DONADIO (Donnadio), Angelo
Di questo medaglista, nato ad Alessandria nella seconda metà del XVIII sec., non si conoscono dati biografici attendibili: le date certe della sua attività, desunte dai documenti e dalle iscrizioni presenti sulle opere firmate, vanno dal 1803 (data iscritta sulla medaglia raffigurante Vittorio Alfieri) al 1822 (presente su quella dedicata ad Antonio Allegri da Correggio). Un articolo apparso sulla Gazzetta piemontese del 1° marzo 1831, riportato dal Vesme, nomina diffusamente il D., ma senza specificare se si tratti di persona allora vivente oppure deceduta.
Dopo un primo probabile apprendistato in Piemonte (che si arguisce analizzando lo stile della sua opera), il D. si era trasferito a Parigi, città ove certamente si trovava già nel settembre del 1815, poiché in quella data è incaricato di accompagnare fino a Torino il primo convoglio di oggetti recuperati dopo le razzie napoleoniche (Vesme). Certamente prima del 1818 ebbe "l'honneur de graver pour la Société métallique", come egli stesso afferma in una lettera di quell'anno (Nouvelles Archives de l'art français, s. 3, VIII [1892]: p. 341 in Schede Vesme). A detta concorde delle fonti, il D. fu allievo a Parigi del barone F.-J. Bosio, scultore neoclassico di ambito canoviano tra i più celebri dell'epoca: difficile tuttavia cercare le tracce del suo stile nell'opera del D., data la netta diversità delle tecniche adoperate dai due artisti; certo è che dalle opere superstiti il D. appare ben inserito in una cultura di pretta marca neoclassica. Fu anche collaboratore della Series of national medals di J. Mudie, delle Series di A.-P. Durand e della Galérie métallique de grands hommes français (Forrer, 1904). Alla sua mano appartengono anche numerose medaglie raffiguranti alcuni illustri italiani, specialmente piemontesi.
Il Museo numismatico di Torino ne possiede i seguenti esemplari: ritratto di Vittorio Alfieri (datato 1803); Luigi Lagrange (1813); Tommaso Valperga di Caluso (1815); tre redazioni del ritratto del Barone Giuseppe Vernazza di Freney, uno senza indicazione di data e gli altri risalenti al 1817; Ennio Quirino Visconti (1818), forse la più nota delle sue realizzazioni; Antonio Allegri da Correggio (1822), la più tarda delle opere datate dell'artista; sono inoltre conservate al Museo numismatico le medaglie di Olivier de Serres (1821), B. Le Bouvier de Fontenelle (1821) e due esemplari, senza data, raffiguranti il volto di Fr.-H. Egerton. Sisa ancora che nel 1820 il D. esponeva a Torino le medaglie in bronzo di Alfieri, Lagrange e Vernazza e quella in cera dello stesso Vernazza (Vesme). Eseguì anche le medaglie dei compositori L. Cherubini e F. Paëre, di Carlo Duclos (1821); gli è attribuita anche quella del poeta portoghese L. Camoens (Vesme).
Giudicato ai suoi tempi "valentissimo intagliatore in acciaio" ed "esimio artefice alessandrino" (Valle, 1855) e praticamente caduto nel più completo oblio in seguito, si può di lui osservare, dal punto di vista stilistico, l'appartenenza piena al filone culturale neoclassico, non lontano dal gusto del ritratto di profilo proprio di un Lorenzo e di un Amedeo Lavy, con concessioni ad un realismo di notevole livello e sempre di buona qualità e dignitoso mestiere.
Fonti e Bibl.: Schede Vesme, II, Torino 1966, pp. 416 s.; C. A. Valle, Storia di Alessandria, IV, Torino 1855, pp. 313 s.; L. Forrer. Biographical Dictionary of medallist, I, London 1904, p. 60; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 418.