CAPELLI, Angelo Felice
Figlio di Stefano, nacque a Parma il 2 nov. 1681. Fu probabilmente suo zio il noto musicista e maestro di cappella Giovanni Maria Capelli (Affò-Pezzana).
Le notizie più circostanziate su di lui iniziano dal 1717, quando si trovava a Brescia come insegnante di matematica, probabilmente a livello di scuola secondaria. Contemporaneamente ed in forma privata il C. compiva studi ed osservazioni di astronomia, secondo quella che sarà la principale linea d'interesse della sua vita di studioso, volta non all'astronomia pura, ma a quella che si può dire pratica, concernente il calcolo delle effemeridi, la determinazione delle longitudini, la misura del tempo. La prima opera nota del C. consiste in una serie di effemeridi annue, nella cui preparazione fu uno degli specialisti più accreditati a livello europeo. Le basi di tale lavoro furono poste a Brescia, a Venezia, dove il C. si recò successivamente, e poi a Ceneda, dov'egli fu dal 1720. L'Affò ritenne che proprio a Ceneda nel 1720 egli iniziasse la stampa delle effemeridi, ma il primo volume che il Mazzuchelli riuscì a rintracciarne fu quello del 1722, edito a Venezia, ove il C. era tornato avendovi ottenuto un canonicato. Dopo il volume del 1722 egli riprese la pubblicazione nel 1727, sempre a Venezia, e qui la continuò fino al 1738. I volumi fino al 1730 compreso sono scritti in lingua latina, e i rimanenti in italiano. Della loro ricchezza di contenuto e del carattere pletorico e disorganico può dare un'idea il titolo del volume del 1731: Effemeridi de' moti celesti del canonico A.C.,calcolate al meridiano di Venezia per l'anno 1731,terzo dopo il bisestile. Nelle quali oltre alle solite appartenenze astronomiche si contiene un calendario celeste de' Santi ed aspetti planetari,con le sue vigilie,e feste comandate dalla S.R.C.,e di più l'orto del Sole,il levar e tramontar della Luna per ciascun giorno,il tempo delle lunazioni italiane e l'ingresso del Sole,e sua dimora ne' segni celesti,il tutto ridotto al tempo del comune orologio,ad uso de' calendaristi. Non a torto il Cinelli osservava che "questo curioso frontespizio vorrà far giudicare a qualcuno qual fia lo spirito dell'autore". Autori come Lalande e Bailly posero il C. tra i pionieri nella compilazione di effemeridi lunari; il Pezzana, osservando come i suoi volumetti annui si basassero su di un lavoro d'osservazione iniziato prima del 1720, rivendicò per lui una priorità assoluta. Naturalmente si tratta di una questione almeno in parte fittizia, perché la compilazione di effemeridi sistematiche non costituisce un salto qualitativo netto rispetto alla tradizione, del quale si possa indicare con esattezza il momento, e rientra piuttosto in un processo per gradi ricco di fasi e di molteplici apporti.
Negli anni di pubblicazione delle effemeridi il C. preparò anche un Calendario celeste,che contiene tutte le feste mobili,digiuni e appartenenze dell'anno, che ebbe tre edizioni, tutte a Venezia, nel 1727, 1739 e 1748. Ma sul piano propriamente scientifico egli fornì il contributo più considerevole con una vasta opera astronomica, la Astrosophia numerica,sive astronomica supputandi ratio.
Questa sarebbe voluta essere, come dice il titolo, un completo manuale di calcolo astronomico, tale da fornire i principi meccanici di base e la totalità della formule da essi deducibili, con minuziose tabelle esprimenti le varie posizioni planetarie; ma non assunse un carattere compiutamente sistematico, perché negli anni della stesura le idee del C. subirono un'evoluzione, ed il piano originale variò anche in relazione al contemporaneo sviluppo degli studi. Nella sua forma definitiva l'Astrosophia venne a constare di quattro volumi. Il primo dà il titolo a tutta l'opera ed è diviso in quattro parti, che trattano rispettivamente della determinazione delle latitudini e longitudini planetarie, del calcolo delle eclissi con un metodo che il C. asserisce nuovo e più breve, della soluzione di svariati problemi astronomici mediante il calcolo logaritmico ed infine della preparazione delle effemeridi. Il secondo volume è intitolato Novissimae novissimarum Saturni,Iovis,Martis,Veneris et Mercurii tabulae e contiene una serie di tavole esprimenti le posizioni dei pianeti elencati in funzione di certi indici. Nei frontespizi i due volumi figurano stampati a Venezia nel 1733, e le dediche da parte dell'autore recano lo stesso anno; sia il Pezzana sia il Mazzuchelli ritennero però che la data vada posticipata, e che i due volumi, già in fase di stampa in quell'anno, non fossero pubblicati che nel 1736, assieme al volume terzo. Questo completa il lavoro avviato nelle Novissimae ed ha il fantasioso titolo di Tabulae helioselenokrozeoaroaphrobermometricae, in cui l'elefantiaco neologismo pone assieme i nomi greci dei pianeti.
