MAFFUCCI, Angelo (Angiolo, Angelo Maria)
Nacque a Calitri, nell'Alta Irpinia, il 17 ott. 1847 in una famiglia di agricoltori, da Michele e da Benedetta Nicolais. Il M., deludendo le aspettative dei genitori, desiderosi in un primo tempo che proseguisse la tradizionale attività familiare, poi che abbracciasse la carriera ecclesiastica, dopo aver concluso gli studi secondari, si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia dell'Università di Napoli, dove fu allievo, tra gli altri, del chirurgo L. Amabile e del clinico medico S. Tommasi. Conseguita la laurea nel 1872, l'immediata disponibilità di una condotta medica a Calitri, della quale fu titolare per tre anni, consentì al M. di sopperire alle necessità legate alle disagiate condizioni economiche. In quel periodo l'attiva partecipazione alla campagna contro il colera che infieriva nel Napoletano gli valse, nel 1873, una medaglia. La pratica professionale non gli impedì, comunque, di mantenere rapporti con l'ambiente universitario e ospedaliero: grazie all'interessamento dei suoi vecchi maestri divenne coadiutore e preparatore capo nell'istituto di anatomia patologica diretto da O. von Schrön, fu assunto come medico vaccinatore presso il Comune di Napoli ed esercitò la chirurgia nell'ospedale di S. Maria del Popolo, detto degli Incurabili. Nel 1880 vinse un concorso per la cattedra di patologia generale dell'Università di Messina, ma la considerazione che l'inesistenza in quella sede di un istituto adeguatamente attrezzato non gli avrebbe consentito di svolgere l'attività di ricerca che riteneva un indispensabile supporto alla didattica, lo indusse a rinunciare all'incarico.
Il M. aveva intanto cominciato a pubblicare i suoi primi articoli scientifici. A una interessante segnalazione riguardante l'impiego dell'acido fenico nel trattamento della pustola carbonchiosa, rivelatosi un agente non soltanto efficace come antisettico e antiflogistico locale ma anche in grado di arrestare la pericolosa setticemia carbonchiosa (Iniezioni ipodermiche di acido fenico nella pustola maligna, in Gazz. di medicina pubblica, VII [1876], pp. 321-326), che avrebbe poi confermato in successive osservazioni e verifiche sperimentali (Osservazioni ed esperimenti sulla pustola maligna, in Movimento medico chirurgico, s. 2, III [1881], coll. 132-150), fece seguire una serie di importanti contributi anatomopatologici: lo studio di particolari tipi di tumori (Un caso di condro-mixo-sarcoma ossifico con trombosi neoplastica nella vena poplitea e sue radici, ibid., VIII [1876], coll. 6-14), con la dimostrazione dell'istogenesi comune dell'angioma cavernoso delle ossa e di altri organi (L'angioma cavernoso delle ossa, ibid., IX [1877], coll. 177-186) e l'individuazione di una particolare entità anatomoclinica caratterizzata dall'associazione di un tumore cartilagineo benigno e angiomi cutanei, che fu definita "sindrome di Maffucci" (Di un caso di encondroma ed angioma multiplo. Contribuzione alla genesi embrionale dei tumori, ibid., s. 2, III [1881], coll. 399-412, 565-571); la descrizione delle lesioni multiviscerali della sifilide ereditaria osservate in un feto di otto mesi (Contribuzione all'anatomia patologica della sifilide ereditaria, in Resoconti delle adunanze e dei lavori della R. Acc. medico chirurgica di Napoli, XXXII [1878], pp. 146-171); l'induzione sperimentale nel cane dell'epatite interstiziale (L'epatite interstiziale cronica sperimentale, in Movimento medico chirurgico, s. 2, I [1879], coll. 682-707) e le prime indagini morfologiche e sperimentali sul cancro primitivo del fegato, con le principali distinzioni tra carcinomi e sarcomi dell'organo, sino ad allora entità patologiche non considerate distinte (Nota preventiva sul cancro primario del fegato; studii anatomici e sperimentali, ibid., III [1881], coll. 359-371); lo studio anatomopatologico del sarcoma intestinale (Contribuzione all'anatomia patologica del sarcoma dell'intestino, ibid., I [1879], coll. 460-471).
