BONCIANI, Angelo
Figlio di Agostino (Paolo di Lello Petrone, p. 44), dovette nascere a Firenze probabilmente alla fine del sec. XIV. Si addottorò in utroque iure, ma ignoriamo l'università presso cui studiò e la data del suo dottorato.
La prima notizia sicura sul B. in nostro possesso risale al 1431, quando risulta procuratore del Fisco per nomina di Eugenio IV: il 4 giugno di quell'anno gli è affidato un mandato di 12 fiorini per la spedizione delle bolle relative al processo contro Antonio di Lorenzo Colonna e altri ribelli. Anche dopo sembra esser stato sempre al servizio papale, ma non se ne hanno notizie fino al 23 maggio 1436, quando Eugenio IV lo revoca dall'ufficio di vicemaresciallo della Curia romana, cui già l'aveva deputato con le attribuzioni del maresciallo Battista Savelli, sostituendogli il senese Francesco Salimbeni.
Il 26 febbr. 1437, da Bologna, si affidava al B. come avvocato del Sacro Concistoro un mandato di 40 fiorini per recarsi dal patriarca di Alessandria a discutere di certi affari affidatigli dal pontefice, inerenti evidentemente alle vicende conciliari di quel periodo: si ignora però il contenuto preciso dell'ambasciata che il B. doveva presentare al patriarca. Egli era allora sicuramente al seguito pontificio, perché abbiamo una sua lettera del 29 luglio 1437 spedita da Bologna a Pazzino Strozzi senatore dell'Urbe.
Un altro documento papale, dato a Ferrara il 14 luglio 1438 e diretto "nobili viro Angelo de Boncianis de Florentia militi iuris doctori", lo nomina senatore di Roma, per un anno, alla fine dell'ufficio di Francesco Salimbeni.
Tale ufficio il B. tenne dal 1º ott. 1438 al 30 nov. 1439, essendogli stato prorogato il mandato per altri due mesi allo scadere dell'anno. Gli successe il veneziano Eustachio Gritti conte di Arpino. Per l'ufficio senatoriale, il B. ricevette in più rate dal tesoriere della Camera dell'Urbe un totale di 2.800 ducati d'Oro.
Stando alla documentazione d'archivio che ci rimane, la sua attività senatoriale sembra essersi incentrata soprattutto nelle approvazioni degli statuti delle arti cittadine. Ma ciò dipende ovviamente da un'oggettiva mancanza di dati ufficiali più completi, ché il pontificato di Eugenio IV attraversava proprio negli anni tra il 1438 e il 1439 il punto più alto della crisi con la riapertura dello scisma; anche a Roma le acque non erano tranquille, e la notizia che il B. spese 486 fiorini per fortificare il palazzo del Campidoglio, contenuta nello stesso documento nel quale egli denunzia l'ammontare del suo stipendio senatoriale, è in tal senso rivelatrice. Il fatto che in un momento così critico per lui Eugenio abbia affidato Roma al B. può darci la misura della considerazione in cui lo teneva: ma in ciò non bisogna sopravvalutare il fatto che la carica di senatore gli sia stata prorogata di due mesi, perché le oscillazioni di durata erano abituali in quell'ufficio.
Un giudizio estremamente negativo dell'attività senatoriale del B. troviamo in Paolo di Lello Petrone che lo considera "peiio che Nerone" e afferma che le "crudelitate che usao in Roma a volerle scrivere non bastariano 6 carte". Il cronista conclude che il B. "fece tanto che per la mala deportatione de lui fo privato dallo offitio, et gissene con molta vergogna et caccia". Le affermazìoni del cronista contrastano, però, in modo evidente con il fatto che il pontefice continuò a tenere presso di sé il B. confermandogli la sua fiducia. Né di esse si trova una benché minima eco nei giudizi dati sul B. dagli scrittori posteriori.
Deposta la dignità senatoriale, il B. tornò presso il pontefice a Firenze, sede conciliare. Dal 25 maggio al 20 ott. 1440 Si hanno tre mandati di pagamento a suo nome, rispettivamente per 26, 10 e 30 fiorini per recarsi ad assolvere missioni non specificate per conto del pontefice.
Il Negri, il Carafa e il Mazzucchelli, su indicazione del Cartari, sostengono che il B. fu anche promotore delle cause e dei negozi criminali nella Curia romana: ma a documentare tale attività non abbiamo trovato niente di più di quanto detto da questi autori. Ad alcuni scritti, che il B. avrebbe lasciato e che sarebbero poi andati smarriti, accenna il Negri, con ogni probabilità senza nessuna concreta ragione, ché di essi non c'è notizia, a nostra conoscenza, in alcuna fonte.
Dopo il 1440, l'attività del B. ricade nell'ombra. Se ne ignorano le successive vicende e l'anno della morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, s. III, CXX, c. 321r.; Arch. di Stato di Roma, Camerale I, Ufficiali Camerali, reg. 1712, c. 16r; Mandati, regg. 827, c. 22v; 828, c. 114r; 829, cc. XXXIIIv, 44r, 956v; Ibid., n. 1640, Notaio N. Sante, c. 14v.; Ibid., Sancta Sanctorum,Maremagnum, c. 29v; Arch. Segr. Vat., Reg. Vat. 382,Officiorum EugeniiIV liber II, cc. 67v-68r; Roma, Bibl. Corsiniana, StatutaArtis MacellarorumUrbis, n. 1322, c. 21v; Roma, Bibl. Naz. Vittorio Emanuele II, Statuta Artis Campsorum Urbis, Cod. Sessoriano, n. 334 (copia del sec. XVII), c. 332v; Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 8257, c. 3v; Statuti dei mercanti di Roma, a cura di G. Gatti, Roma 1885, p. 140; E. Stevenson, Statuti delle arti dei merciai e della lana diRoma, pp. 12 s., 231 e n. 3; S. Infessura, Diario della città diRoma, a cura di O. Tommasini, Roma 1890, in Fonti della storiad'Italia, V, p. 39; Paolo di Lello Petrone, La mesticanza, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XXIV, 2, a cura di F. Isoldi, pp. 44 s.; C. Cartari, Advocatorum SacriConsistorii Syllabum, Roma 1656, p. XXXIV; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 41; J. Carafa, De gymnasio romano et de eiusprofessoribus libri duo, Romae 1751, II, p. 495; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1569; A. Vendettimi, Serie cronologica de' senatori di Roma..., Roma 1778, p. 85; F. A. Vitale, Storia diplomatica de' senatori diRoma..., Roma 1791, II, p. 411; A. Salimei, Serie cronologica deisenatori di Romadal 1431 al 1447…, in Arch. della R. Soc. rom.di storia patria, LIII-LV (1930-32), pp. 120 s., 161; A. Salimeni, Senatori e Statuti di Roma nel Medioevo. I Senatori, Roma 1935, p. 184.