TUMMULILLIS, Angelo de (
de Tummulillo, Tummulillo; Angelus de Sancto Helia). – Nacque nel 1397 a Sant’Elia (oggi Sant’ Elia Fiumerapido, provincia di Frosinone), piccolo borgo nel territorio di competenza dell’importante abbazia di Montecassino, sorto intorno al X secolo.
Lo si ricava dall’introduzione e dal primo capitolo della sua cronaca, i Notabilia temporum, nella quale egli ha disseminato diversi riferimenti autobiografici, e dai documenti notarili da lui redatti, custoditi nell’Archivio di Montecassino, legati all’esercizio della sua professione, appunto, di notaio.
Sempre stando alla cronaca, nel 1419 de Tummulillis era a Napoli in qualità di scrivano (scriptore) al servizio di Onofrio di Penne, segretario della regina Giovanna II d’Angiò, della cui incoronazione, data la sua posizione, fu privilegiato testimone oculare. Dopo qualche tempo, nel 1422, lo ritroviamo nuovamente nei luoghi nativi, dove fu suo malgrado coinvolto personalmente nello scontro tra la regina Giovanna e il pontefice, Martino V, che appoggiava il pretendente angioino al trono di Napoli, Luigi III. Fu infatti catturato («fui captus et detemptus ego»: Notabilia temporum, a cura di C. Corvisieri, 1890, p. 35), probabilmente a Sant’Elia, e deportato nella vicina Sant’Angelo in Theodice, insieme con altri prigionieri, dal comandante pontificio Francesco Bianco di Piedimonte.
Costui aveva ricevuto l’ordine di arrestare l’allora abate di Montecassino, Pirro Tomacelli che – sospettato di sostenere in qualche modo la regina – era asserragliato tra le mura della Rocca Janula; dunque compì scorrerie anche nelle terre vicine, catturando monaci e abitanti.
Sembra più che plausibile che la sua formazione si sia avviata e conclusa a Napoli, ma ciò che è certo è che nel 1428, all’età di trentun anni, era già notaio: tale è infatti la data riportata in un documento redatto a San Germano, il primo a contenere una menzione di de Tummulillis. In un altro documento poi, del 1430, in luogo della sottoscrizione del notaio si legge che egli era «maestro d’atti della curia Cassinese» (Marino, 2015-16, p. 63). De Tummulillis aveva dunque ottenuto un importante incarico per conto dell’abbazia di Montecassino, e a nominarlo era stato presumibilmente proprio l’abate Tomacelli, il quale aveva forse in tal modo ricompensato i servigi e la fedeltà dimostrata dal notaio nelle trascorse vicende.
Tuttavia, si potrebbe invece anche supporre – all’inverso – che il legame fra de Tummulillis e Tomacelli fosse già consolidato negli anni precedenti, e persino all’origine della sua detenzione nel 1422. Nessuna certezza è possibile, purtroppo, allo stato attuale delle fonti, se non nel fatto che i limiti dell’attività professionale del notaio superavano quelli della sua cittadina natale, così come quelli della ben più grande vicina San Germano, «polo di attrazione e centro di controllo» dei territori circostanti l’abbazia, a questa legati da un rapporto di subordinazione (ibid., p. 58).
San Germano, d’altro canto, risulta essere il luogo dove de Tummulillis «esercitò con maggiore intensità la propria professione» sin dagli esordi, nonché dove è molto probabile che a un certo punto abbia trasferito la sua residenza. Si può ipotizzare persino che qui vi fosse una «seconda sede della cancelleria abbaziale», e che «questa fosse legata ad un certo punto alla figura stessa» del notaio (ibid.).
Non è chiaro se de Tummulillis fosse a Napoli durante il grande terremoto del 1456, del quale, all’interno della cronaca, riporta nel dettaglio le disastrose conseguenze, così nella capitale come nei centri a lui più vicini. Vi era tuttavia di certo un figlio, Benedetto, unico del quale abbiamo notizia per mano dello stesso autore.
