MARCHISIO, Andrea
Nacque a Torino il 15 maggio 1850 da Antonio e da Caterina Ferri. Nel 1864 iniziò a frequentare l'Accademia Albertina, dove studiò con E. Gamba e A. Gastaldi, conseguendo, negli ultimi anni, diverse menzioni d'onore. Nel 1869 terminò gli studi ed esordì partecipando alla mostra annuale della Promotrice di Torino con il dipinto di genere Una bolla di sapone (di ubicazione ignota, come altre opere, se non diversamente indicato). Nella stessa sede presentò, nel 1870, Renzo rifiuta il proprio nome all'oste, ispirato ai Promessi sposi e, nel 1873, Amore e patria, apprezzato per "bontà di colorito e vivacità di composizione" (Stella, p. 440), che lo rivelò artista maturo, buon disegnatore accademico e ne sancì l'affermazione sulla scena locale.
Da questo momento il M. continuò a proporre i suoi lavori quasi esclusivamente nelle rassegne della Promotrice torinese, cui partecipò con regolare cadenza sino alla fine del secolo, esponendovi opere quali L'indomani (1874), Una nota poco armonica (1875), Linneo dopo un'escursione botanica (1876), Goethe e Bettina Brentano (1877), L'occasione fa il ladro (1878), Non serve l'arte a sollevar chi soffre (1880).
La ricostruzione del catalogo dell'opera del M. è oggi complessa, poiché i suoi dipinti, acquistati al tempo da privati e gallerie (Stella), sono nella quasi totalità dispersi, conservati in collezione private e non pubblicati. Stando ai titoli e al poco che fino a ora ne è riemerso, prevale nella sua prima produzione una predilezione per i temi di genere, allora di particolare fortuna in Piemonte; successivamente il M. si indirizzò verso soggetti storici e letterari, stemperati nell'aneddoto e nella scena di costume, resi con tecnica vivace e una tavolozza di sperimentata abilità.
Il 29 genn. 1882, dopo la morte della moglie Angela Ronco, sposata nel 1873, il M. si legò in seconde nozze con Carlotta Olivieri, dalla quale ebbe cinque figli. Nel 1886 la nomina a maestro assistente di pittura all'Accademia Albertina segnò l'avvio di una lunga carriera accademica che lo impegnò profondamente per l'intero corso della vita, tanto da precludergli, come sembra suggerire il ricordo del pittore E. Zanzi, un maggiore impegno nell'attività artistica.
In quegli anni il M. alternò opere di piccolo formato raffiguranti scenette di costume dipinte con virtuosistica rifinitezza, quali Note gaie (esposto nel 1883 al Circolo degli artisti e acquistato dal Museo civico di Torino), a dipinti di maggiori dimensioni in cui affrontò soggetti storici e letterari con "intendentimenti di generista", privilegiando la raffigurazione del "costume e l'intimità del sentimento" (Stella, p. 440), come in Berta figlia di Carlo Magno e Warnefrido, esposto alla Promotrice del 1887 (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea) o in Emma Liona, in mostra nel 1891 alla L Promotrice. Sempre in quel periodo realizzò anche dei ritratti, genere coltivato con un certo successo anche in seguito, e alcune ceramiche a gran fuoco (Fiori e frutta, piatto ornamentale) esposte nel 1885 alla XLIV Promotrice.
Parallelamente alla produzione di dipinti da cavalletto, a partire dall'ultimo decennio del secolo, sull'onda del generale ritorno d'interesse per le arti decorative e applicate, il M. si dedicò anche all'affresco e alla pittura su vetro. Fra il 1890 e il 1893 realizzò delle vetrate per le chiese di Quargnento, Camagna, San Germano Monferrato e Cossano Canavese; e successivamente a Sassari, dove si era recato nell'estate 1896 in occasione della Grande Esposizione artistica, eseguì le decorazioni del locale teatro Civico, i cui lavori di ristrutturazione furono avviati nel 1897 e inaugurati il 1° genn. 1900.
Il M., insieme con altri artisti, curò l'apparato decorativo dell'edificio, realizzandovi diverse opere, oggi perlopiù perdute, fra cui gli affreschi con motivi floreali e angioletti sulla volta della saletta di rappresentanza, quelli della volta della sala principale, crollata nel XX secolo, e quelli del foyer, attualmente coperti. Completavano la decorazione una serie di tele, oggi scomparse, raffiguranti soggetti in sintonia con la destinazione del luogo, quali le due grandi opere L'inizio della danza e La danza continua, battute all'asta a New York nel 2001 da Sotheby (ripr. in Garofalo).
