FARSETTI, Andrea
Nacque a Massa di Lunigiana il 30 nov. 1655 da Cosimo e Margherita Capassini.
La famiglia era originaria di Luni: sulla fine della città e sugli spostamenti dei Farsetti nel piccolo Comune di Vinca nel territorio di Fivizzano, in Garfagnana e poi a Bergiolo e Lovacchio ha lasciato una raccolta di notizie Tommaso Giuseppe, discendente del ramo veneziano, lamentando di non aver potuto consultare l'archivio familiare al completo per dissidi tra parenti. Le origini nobiliari e le cariche consolari, di cui i Farsetti goderono nella città di Massa, dove si erano trasferiti già alla fine del Trecento, ne fanno una delle famiglie rappresentative di quel processo di consolidamento degli Stati regionali italiani che coinvolse anche il piccolo Ducato. Studi letterari e giuridici, carriere nei tribunali di rota e nelle magistrature di altri Stati, ma soprattutto nel Granducato di Toscana, costituiscono il tratto comune dei componenti della famiglia Farsetti a partire dalla seconda metà del Cinquecento. Un segno anche questo di quella mobilità di fortune e ruoli per cui non di rado accadeva che si ricomponessero per caso nel tempo le fila disperse di legami e parentele contratti oltre i confini dei luoghi di origine: fu così che Cosimo, padre del F., sposò Margherita della nobile famiglia Capassini di Borgo San Sepolcro, dove avevano abitato e abitavano altri rami della famiglia Farsetti.
Il F., quarto di nove figli, dei quali una sorella fu monaca nel convento di S. Chiara di Massa e un fratello, Giovanni Agostino, vestì l'abito della Compagnia di Gesù, seguì una carriera che per molti aspetti si modellò su quella del padre, stimato giureconsulto e impegnato in diverse ambascerie per conto del duca Alberico II Cibo Malaspina a Venezia, a Lucca, a Milano e a Firenze. Fu proprio in seguito a questa missione che Cosimo decise di stabilirsi nello Stato mediceo, esercitando per incarico di Ferdinando II de' Medici l'attività di giudice nella rota senese; in seguito, tra il 1667 e il 1682, rispettando un iter ed un cursus honorum ormai affermatisi nell'apparato burocratico del Granducato, ricoprì l'incarico di giudice nel tribunale della mercanzia di Firenze, di giudice dei quartieri nel tribunale di rota, di uno dei tre giudici delle seconde appellazioni e infine di auditore nel Magistrato supremo durante il governo di Cosimo III.
Come il padre e il fratello primogenito Paolo, il F. compì gli studi universitari a Pisa, laureandosi in utroque il 10 giugno 1682, e nella stessa università, dopo dieci anni di consulti legali e di insegnamento di diritto civile, ottenne nel 1695 una cattedra di diritto canonico. L'insegnamento delle materie ecclesiastiche, che si raggruppavano sotto la generica disciplina di ius pontificium, non fu particolarmente ben retribuito; tuttavia, soprattutto al tempo di Ferdinando II e di Cosimo III tali studi si erano incrementati proprio per l'accrescersi del contenzioso e dei conflitti giurisdizionali tra i granduchi e la Curia romana. Il F., e prima di lui G. Andreoni e L. B. Migliorucci, fu tra coloro che lasciarono in questo ambito una traccia e una scuola; un dissidio avuto col collega senese C. Bizzarrini per tenere la cattedra vespertina generalmente più affollata di studenti indusse il F. a lasciare l'università pisana per un posto di giudice ordinario nella rota senese.
Il 17 ag. 1699 il segretario di Stato di Cosimo III, F. Panciatichi, comunicava al F. la nomina a giudice dei quartieri di S. Giovanni e S. Maria Novella nella rota civile di Firenze, il che significava sentenziare in prima istanza per le cause agitate nei quartieri suddetti, ai quali era abbinata una parte del distretto, le cui cause lo stesso giudice giudicava in seconda istanza, spettando la competenza della prima ai vari giusdicenti locali, capitani, commissari o podestà. La carica durava un anno, ma a partire dalla fine del Seicento, in seguito alla supplica degli interessati, molto spesso veniva confermata per diversi anni. Il F., dopo essere stato nominato giudice del quartiere di S. Spirito e S. Croce, nel luglio del 1701 fu riconfermato fino al 1º giugno 1708 quando al posto di C. Bizzarrini, al quale Cosimo III aveva riconosciuto una pensione per il lungo e fedele servizio oltre che per la sua dottrina e integrità, fu eletto come uno dei tre giudici delle cosiddette seconde appellazioni. In questo ruolo rimase fino al 31 ag. 1714.
Nel complesso sistema giudiziario dello Stato mediceo, che vedeva contrapporre la volontà del principe ai numerosi conflitti di competenza tra i vari tribunali centrali e periferici, un peso crescente aveva assunto il ceto dei giuristi; profili, carriere e soprattutto un patrimonio culturale comune ne determinavano la forza. Numerosi sono i motivi e i pareri lasciati dal F., che aveva raggiunto una particolare competenza nella intricata materia dei fedecommessi e nella dottrina delle sostituzioni e dei maggiorascati; diversi volumi manoscritti di repertori legali e un volume di commento all'opera del vicentino Giacomo Marzario riguardante i fedecommessi e pubblicata una prima volta a Firenze nel 1569 si trovavano, secondo Gerini (I, p. 227), nell'archivio della famiglia Ceccopieri di Massa. Del 1693, in parte a stampa (Firenze) e in parte manoscritto, è un parere steso dal F. a proposito di una lite insorta nella famiglia Farsetti di Massa intorno al fedecommesso istituito da Pellegrino a favore della sorella Angela e di tutta la sua linea.
Amico del bibliotecario ed erudito Antonio Magliabechi, insieme con il quale frequentava la chiesa agostiniana di S. Stefano al Ponte di Firenze, alla morte di questo, nell'estate del 1714, il F. fu nominato nel testamento come protettore della celebre libreria che il Magliabechi aveva destinato al pubblico. Ma dopo pochi meSi, il 12 febbr. 1715 anche il F. moriva nel palazzo della rota. Fu sepolto nella parrocchia di S. Stefano, nella cappella di Maria Vergine della Cintola, dove venivano sepolti i confratelli della Compagnia dei Cinturati alla quale apparteneva. Il fratello Paolo il 1º marzo riscosse per lui l'ultima rata della "sportula" che gli spettava come giudice.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Magistrato supremo 4327, cc. 179v. e ss.; Ruota civile 4542, 4709, 4710; Miscellanea Medicea 373, ins. 5; Firenze, Bibl. Marucelliana, ms. D. 228: Notizie biografiche di giureconsulti toscani, ad vocem; I. de Comitibus [G. Conti], Decisiones inclytae Rotae Senensis et Florentinae, Lucae 1714, ad Ind.; T. G. Farsetti, Not. della famiglia Farsetti con l'albero e le vite di sei uomini illustri a quella spettanti, Cosmopoli [Venezia 1778], pp. 87-92; Id., Ragionamento storico intorno l'antica città di Luni e quella di Massa di Lunigiana, Venezia 1779, p. 63; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, Pisis 1795, III, pp. 256-258; E. Gerini, Mem. stor. di illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, I, Massa 1829, pp. 226-228; Acta graduum Academiae Pisanae, II, a cura di G. Volpi, Pisa 1979, p. 382; E. Fasano Guarini, Igiudici della Rota di Firenze sotto il governo mediceo, in Atti del Convegno di studi in on. del giurista faentino, A. G. Calderoni (1652-1736), Faenza 1989, p. 116.