Nel 1882 il M., vinto il relativo concorso, assunse in qualità di professore straordinario la direzione della cattedra e dell'istituto di anatomia patologica dell'Università di Catania. Pur disponendo di una struttura insufficiente per spazio e dotazione, egli riuscì tuttavia a svolgere, durante il suo mandato, un'intensa attività scientifica.
Proseguì gli studi anatomici e sperimentali sulla patologia epatica, operando l'importante distinzione patogenetica tra cirrosi atrofica conseguente a ristagno di bile per occlusione dei dotti biliari, e cirrosi ipertrofica itterica esito di infiammazione cronica delle vie biliari (Studii anatomici e sperimentali sull'atrofia biliare e cirrosi ipertrofica del fegato, in Giorn. internazionale delle scienze mediche, n.s., IV [1882], pp. 889-910); descrisse insoliti quadri anatomopatologici (Cancro dello stomaco e sarcoma dell'ovaio nello stesso individuo, in Movimento medico chirurgico, s. 2, IV [1882], coll. 5-38); condusse osservazioni sperimentali sulla fisiopatologia del peritoneo, descrivendone il meccanismo di riassorbimento delle sostanze corpuscolari in grado di determinarvi modificazioni strutturali (Esperimenti sull'assorbimento del peritoneo, in Giorn. internazionale delle scienze mediche, n.s., IV [1882], pp. 657-690; Sulla patologia del peritoneo: esperimenti ed osservazioni, in Movimento medico chirurgico, XV [1883], pp. 169-204, 209-223), e delle articolazioni, chiarendo alcuni aspetti strutturali e funzionali della cartilagine articolare all'epoca ancora pressoché ignorati (Esperimenti sull'assorbimento delle articolazioni, ibid., XVI [1884], pp. 1-12).
Nel 1885 il M., vinto il relativo concorso, assunse la direzione della cattedra e dell'istituto di anatomia patologica dell'Università di Pisa, istituiti in quell'ateneo soltanto allora. Nella nuova sede si impegnò subito all'organizzazione della struttura, articolandola in idonei spazi dove allestì laboratori, tra i quali una sezione batteriologica, e stabulari, dotandola di un museo anatomico e istopatologico. Divise l'insegnamento in un corso teorico, di "istituzioni di anatomia patologica", e in una parte pratica, basata su dimostrazioni ed esercitazioni autoptiche e istopatologiche. A Pisa fu preside di facoltà e fu primario dell'ospedale, dove fondò un gabinetto istochimico per i giovani medici.
Durante il suo magistero pisano il M. orientò la sua attività scientifica in tre principali filoni di ricerca: la patologia embrionale infettiva, la tubercolosi, la possibile eziologia micotica dei tumori.
Studiò la patologia infettiva embrionale nell'embrione di pollo, il cui sviluppo in ambiente chiuso privo di qualsiasi contatto con l'organismo materno, garantiva l'impossibilità che quest'ultimo vi esercitasse la benché minima interferenza patologica. Poté così dimostrare, con una serie di contributi sperimentali, la capacità dell'embrione vivo, dotato di un maggior potere di difesa rispetto all'animale adulto, di distruggere l'agente patogeno, il quale però, in caso di morte dell'embrione, trovava un buon terreno di coltura nell'albumina nutritiva (Dell'azione del virus carbonchioso sull'embrione di pollo, in Riv. internazionale di medicina e chirurgia, III [1886], pp. 445-460, in collab. con E. Baquis; Sull'eliminazione dei virus dall'organismo animale, ibid., pp. 505-523, in collab. con A. Trambusti; Contribuzione sperimentale alla patologia delle infezioni nella vita embrionale, ibid., IV [1887], pp. 349-365, 430-442; Ricerche sperimentali sull'azione dei bacilli della tubercolosi dei gallinacei e dei mammiferi nella vita embrionale ed adulta del pollo, in La Riforma medica, V [1889], pp. 1251 s., 1257 s., 1263 s., 1268 s., 1275 s.; Sulla patologia embrionaria infettiva, in Arch. e atti della Soc. italiana di chirurgia, IX [1894], pp. 113-123, e in Policlinico, sez. chirurgica, I [1894], pp. 33-43; Ricerche sperimentali sulla reazione dei tessuti embrionali contro i microbi, in Lo Sperimentale, XLVIII [1894], pp. 345-350; Õber das Verhalten des Embryo gegen Infektionen, in Centralblatt für allgemeine Pathologie und pathologische Anatomie, V [1894], pp. 1-11). Espose dettagliatamente le sue osservazioni sulle caratteristiche biologiche dell'embrione di pollo nella monografia, pubblicata a Roma nel 1902, Patologia embrionale infettiva. Intorno alla fisiopatologia dell'embrione di pollo.
