BAROZZI, Angelo
Patriarca di Grado dall'agosto del 1207 al giugno del 1237; in precedenza era stato pievano di San Giovanni di Rialto e cappellano di San Marco. Nel 1213 ottenne da Innocenzo III una bolla che confermava alla Chiesa di Grado la dignità patriarcale con tutti i diritti, privilegi e possessi. Un documento analogo gli fu concesso nel 1222 anche da papa Onorio III. Nel 1215 il B. partecipò al IV concilio lateranense e nel novembre del 1219 fu invitato da Onorio III ad attuare nella provincia gradense quel canone del concilio che prescriveva di stabilire in ogni città un maestro di teologia per istruire il clero. Sempre nel 1219 il pontefice affidò al B. e a Leonardo, pievano di San Paolo di Venezia, il compito di ridurre all'obbedienza i vassalli friulani che si erano ribellati al patriarca di Aquileia e li incaricò di far rispettare a Veneziani, Vicentini, Padovani e Veronesi le sanzioni economiche decretate contro il Comune di Treviso, reo di aver stretto alleanza con i nobili ribelli. Il B. e il suo collega non riuscirono però a impedire che la lite tra le due parti degenerasse in guerra aperta.
Il patriarcato di Grado possedeva cospicui beni a Costantinopoli, una parte dei quali era stata data in affitto nel 1207, proprio all'inizio dell'episcopato del Barozzi. Nel 1220 il Podestà veneziano di Costantinopoli, Giovanni Tiepolo, assegnò al patriarca l'annuo censo di 20 iperperi d'oro per alcuni terreni di proprietà della Chiesa gradense utilizzati per l'erezione del nuovo fondaco.
Alcuni documenti ci informano intorno ai rapporti intercorrenti tra il B. e i suoi suffraganei. Possediamo i giuramenti prestati al patriarca da Marino (1209) e Natale (1226), vescovi di Caorle, e da DomeniCO SilVO (1235) e Guido (1236), vescovi di Chioggia. Furono invece piuttosto tese, durante tutto il periodo del suo episcopato, le relazioni tra il B. e i vescovi di CasteRo, a causa di attribuzioni e giurisdizioni controverse. Ciò è comprensibile quando si pensa che il patriarca di Grado risiedeva a Venezia, nel territorio cioè della diocesi castellana. La controversia, di cui abbiamo una prima menzione in una lettera papale del 1213, fu composta solo nel 1230 con un giudizio arbitrale pronunciato da Giordano, priore di San Benedetto di Padova. Ma nel 1234 sorsero altri screzi poiché il vescovo di Castello si rifiutava di accogliere col suono delle campagne il ritorno del patriarca da Grado e di nominarlo durante la benedizione del cero pasquale, secondo delle antiche consuetudini che erano state allora approvate dal pontefice.
Il B. ebbe anche una controversia - protrattasi per qualche tempo e conclusa nel 1224 - con l'abate del monastero di San Giorgio Maggiore di Venezia. Le parti si rivolsero al pontefice il quale, pur riconoscendo fondati alcuni diritti che il patriarca reclamava, respinse la sua pretesa di esercitare la giurisdizione su quel monastero, che dipendeva invece direttamente dalla Chiesa di Roma.
Nel 1237 il B., oramai vecchio, rinuncio, alla cattedra; l'anno dopo si spense a Bologna e fu ivi sepolto nella chiesa di San Domenico.
Fonti e Bibl.: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, C011. 1135 s., 1208, 1258; F. Comer, Ecclesiae Venetae. III, Venetiis 1749. pp. 91-104, 187; A. Orsoni, Dei piovani di Venezia promossi alla dignità vescovile,Venezia 181:5, V. 25; G. Capipelletti, Le Chiese d'Italia, IX, Venezia 1853, pp. 74 s.; C. Eubel, Hierarchia Catholica..., I, Monasterii 1913, p. 265; P. Paschini, Bertoldo di Merania patriarca di Aquileia,in Mem. stor. forogiuliensi, XV (1919), pp.12 S.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, col.887.