FONDI, Angelo
Nacque a Siena nel 1465 da Giovanni di ser Galgano e vi fu battezzato il 14 febbraio di quell'anno. I Fondi o del Fonda erano una famiglia di antica nobiltà, appartenenti al Monte dei riformatori. Ad una famiglia ancora più illustre il F. si legò in seguito per matrimonio. sposando Camilla di Bartolomeo Piccolomini. Da queste nozze nacquero due figli: Giovanni (nel 1501) e Virginia (nel 1505).
A partire dal 1491 e più o meno con regolarità fino alla sua morte prematura fu lettore nello Studio di Siena in "poexia", "humanità" e arte oratoria. Nelle fonti archivistiche sono registrati gli incarichi, "le condotte" di insegnamento, che gli venivano via via assegnate ed i vari pagamenti che gli venivano fatti. Un incarico nello Studio doveva essere da lui coperto anche al momento della morte, tanto che ai suoi credi fu assegnato il provento delle gabelle sui "bagni" della località di San Filippo, in pagamento di quanto a lui dovuto per la sua attività di docente.
L'incarico di insegnamento in "poexia" si spiega, probabilmente, con la sua attività poetica. Qualche anno dopo la sua morte, infatti, il letterato ravennate Giovanni Pietro Ferretti in un poemetto dedicato a vari senesi illustri (Sena Fetus, Senis 1513, c. 46r) espresse grande ammirazione per i suoi versi. In seguito, da tutti i biografi è ricordato come "grande amico delle muse", autore di rime in volgare ed in latino. In realtà oggi di lui è possibile leggere solo sei versi in latino, dedicati ad Agostino Dati, in cui l'illustre oratore ed uomo politico senese viene paragonato ad un novello Cicerone (Angelus Fundius Senensis ad lectorem, in A. Dati, Opera, Senis 1503).
All'attività di docente e di poeta si accompagnò quella di cancelliere della Repubblica senese. Infatti dall'inizio del 1495 sino al 1505, anno della sua morte, ricoprì l'importante carica di cancelliere del concistoro ed in alcuni periodi (gennaio e settembre-dicembre 1497 e per tutto il 1501) svolse anche le funzioni di cancelliere della Balia. Nel bimestre marzo-aprile 1501 fu anche consigliere del capitano del Popolo.
Il F. partecipò alla vita pubblica senese anche come ambasciatore. L'incarico di oratore per conto della Repubblica fu ricoperto dal F. più volte nel corso della sua carriera. Nel 1497 fu inviato all'imperatore Massimiliano d'Asburgo, che in seguito gli conferì il titolo di conte palatino. Sempre nel corso del 1497 svolse ambascerie in Germania ed a Roma. Nel gennaio del 1503 in un breve di Alessandro VI indirizzato alla Balia di Siena è citato quale ambasciatore della. Repubblica presso papa Borgia. Incarichi diplomatici furono ricoperti dal F. anche presso il figlio del pontefice, Cesare Borgia (Lisini).
Morto Alessandro VI, nel settembre del 1503 il E fu uno dei nove ambasciatori inviati dai Senesi a Roma al loro concittadino Francesco Todeschini Piccolomini, divenuto papa con il nome di Pio III. La delegazione era particolarmente numerosa e solenne, visto il giubilo della città per l'elezione di un secondo senese al soglio pontificio nel giro di pochi anni. Terminato il brevissimo pontificato di Pio III, il F. fece di nuovo parte del gruppo di ambasciatori inviati dalla Repubblica, nel novembre del 1503, al nuovo papa Giulio II.
Davanti al pontefice ed a tutta la corte riunita, il F. tenne, nel gennaio del 1504, un'orazione che colpì particolarmente i contemporanei, per la finezza e l'elegante uso della lingua latina. Il successo che riscosse è attestato non solo dallo storico senese contemporaneo Sigismondo Tizio, che nella sua opera riporta per intero l'orazione, ma provato anche dal fatto che essa, pochi giorni dopo essere stata pronunciata, fu data alle stampe in Roma (Senensium oratio ad Iulium II Pontificem maximum) e sempre nel corso dell'anno nuovamente stampata in Lipsia (Oratio elegantissima nomine Senensis Senatus apud Iulium II Pontificem maximum habita). L'anno seguente poi ne fu fatta una nuova stampa ancora in Germania (Oratio elegantissima nomine Senensis Senatus apud Iulium II Pontificem maximum habita).