Le osservazioni microbiologiche e sperimentali sul bacillo tubercolare consentirono al M. di pervenire a importanti acquisizioni sulle sue caratteristiche colturali e biologiche generali e sulla sua azione patogena: la dimostrazione, antecedente all'annuncio della scoperta della tubercolina da parte di R. Koch, della possibilità di indurre negli animali da esperimento, mediante l'inoculazione di prodotti tubercolari sterili, uno stato marantico, che ritenne provocato da sostanze chimiche particolarmente resistenti; la netta distinzione di due tipi di micobatteri, responsabili rispettivamente della malattia umana e bovina e di quella aviaria, in base al differente potere patogeno da essi dimostrato nei vari animali da esperimento (concezione del tutto antitetica a quella di Koch, che tuttavia chiamò il M. alla vicepresidenza del congresso svoltosi nel 1890 a Berlino); la spiccata resistenza delle colture del bacillo tubercolare e del loro potere tossico nei confronti del tempo, delle temperature elevate, della luce solare, dell'essiccamento, della digestione gastrica (Õber die Wirkung der reinen sterilen Culturen des Tuberkelbacillus, in Centralblatt für allgemeine Pathologie und pathologische Anatomie, I [1890], pp. 825-832; Contribuzione all'etiologia della tubercolosi: tubercolosi dei gallinacei, in La Riforma medica, VI [1890], pp. 710 s.; Die Hühnertuberculose; experimentelle Untersuchungen, in Zeitschrift für Hygiene und Infektionskrankheiten, XI [1891-92], pp. 445-486; Sui prodotti tossici del bacillo tubercolare, in Policlinico, sez. chirurgica, II [1895], pp. 1-25; Intorno all'azione del bacillo della tubercolosi umana, bovina ed aviaria nei bovini ed ovini, in Clinica moderna, IX [1903], pp. 397-406). Il M., inoltre, sulla base di osservazioni sperimentali, ritenne possibile la trasmissione della tossina dai genitori alla prole attraverso "la generazione", ossia per via placentare e con l'allattamento (Ricerche sperimentali intorno al passaggio del veleno tubercolare dai genitori alla prole, in Riv. critica di clinica medica, I [1899-1900], pp. 221-229; L'intossicazione tubercolare della femmina del maschio tubercolotico, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fis., mat. e naturali, s. 5, X [1901], 1, pp. 328-333; Ricerche sperimentali intorno alla tossina e bacilli tubercolari contenuti nello sperma di animali tubercolotici, in Riv. critica di clinica medica, III [1902], pp. 105-111, 121-125); mentre, sul piano clinico, dopo quattro anni di lavoro condotto in collaborazione con A. Di Vestea, non ritenne utilizzabile con una qualche efficacia la sieroterapia (Ricerche sperimentali sulla sieroterapia nella tubercolosi, in Arch. e atti della Soc. italiana di chirurgia, X [1896], pp. 83-91; Experimentelle Untersuchungen über die Serumtherapie bei der Tuberkelininfektion, in Centralblatt für Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektionskrankheiten, XIX [1896], pp. 208-213; Ulteriori ricerche sperimentali sulla sieroterapia della tubercolosi, in Arch. e atti della Soc. italiana di chirurgia, XIV [1899], pp. 116-127; Sulla sieroterapia della tubercolosi, in Riv. di igiene e sanità pubblica, XII [1901], pp. 7-19, 46-57, 82-96), ma consigliò piuttosto misure profilattiche igieniche di assoluto rigore soprattutto a livello di controllo alimentare di carni e latti (La tubercolosi bovina sotto il rapporto industriale ed igienico, in Giorn. della Soc. fiorentina d'igiene, n.s., II [1903], pp. 103-132).
