiarum linguae Latinae Libri sex e le Osservationi intorno alle bellezze della lingua latina (in cui, a p. 13, elenca i suoi maestri: Leonello da Carteceto, Giovanni Andrea Palazzo da Fano, Sebastiano da Camerino). Fu presto accolto negli ambienti di umanisti e stampatori, approfondì l’amicizia con Manuzio, di cui curò alcune pubblicazioni e con il quale intrattenne poi costante corrispondenza (Serrai, 2004, pp. 49-53), affinò le sue competenze filologiche e linguistiche-letterarie, partecipando alla vita cittadina, per esempio con il componimento poetico in onore della Rosa d’oro inviata a Venezia nel 1577 da Gregorio XIII per il valore mostrato nella battaglia di Lepanto e alla quale si attribuì la fine della peste (Alonso, 2006, pp. 13 s.). Parallelamente, in S. Stefano e nel cenobio dei crociferi, presentava i suoi esercizi letterari a giovani ecclesiastici e laici, predicava, approfondiva la sua formazione dottrinale.
Gli agostiniani italiani attraversavano da oltre vent’anni una fase di espansione e riforma disciplinare, organizzativa, pastorale, culturale. La controversistica dottrinale e poi ecclesiologica che nei tre decenni successivi al 1517 aveva segnato l’Ordine da cui era nato Martino Lutero si era fatta più pacata e filologica (Gutiérrez, 1971; Cassese, 1997; 2007): in attesa della conclusione del Concilio di Trento, un agostinismo moderato a forte rigore esegetico prendeva a segnare la produzione a stampa, mentre nei conventi e in un complessivo riassetto degli Studia si promuoveva insistentemente lo studio filologico delle fonti (Sacra Scrittura, Padri della Chiesa, teologi eremitani come Egidio Romano, Agostino d’Ancona, Egidio da Viterbo), utile a rinsaldare la teologia dell’Ordine e alla formazione di un più solido corpo di religiosi, in linea con le Costituzioni approvate nel 1551 (e pubblicate nel 1581). Con diverse sensibilità dottrinali, pastorali, disciplinari-normative, e spesso ostacolati da superiori locali (Christophori Patavini Registrum Generalatus, I, 1985, pp. 112 s.; G. Panfilo, Chronica Ordinis..., 1581, pp. 128-130), Girolamo Seripando e Cristoforo da Padova, priori generali nel trentennio 1539-69 avevano fondato appunto sullo studio e sull’osservanza le basi di una riforma complessiva degli eremitani (Gutiérrez, 1970, cap. III).
Frate Angelo aveva acquisito la cultura e il metodo adatti a questa offensiva culturale e nel convento di Venezia, dove si firmava già dal 1578 dottore teologo dell’Ordine, si dedicò allo studio di opere di autori antichi e recenti (elencati nella Chronhistoria, cit., pp. 109 s.) mirate a un rilancio con metodo filologico della teologia agostiniana (in una direzione antiaristotelica e antitomistica spesso ambigua) e centrate su temi di forte rilevanza dottrinale (potestà del papa, peccato-grazia, filosofia-fede), pienamente inseriti nelle centralità tridentine, sulla scia della riforma dell’episcopato e della Chiesa già promossa da Seripando nell’Ordine, nella sua diocesi e al Concilio.
A questo tipo di studi Rocca lavorò sistematicamente a Roma dove, per l’«eccellente conoscenza della filosofia della natura e delle antichità ecclesiastiche» (Moreri, 1707, p. 240 col. 1) fu chiamato tra il 1581 e il 1582 (Alonso, 2006, p. 16; Perini, 1935, p. 127; Serrai, 2004, p. 14) dal padre Agostino Molari da Fivizzano, allora reggente dello Studium (sacrista pontificio, confessore di Gregorio XIII). Dal 1582, e fino al 1587, frate Angelo fu segretario dell’Ordine; in tale veste, nel 1583-84, accompagnò il priore generale Spirito Anguisciolo da Vicenza nella sacra visita ai conventi eremitani (specialmente nel Regno di Napoli); predispose un questionario e documentò l’ispezione con oltre novanta schede, piante e disegni (Roma, Archivio della Curia generalizia agostiniana [AGA], Carte Rocca; Roma, Biblioteca Angelica; Dotto, 2004; questionario in Immagini di città, 1991, p. 22). Nello stesso periodo scrisse una storia di Rocca Contrada, suo paese natale, e ne commissionò una pianta al pittore locale Ercole Ramazzani che fu inserita nel Theatrum urbium Italicorum di Pietro Bertelli (Venezia 1599; Alonso, 2006, pp. 18 s.).