Questa presso Giulio II fu la più celebre, ma anche una delle ultime ambascerie del Fondi. Il 6 ag. 1505, infatti, già malato, fece redigere il suo testamento e l'8 dello stesso mese morì. La Balia volle tributargli grandi onori. Furono ordinati solenni funerali, durante i quali fu tenuta un'orazione per tessere le lodi di un uomo pianto da tutti i suoi concittadini.
Della produzione letteraria del F. resta oggi, come già detto, ben poco: i versi in onore del Dati e l'orazione a Giulio II. A causa di ciò, probabilmente, in alcuni testi le sue opere vengono confuse con quelle di un omonimo Angelo Fondi, monaco vallombrosano, fiorentino o bolognese vissuto anch'egli tra la fine del XV e l'inizio del sec. XVI.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Biccherna, 1133, c. 271r; 1134, c. 79v (per la data di nascita del F. e della figlia Virginia); 346, cc. 127r, 142v, 162r; 347, cc. 63v, 65v, 66v, 72v, 74r, 76r; 349, cc. 58v, 105v, 107r, 109r, 116v; 350, cc. 133r, 135v, 138r, 139r, 141v, 143r, 1451v, 151r, 154v, 159v, 162v; 351, cc. 202rv, 203r, 204r, 206v (vi sono registrati i pagamenti fatti al F. sia come lettore dello Studio, che come cancelliere del concistoro); Ibid., Concistoro, 2337, cc. 47v- 48r, 50v, 51r, 52rv, 65v, 67rv, 74v- 75r; Ibid., Notarile ante cosimiano, 1081, fasc. n. 128 e cc. non numerate (Ruotolo de lettori nello Studio ...); Ibid., Balia, 40, c. 38r; 41, c. 176r; 46, c. 113v; 49, cc. 57v-58r, 63r, 81r, 82v-83r; 51, cc. 50v-51v; 559, im. 13, 21-24, 26-30; 561, n. 79 (lettere scritte durante la sua attività diplomatica); Ibid., Diplomatico, Regio acquisto fondi, 6 genn. 1496, 24 sett. 1498, 6 ag. 1505 (atti notarili, in cui il F. compare in varie vesti, l'ultimo è il suo testamento); Ibid., ms. A II, c. 240v; ms. A 13, c. 385v; ms. A 15, c. 149v; ms. A 27, p. 68; ms. A 3011, c. 263v (manoscritti genealogici sulle famiglie nobili senesi); Ibid., ms. D 94, ad vocem; Siena, Bibl. comunale degli Intronati, ms. B III II: S. Tizio, Historiarum Senensium..., VI, pp. 566, 580, 594-599, 629 s.; ms. Z 16: U. Benvoglienti, Scrittori senesi, I, p. 310; ms. A VII 35: G.A. Pecci, Indice degli scrittori senesi, II, c. 16r; ms. P IV. 10: S. Bichi Borghesi, Biografia degli scrittori senesi, I, c. 412v; A. Lisini, Relazioni tra Cesare Borgia e la Repubblica senese, Siena 1900, pp. 66 s.; I. Burchardi Liber notarum, a cura di E. Celani, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXXII, p. 429; J.P. Feretrius, Sena Vetus, Senis 1513, c. 46r; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi..., I, Pistoia 1649, pp. 557 s.; G.A. Pecci, Memorie storico-critiche della città di Siena, I, Siena 1755, pp. 143, 202 s.; L. De Angelis, Biografia degli scrittori sanesi, I, Siena 1824, p. 298; Archivio di Stato di Siena, Archivio di Balia, Inventario, Roma 1957, pp. 92 s., 418 s.; T. Accurti, Aliae editiones saeculi XV, Florentiae 1936, II, p. 62, col. 260; L. Hain, Repertorium bibliographicum, I, 2, n. 7398; R. Proctor, Index to the early printed books inthe British Museum, II, 1501-1520, s. I, Germany, n. 11407; Catalogue généraldes livres imprimés de la Bibliothèque nationale. Auteurs, LVI, pp. 26 s.; F. lsaac, Index to the early printed books in the British Museum, II, 1501-1520, s. II, Italy, n. 12037; Short-title catalogue of books printedin the German-speaking countries -, p. 327; H.M. Adams, Catalogue of books printed on the cominent of Europe, 1501-1600..., I, p. 460.