Inserendosi nella corrente di ricerche allora in pieno sviluppo sulla eziologia infettiva delle neoplasie, il M. condusse numerose osservazioni volte a individuare un eventuale agente patogeno responsabile della crescita tumorale: l'isolamento in alcuni casi di streptococchi e blastomiceti, tuttavia, non gli parve significativo tanto da attribuire a tali microrganismi un sicuro ruolo eziopatogenetico nella comparsa dei tumori (Sulla causa infettiva blastomicetica dei tumori maligni, in Policlinico, sez. chirurgica, IV [1897], pp. 469-482, 544-554, in collab. con L. Sirleo; Õber die Blastomyceten als Infektionserreger bei bösartigen Tumoren. Beobachtungen und Experimente, in Zeitschrift für Hygiene und Infektionskrankheiten, XXVII [1898], pp. 1-30, in collab. con L. Sirleo).
Del M. si ricordano ancora alcuni lavori di patologia sperimentale (Dell'azione del batterio termo sugli animali tubercolotici, in Riv. internazionale di medicina e chirurgia, IV [1886], pp. 523-534, in collab. con U. Flora; Ricerche sperimentali sul fegato nei morbi infettivi; carbonchio e tubercolosi iniettati nella vena porta del coniglio, in Policlinico, sez. chirurgica, I [1894], pp. 547-562, in collab. con L. Sirleo) e le monografie La fisiopatologia del testicolo (Pisa 1885) e La patologia della cauda equina e cono terminale (ibid. 1897).
Membro di numerose accademie e società scientifiche, tra cui l'Accademia nazionale dei Lincei, il M. ricevette dall'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti il premio Balbi Velier per il progresso delle scienze mediche e dalla Società dei XL la gran medaglia d'oro.
Contratta una forma malarica, il M. morì a Pisa il 24 nov. 1903.
Fonti e Bibl.: Necr., in Clinica moderna, IX (1903), pp. 577-580; T. Carbone, L'opera scientifica di A. M., ibid., X (1904), pp. 121-131; P. Foà, Commemorazione del socio nazionale A. M., in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fis., mat. e naturali, s. 5, XIII (1904), pp. 44-47; La tubercolosi: scienza e legge nella lotta contro la tubercolosi a traverso i tempi e nei diversi Paesi, Roma 1928, II, pp. 138, 145 s., 152, 204, 218; III, pp. 358, 397, 421; A. Ilvento, La tubercolosi attraverso i secoli: storia di un'idea, Roma 1933, pp. 154 s., 162, 168 s., 212, 224-226, 240, 274, 292, 317; G. Acocella, Il pensiero medico di A. M., in Atti del XIV Congresso internazionale di storia della medicina, Roma-Salerno, 1954, Roma s.d. [ma 1957], pp. 129-138; A. Costa, Ricordo di A. M. (1847-1903), primo cattedratico di anatomia patologica nello Studio pisano, in Arch. "De Vecchi" per l'anatomia patologica e la medicina clinica, XLV (1965), pp. I-XIX; R. Ciranni et al., Angelo Maria M. (1845-1903) e gli inizi dell'anatomia patologica a Pisa, in Medicina nei secoli, n.s., XVI (2004), pp. 31-41; Diz. biografico dei meridionali, a cura di R. Rubino, Napoli 1974, II, p. 213; Lessico universale italiano, XII, p. 526; Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte, II, pp. 970 s.