L’impegno come segretario si protrasse fino al 1587 (con i priori generali Taddeo Guidelli da Perugia e Gregorio Petrocchini da Montelparo), tra visite ai conventi inquieti ed esame di casi di ‘rilasciamento’ o dai risvolti delicati (come per il predicatore, eremita e poi venerabile Giovanni da San Guglielmo, cfr. Giovanni Bartolomeo da S. Claudia, Lustri storiali..., 1700, p. 140) mentre, con il ruolo decisivo dei padri e della Corona iberici, nasceva la Congregazione autonoma degli agostiniani scalzi (approvata da Clemente VIII nel 1599) e prendevano forma i recolletti (1588).
Nel convento romano di S. Agostino a Rocca era stato a suo tempo affidato un incarico di evidente significato ecclesiologico e politico, l’edizione della Summa de potestate ecclesiastica di Agostino (Trionfo) d’Ancona, data alle stampe nel 1582 e seguita tra il 1587 e il 1590 dall’edizione di altri tre trattati di tipo liturgico-devozionale dello stesso autore (Alonso, 2006, pp. 20 s.). Presentano analogo segno e perfetta contestualizzazione nei pontificati Boncompagni e Peretti altri due importanti studi, stampati rispettivamente a Venezia già nel 1581 e a Roma nel 1588: le Quaestiones manoscritte di Egidio Romano sul secondo libro delle Sentenze di Pietro Lombardo (Tempesti, 1754, p. 68), un riferimento fondamentale sul tema dottrinale-ecclesiologico dell’autorità del papa, e il primo tomo delle opere «Sixti V [...] iussu diligentissime emendata» di Bonaventura da Bagnoregio, appena proclamato dottore solenne della Chiesa, e dunque affiancato a s. Tommaso (Bolla di Pio V, 1567). Completata nel 1599 in collaborazione con il cardinale Costanzio Torri, gli eremitani Pietro Galesino e Francesco Lamata (Pompei, 1988, pp. 45 s.) e poi molto discussa per alcuni testi inseriti da Rocca, ma giudicati apocrifi (Mazzuchelli, 1763, p. 2360; Bataillon, 1991, p. 144; Gaspare da Monte Santo, 1874, pp. 299 s.), esprimeva la sintesi tra agostinismo e tradizione francescana, e divenne un testo base negli Studia dell’Ordine.
Questa produzione, come quasi tutti gli studi filologici-letterari, è tutta in latino, rivolta al dibattito dottrinale, ma indirizzata ai novizi e all’impianto formativo degli Studia eremitani; è utile al corpo dei confratelli, tanto più in un’età di revisione culturale e disciplinare, per affinare il livello di sapienza e dottrina dell’Ordine, e per le esigenze di una predicazione d’osservanza e dotta. Mira a un più vasto pubblico, non solo di religiosi, una produzione parallela, sempre in volgare e trascinata dalla ormai acquisita reputazione; il suo taglio è pastorale e apostolico e al contempo pedagogico-divulgativo, incline a un tono omiletico, come nel caso dei Sermoni (stampati a Roma nel 1586) del coevo padre Aurelio Filucci da Sarnano, dotto predicatore eremitano attivo a Osimo (Biblioteca picena, 1795, p. 131), della Spositione intorno all’oratione domenicale (Roma, Guglielmo Facciotti, 1594), del Discorso intorno alla virtu della patienza (a consolazione di ogni tribolato e afflitto), tradotto dal latino, o del trattato di taglio disciplinare e storico del 1617 «contra i giuochi delle carte e dadi prohibiti da’ sacrosanti concilii». Si ritrovano in queste raccolte e commentari la tradizione, ma anche lemmi e costrutti di Seripando (Prediche, 1858); nell’orizzonte della riforma ancora in atto nell’Ordine e delle centralità dottrinali ed ecclesiologiche tridentine, le riflessioni di Rocca si ripropongono più compiutamente nei decenni successivi sul tema del peccato e del perdono, della consolazione, santificazione e redenzione (Seripando, 2001). Sono le linee, nel 1591, della raccolta Visite del Signore verso la creatura humana, con lunghi brani al senso della carestia del 1590, alle pestilenze. Altre opere in volgare riguardano intelligibilità del mondo fisico e verità della fede, come il Discorso filosofico et teologico intorno alle comete (Venezia, Giovanni Antonio Bertano, 1578) in cui Rocca, prendendo spunto dalla stella apparsa nel novembre del 1577, presenta una filosofia della natura di quei corpi celesti, giustapponendone i segreti e i miracoli a una classificazione scientifica.