A Torino, fra il 1904 e il 1905 il M. lavorò, insieme con G. Ceragioli e G. Grosso, alle decorazioni del teatro Regio, allora in corso di ristrutturazione, dipingendovi l'affresco della volta del foyer di platea, un cielo costellato di motivi floreali e rade figure raffigurate in forte scorcio, scomparso nel 1936 (ripr. in Gazzetta del popolo della domenica, 31 dic. 1915). Ancora all'attività di frescante del M., scarsamente documentata, è da ricondurre la decorazione del birrificio Kursaal Durio, luogo di ritrovo della Torino dell'epoca.
I primi decenni del nuovo secolo segnarono una brusca flessione nell'attività espositiva del M., anche a causa dell'intensificarsi dei suoi impegni accademici. Difatti, dopo aver partecipato nel 1908 al concorso per la cattedra di disegno di figura (in cui presentò come titoli anche le sue opere Passo difficile e Pittura involontaria, allora di proprietà di Elisabetta di Sassonia, duchessa di Genova), nel 1909 il M. fu nominato professore di figura per un biennio di prova, per essere, nel 1911, riconfermato stabilmente professore titolare con il privilegio di un proprio studio personale presso l'Accademia Albertina, occupato sino al 1921. A ulteriore conferma del prestigio ormai raggiunto negli ambienti artistici torinesi, nel 1912 il M. fu chiamato a far parte, insieme con G. Balsamo Crivelli, D. Calandra, A. D'Andrade e altri, della commissione per lo studio delle modifiche ai regolamenti del Museo civico di Torino.
Anche in quegli anni il M. continuò a orientarsi verso una pittura "di gentile fattura e di ispirazione romantica", nei motivi e nell'impostazione assimilabile a quella di altri maestri minori piemontesi del secondo Ottocento, quali P.C. Gilardi, C. Turletti, G.B. Quadrone (Zanzi). Tra le ultime opere note del M. vi sono Nudino con putto del 1905 (ripr. in Dragone, p. 241), di gusto settecentesco, e Libri vecchi nemici d'amore (Cuneo, Museo civico), forse la stessa opera esposta con un titolo lievemente diverso nel 1910 all'ultima Promotrice cui il M. partecipò, notata in quell'occasione da E. Thovez che la definì "una scena di gusto un po' passato", ma "tutt'altro che priva di qualità". Del 1919 sono invece i ritratti di Vittorio Emanuele III, della Regina Elena e di un quindicenne principe Umberto (Lodi, collezione Zignani), caratterizzati da una miniaturistica accuratezza, probabili prototipi per cartoline e manifesti di celebrazione delle vittorie della prima guerra mondiale.
Nominato nel 1921 per meriti, oltre l'età allora consentita, supplente extraorganico alla cattedra di disegno e figura, il M. continuò a insegnare all'Accademia Albertina sino al 1923. Negli anni successivi, essendo di temperamento solitario, incapace di polemiche e sdegnoso di notorietà (Zanzi), visse quasi dimenticato dagli allievi e dal pubblico. In quel periodo risulta essere ancora residente a Torino, al n. 15 di via Buscaglioni; tuttavia, sebbene non vi sia una cronologia certa dei suoi frequenti spostamenti, sono documentati in quegli ultimi anni numerosi soggiorni a villa Mirbelle (Beausoleil, nel Principato di Monaco) e a Bordighera, dove il M. realizzò diverse opere, quali Marina a Varazze (ripr. in Lagorio, tav. 68), ed ebbe come allievo il giovane A.M.G. Balbo.
Il M. morì a Torino il 23 luglio 1927.
Fonti e Bibl.: Sassari, Arch. Tatiana Marchisio; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1842-1891, Torino 1893, pp. 439-441; E. Thovez, La mostra della Promotrice di Torino, in La Stampa, 14 maggio 1910; E. Zanzi, Cronache piemontesi, in Emporium, LXVI (1927), pp. 369 s.; D. Taggiasco, Bordighera, Sanremo 1930, pp. 257 s.; Da Bagetti a Reycend. Capolavori d'arte e pittura dell'Ottocento piemontese in collezioni private italiane (catal.), a cura di A. Dragone, Torino 1986, pp. 20, 240 s.; La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, pp. 76, 86; II, p. 901; L. Lagorio, La pittura nell'estremo Ponente ligure dall'Ottocento al primo Novecento, Alessandria 1992, pp. 58 s., 77; Ottocento. Catalogo dell'arte italiana dell'Ottocento, Milano 2001, p. 318; G.L. Marini, Il valore dei dipinti dell'Ottocento e del primo Novecento, Torino 2002, pp. 486 s.; V. Garofalo, Battuti all'asta a New York i quadri scomparsi dal Civico, in Unione sarda, 3 dic. 2003.