ANGELO da Pietrafitta
Nato a Pietrafitta o ad Aprigliano (Cosenza), entrò ancor giovane nell'Ordine francescano dei frati minori "dell'Osservanza", dedicandosi alla scultura in legno sulla tradizione di fra, Umile da Petralia - Soprana caposcuola degli artisti francescani meridionali, dei quali - pur continuandone l'espressione realistica e coloristica innovò il gusto arcaicizzante nella rappresentazione del Crocifisso attraverso un addolcimento del modellato.
Dopo un presumibile periodo di minore attività nelle chiese francescane della Calabria (il Gallo ne riconosce una prima affermazione nel Crocifisso di Pietrafitta), al 1682 circa va riportata la presenza di A. nel Lazio, dove eseguì un Crocifisso per il convento di Subiaco ed un altro per il convento di Carpineto, certamente però sotto la guida di un "maestro" da identificare (Neri) in fra, Stefano, un fratello laico siciliano di Piazza Armerina, dalla tendenza del quale ad una rappresentazione oggettiva del vero A. dovette ben presto distaccarsi per una maggiore sensibilità mistica infusa nella pur esatta riproduzione anatomica. Da solo eseguì infatti il Crocifisso del convento di Piglio ultimato nel maggio del 1686 (recentemente distrutto) e nello stesso anno (Neri) quello della chiesa di S. Francesco a Ripa, a Roma (p. Ludovico da Modena).
Per gli anni immediatamente successivi può soltanto avanzarsi l'ipotesi di una attività in Calabria, peraltro con le riserve dovute alla presenza di uno stile e di un metodo, invalsi tra i numerosi artisti religiosi calabresi dell'epoca e tali da rendere ardua l'attribuzione di opere quali quelle della chiesa di Tavema, della chiesa di Corigliano Calabro, della chiesa di S. Marco Argentano, ecc. Così pure in Lucania, regione nella quale giunse di certo in ritardo l'entusiasmo dei francescani per le figure della Passione e del Crocifisso, è incerta l'attribuzione ad A. dei Crocifissi di Forenza e di Stigliano, ascrivibili all'età più tarda o alla mano di quei discepoli autori forse dei gruppi lignei che altrove circondano spesso i suoi Crocifissi.
In seguito l'attività di A. è documentata in Puglia, presumibilmente dal 1693 (sulla stregua dell'assunzione alla carica del Provinciale di S. Niccolò delle Puglie, padre Gregorio da Lequile) all'epoca della morte avvenuta in Calabria poco prima del 1699. In questo periodo, secondo la tradizione, scolpì circa trenta Crocifissi, o quanto meno ne impostò l'esecuzione, nella scia della fama procuratagli da quello del convento di Lequile (p. Bonaventura da Lama); così quello nella chiesa- francescana della Annunziata a Ostuni, quello di S. Antonio di Bari, quello di S. Giovanni di Dio a Taranto, quello di Martina Franca e quelli di Presicce e di Francavilla Fontana a lui costantemente attribuiti; opere, queste dei periodo pugliese - come pure i gruppi lignei di S. Caterina a Galatina e di S. Francesco a Manduria -, che rivelano ancora le migliori caratteristiche di spontaneità contemplativa di frate Angelo.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. del Convento di S. Francesco a Ripa, P. Ludovico da Modena, Cronaca della Riforma dal 1519al 1722.Fondazione dei Conventi,Ms. 99, v0l. I, p. 245; p. Bonaventura da Lama, Cronaca dei Minori Osservanti Riformati della Provincia di S. Nicolò,Lecce 1724. I, p. 38; II, p. 255; p. Benedetto Spila, Memorie storiche della Provincia Riformata Romana, I,Roma 1890, p. 194; G. Gallo, Scultori in legno del sec. XVII: Frate Angelo da Pierafitta. in Brutium,XIV.6 (1935), p. 111; D. Neri, Scultori Francescani del Seicento in Italia,Pistoia 1952, pp. 133-167.