Scrittore dell’Ordine dal 1581, forte della solidità erudita e dottrinale dei suoi studi, Rocca ottenne nel 1585 i primi incarichi in Curia: fu chiamato da Sisto V nella Stamperia Vaticana (in allestimento) per collaborare alla edizione di opere di Gregorio Magno e Bonaventura da Bagnoregio, e nominato segretario e consultore della Commissione cardinalizia presieduta da Antonio Carafa per la revisione della Vulgata, nonché responsabile della edizione a stampa (Biblia sacra vulgatae editionis tribus tomis distincta, Roma 1590 e 1592).
Residente nei palazzi vaticani, partecipò con suggerimenti e chiarimenti documentari (Frascarelli, 2012, ad vocem) all’allestimento della nuova Biblioteca apostolica Vaticana, in costruzione dal maggio del 1587, a cui dedicò l’attento commentario (1591), dove, oltre a descrivere forme, lingue, caratteri dei fondi, magnificava la Biblioteca, il salone Sistino e la significativa iconografia dell’ormai defunto Sisto V «novello Tolomeo II» (Sciarra, 2009, p. 258; Canfora, 1996, pp. 89-106); si inseriva d’altra parte nel dibattito europeo sulle raccolte librarie e i sistemi di classificazione (Dibdin, 1842, pp. 32 s.), e rispondeva ai ragionamenti Della Libraria Vaticana di Muzio Pansa stampati a Roma nel 1590 (Serrai, 1991 e 2004). Il 2 marzo 1595 (Bullarium, 2000, p. 129), sulla base del privilegio esclusivo agostiniano sulla carica (attribuito da Clemente VI e confermato da Alessandro VI il 15 ottobre 1497) e alla morte del confratello predecessore Molari, fu nominato sacrista pontificio da Clemente VIII, che nel maggio-novembre del 1598 accompagnò a Ferrara per la devoluzione del ducato allo Stato della Chiesa, documentando il cerimoniale eucaristico nel De Sacrosancto Christi Corpore Romanis Pontificibus iter Conficientibus pubblicato a Roma nel 1599 (Moroni, 1843, pp. 160-163).
Più volte consultato tra il 1598 e il 1603 nell’ambito dell’inchiesta della Congregazione dell’Indice sulle biblioteche dei regolari, pubblicò significativi studi legati a incarichi presso la Congregazione pro Sacri Ritibus et Caeremoniis (cenno autobiografico nel De campanibus commentarius, 1612, p. III): il De canonizatione sanctorum e relative liturgie (Roma 1601, in coincidenza con la proclamazione del primo beato, l’agostiniano Juan de Sahagún; uno studio illustrato sulla reliquia della Croce (Alonso, 2006, p. 27; Ghilardi, 2013, pp. 134 s.) e la Chronhistoria de apostolico Sacrario (datata 1605, ma stampata nel 1604). Il 6 febbraio di quell’anno fu consacrato vescovo di Tagaste, patria di s. Agostino.