Nel corso della redazione dell'opera il C. giunse a convincersi che era possibile elaborare tavole planetarie ancor più sintetiche ed espressive di quelle da lui pubblicate nei primi volumi, purché esse contenessero formule derivate sinteticamente dalle leggi di Newton, e non dall'analisi di una vasta congerie di fatti d'osservazione. Non volendo smentire tutto il lavoro precedente, né volendo occultare i suoi nuovi risultati, il C. pubblicò le nuove tavole come supplemento ai volumi già apparsi, col titolo Astronomiae numericae supplementum id est helio-selenometria ad numeros revocata (Venezia 1737); un'ultima e definitiva integrazione si avrà con l'Astronomiae numericae supplementum supplementi, edito a Venezia nel 1748. La Astrosophia èopera di reale grandiosità di impianto, e fu resa possibile grazie ad un lavoro di calcolo d'entità non facilmente stimabile. Essa valse all'autore riconoscimenti importanti, anche all'estero, quale la nomina a membro dell'Accademia delle Scienze di Berlino.
Negli anni veneziani non è chiaro quali fossero le attività professionali del Capelli. In vari luoghi delle sue opere egli si definisce professore d'astronomia, e tale lo ritenne il Quadrio, ma non risulta che insegnasse tale disciplina in qualche ateneo; è probabile che vivesse dei proventi di una piccola rendita ecclesiastica, o che continuasse l'insegnamento matematico iniziato a Brescia, come dimostrerebbe la pubblicazione in quegli anni di due operette di genere scolastico: il Breve compendio d'operazioni geometriche da farsi colla sola riga e compasso (Venezia 1741, ed ivi ristampato nel '42, '49, '50, e '56) e il Breve compendio d'aritmetica, pubblicato anch'esso a Venezia l'anno successivo. La serie degli scritti scientifici del C. termina con il Breve trattato per ritrovare con facilità il giorno pasquale dall'anno 1582... sino al 5000 (Venezia 1742) e con due opere mai stampate, di cui egli stesso diede una breve notizia sperando di pubblicarle in seguito. Si tratta di una Logica mathematica in sei parti (geometria e trigonometria piana; trigonometria sferica; analisi della sfera celeste; scienze "gnomoniche"; geografia; nautica) e di un Compendio trigonometrico pratico, oggi non reperibili.
La produzione scientifica sin qui esaminata costituisce solo un aspetto dell'attività del C., e forse neppure quello che egli o i suoi contemporanei ritennero più vitale; ad essa va aggiunta una produzione artistica di carattere poetico e musicale. Gli scritti letterari del C. furono raccolti nei Divertimenti poetici (Venezia 1741), composizioni in parte serie e in parte riconducibili al modo bernesco, che non fuoriescono dai moduli arcadici, interpretati in modo sostanzialmente prosastico. Notevole per mole dovette essere anche la sua attività musicale, il cui valore - allo stato attuale degli studi - non è valutabile. Nella sua Drammaturgia l'Allacci sostiene che era quasi interamente del C. la musica del dramma pastorale Erginia mascherata, rappresentato a Rovigo nel 1727 e stampato nello stesso anno a Venezia. Fu poi autore di brani orchestrali, tra cui sonate per violino e viola, per due violini e basso, per due violini e clavicembalo.
Negli ultimi suoi anni, forse perché allettato dall'offerta fattagli di curare l'attività musicale nelle chiese del luogo, tornò a Ceneda. Un atto del 18 luglio 1748 mostra che egli era organista della cattedrale e maestro di cappella della stessa, con l'obbligo d'istruire il coro e di pagarlo col suo stipendio. Morì a Ceneda il 15 o il 16 nov. 1749.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vatic., Vat. lat. 9265: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, ff. 230v-231v; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, Venezia 1735, p. 62; F. S. Quadrio, Della storia e ragione d'ogni poesia, VII, Milano 1752, p. 94; I. Affò-A. Pezzana, Memorie degli scritt. e letter. parmigiani, VII, Parma 1833, pp. 82-91; G. B. Janelli, Diz. biogr. dei parmigiani illustri e benemeriti, Genova 1877, p. 93; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 155.