Benedetto de Tummulillis viene indicato come precettore dei figli di Bernardo Sanzo, castellano dell’importante fortezza di Rocca Janula, fulcro militare della Terra di San Benedetto. Stando alla cronaca, egli, in occasione del terremoto, avrebbe inoltre cercato rifugio insieme al castellano e agli allievi nella casa di Martino, parente di Sanzo e capitano di Napoli. Si desume dunque che i legami professionali della famiglia di de Tummulillis giungevano piuttosto in alto, fino alle più importanti cariche della capitale regnicola.
A livello locale il notaio esercitò una certa preminenza istituzionale. Nel giugno del 1462, pochi mesi prima della decisiva battaglia di Troja – che concluse la guerra di successione per il trono di Napoli tra Ferdinando I (Ferrante) d’Aragona e il pretendente angioino sostenuto dai baroni ribelli –, de Tummulillis venne inviato come oratore per conto dell’universitas di Sant’Elia, insieme ad altri, al campo del Corso, il quale era al servizio di Federico da Montefeltro, capitano generale per l’alleanza tra il duca di Milano, Ferrante e il pontefice.
Al borgo di Sant’Elia, come a molte altre cittadine della zona, interessava essere risparmiato dai saccheggi e dalle devastazioni comportate dalle operazioni militari nei dintorni dell’abbazia di Montecassino, dove vi erano strategici centri fortificati da conquistare.
L’ambasceria non ebbe tuttavia buon esito, poiché prima ancora di iniziare la trattativa de Tummulillis e gli altri oratori furono proditoriamente catturati e detenuti dal Corso, che aveva deciso di attaccare la terra di Sant’Elia (2 giugno).
Parecchi anni più tardi (1473) de Tummulillis, ultrasettantacinquenne, era ancora in attività come notaio, a San Germano. Un ennesimo riconoscimento del suo prestigio a livello locale egli lo ebbe nel 1475, quando fu incaricato dall’universitas di San Germano di redigere e leggere una supplica a re Ferrante, che ivi sostò nel viaggio di ritorno a Roma per il giubileo del 1475; si trattava di chiedere sgravi fiscali e concessioni in virtù dello stato d’estrema prostrazione in cui versava la comunità. A causa dell’imprevista, anticipata partenza del re, de Tummulillis non riuscì tuttavia a portare a termine l’incarico, ma significativamente trascrisse il testo integrale dell’orazione all’interno della sua cronaca, a testimonianza dell’importanza dell’incarico e a beneficio della memoria storica della propria città.
I Notabilia temporum si arrestano al 1477, e si può seriamente ipotizzare che il suo autore abbia continuato ad aggiornarli fino alla morte, alla veneranda età di ottant’anni.
Fonti e Bibl.: A. de Tummulillis, Notabilia temporum, a cura di C. Corvisieri, Roma 1890.
L. Tosti, Storia della badia di Monte-Cassino. Divisa in libri nove, ed illustrata di note e documenti, III, Napoli 1843, libro VIII, pp. 139-141; C. De Frede, Studenti e uomini di leggi a Napoli nel Rinascimento, Napoli 1957; T. Leccisotti, Abbazia di Montecassino. I regesti dell’archivio, I, Introduzione, Roma 1964, pp. VII-LXVII; A. Pantoni, S. Elia Fiume Rapido, in Bollettino diocesano. Diocesi di Montecassino, XXI (1966), pp. 40-48, 80-87, 122- 128, 159-167; G. Cherubini, Pellegrini, pellegrinaggi, giubileo nel Medioevo, Napoli 2005, pp. 63 s.; F. Senatore, Fonti documentarie e costruzione della notizia nelle cronache cittadine dell’Italia meridionale (secoli XV-XVI), in Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medioevo, CXVI (2014), pp. 279-333; M. Marino, L’universo culturale di un notaio-cronista del Quattrocento. I Notabilia Temporum di Angelo Tummulillo, tesi di laurea, Università degli studi di Napoli Federico II, a.a. 2015-16, pp. 46-64.
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