L’impegno a cui aveva lavorato per quarant’anni, l’istituzione di una biblioteca ragionata e pubblica da donare a un convento eremitano, era ormai una prospettiva concreta, dotata di circa ventimila volumi e relativo inventario (dal 1608), dell’autorizzazione di due pontefici, Clemente VIII nel 1595 e Paolo V nel 1609. L’atto di fondazione della biblioteca, nel convento romano di S. Agostino, fu stilato il 23 ottobre 1614, ma Rocca ne anticipò la realizzazione già nel 1605, donando al cenobio, già ricco di antichi fondi e successivi donazioni e lasciti di grandi eruditi (Guillaume d’Estouteville, Giovanni Baroncelli, Maffeo Vegio, Egidio da Viterbo) due lapidi da affiancare alla porta di ingresso della futura biblioteca e il cui testo era stato predisposto l’anno precedente per la Chronhistoria (stampata poi nel 1605, pp. 115-117). Nasceva così la Biblioteca Angelica, aperta con orari fissi all’uso pubblico di tutti, chierici e laici, «pauperum et advenarum, qui sine libris, et pecuniis ignoti ad Urbem veniunt».
Morì nei palazzi vaticani il 7 ottobre 1620 e fu sepolto in S. Agostino di fronte al sacello del santo degli eremitani Nicola da Tolentino, onorato dai confratelli con lapide e immagine «ad vivum expressa».
Opere. Oltre ai titoli indicati nel testo e a F. Angeli Rocca [...] Opera omnia tempore eiusdem auctoris, scilicet, impressa, necnon autographa, Romae 1719 (con biografia a pp. 348 col. 2-351 col. 1), si rinvia, per le opere impressa e imprimenda fino al 1604, ad A. Rocca, Chronhistoria de apostolico Sacrario, nomenclaturam, institutionem, et instructionem..., Romae 1605 (rist. Roma 2004), pp. 111-114; A. Serrai, A. R. fondatore della prima biblioteca pubblica europea, Milano 2004, pp. 83-194; Biblioteca Angelica, A. R. erudito e bibliofilo, a cura di N. Muratore et al., Roma 2004, e mostra virtuale on-line: http://www. bibliotecaangelica.beniculturali.it/index. php?it/210/angelo-rocca-erudito-e-bibliofilo (10 gennaio 2017).
Fonti e Bibl.: G. Panfilo, Chronica Ordinis Fratrum Eremitarum, Romae 1581; A. Rocca, Bibliotheca Angelica litteratorum litterarumque amatorum commoditati dicata, Romae 1608; Index librorum F. Angeli Rocchensis... (anonimo), Romae 1611; Lorenzo da Empoli, Bullarium Ordinis Eremitarum S. Augustini..., Romae 1628, pp. 88 col. 1-90 col. 1, 303 col. 1-304 col. 2, 406 col. 1; C. Curtius (C. de Corte), Virorum illustrium ex Ordine eremitarum D. Augustini elogia, Antuerpiae 1636, pp. 246-255; P. Ugonio, Carmen panegyricum, ibid., pp. 255-257; Giano Nicio Eritreo (G.V. Rossi), Pinacotheca imaginum illustrium, doctrinae vel ingenii laude virorum..., Coloniae Agrippinae (Colonia) 1643, pp. 105 s.; Luigi Torelli da Bologna, Secoli Agostiniani overo Historia Generale Del Sagro Ordine del Gran Dottore di Santa Chiesa S. Aurelio Agostino..., VIII, Bologna 1686; Giovanni Bartolomeo da S. Claudia, Lustri storiali de Scalzi Agostiniani Eremiti della congregazione d’Italia, e Germania..., Milano 1700; L. Moreri, Ange, ou Angelo Rocca, in Le grand dictionnaire historique. Nouvelle et dernière édition, I, Paris 1707, pp. 240 col. 1; C. Tempesti, Storia della vita e geste di Sisto quinto..., I, Roma 1754; G. Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, II, 4, Brescia 1763; J.F. Ossinger, Bibliotheca Avgustiniana Historica, Critica, et chronologica, Ingolstadii-Augusta 1768, pp. 756-764; F.A. Zaccaria, Dissertazioni varie Italiane a storia ecclesiastica appartenenti, I, Roma 1780, p. 15; Biblioteca picena o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni, IV, Osimo 1795; Biografia universale antica e moderna..., XLVIII, Venezia 1828; Th.F. Dibdin, Bibliomania or book-madness. A bibliographical romance illustrated with cuts, London 1842; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico ecclesiastica, XXI, Venezia 1843, pp. 160-163; Prediche di Girolamo Seripando [...] precedute da un Discorso sulla Vita [...] di Francesco Languiti, Salerno 1858; Gaspare da Monte Santo, Gesta e dottrina del serafico dottore s. Bonaventura, Firenze 1874; A. Anselmi, Cenni biografici di Mons. A. R. di Arcevia, fondatore della Biblioteca Angelica in Roma, Fabriano 1881; D.A. Perini, Bibliographia Augustiniana cum notis biographicis. Scriptores itali, III, Firenze 1935, pp. 126-133; D. Gutiérrez, Los estudios en la Orden agustiniana desde la edad media hasta la contemporanea, in Analecta Augustiniana, XXXIII (1970), pp. 75-149; Id., Los Augustinos desde el protestantismo hasta la restauración católica, Roma 1971; Christophori Patavini Registrum Generalatus, a cura di A. Hartmann, I, Roma 1985, pp. 112 s.; A. Pompei, San Bonaventura nel IV centenario della sua elevazione a ‘Dottore della Chiesa’, in Doctor Seraphicus, XXXV (1988), pp. 35-49; L.-J. Bataillon, Le edizioni di ‘opera omnia’ degli Scolastici e l’Edizione Leonina, in Gli studi di filosofia medievale fra Otto e Novecento..., Roma 1991, pp. 141-154; A. Serrai, Muzio Pansa e A. R. storiografi della Biblioteca Vaticana, in Il Bibliotecario, XXX (1991), pp. 1-67; Immagini di città: raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, a cura di N. Muratore - P. Munafò, Roma 1991; L. Canfora, Il viaggio di Aristea, Roma-Bari 1996; M. Cassese, Girolamo Seripando, Il Concilio di Trento e la Chiesa del suo tempo, in Geronimo Seripando e la Chiesa del suo tempo nel V centenario della nascita, a cura di A. Cestaro, Roma 1997, pp. 189-225; C. Urbani, La Provincia agostiniana della Marca [di Treviso] negli anni tridentini, in Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 1997-1998 (CLVI), pp. 47-102; Bullarium Ordinis Eremitarum. Regesta, V, 1572-1621, a cura di C. Alonso, Roma 2000, ad vocem; G. Seripando, Discorsi, a cura di di A. Marranzini, I-II, Roma 2001; E. Dotto, Disegni di città. Rappresentazione e modelli nelle immagini raccolte da A. R. alla fine del Cinquecento, Siracusa 2004; C. Alonso, A. R., Polígrafo, bibliófilo y fundador de la biblioteca Angélica de Roma (1545-1620), in Analecta Augustiniana, 2006, vol. 69, pp. 9-32; M. Rondina, A. R., uomo di spiritualità e cultura, ibid., pp. 35-45; M. Cassese, La prima Controversistica cattolica del Cinquecento e la sua concezione della Chiesa nella lotta contro Lutero, in Figure moderne della teologia nei secoli XV-XVII, a cura di I. Biffi - C. Marabelli, Milano 2007, pp. 87-136; E. Sciarra, Breve storia del fondo manoscritto della Biblioteca Angelica, in Bibliofilia. Rivista di storia del libro e di bibliografia, CXI (2009), pp. 251-280; D. Frascarelli, La salle Sixtine et son programme iconographique, in La Bibliothèque du Vatican, Milano-Paris 2012, pp. 178-307, 339-363; M. Ghilardi, Il Sacrista, il pittore e le reliquie. Una lettera inedita di A. R..., in Analecta Augustiniana, 2013, vol. 76, pp. 131-150.