CHIOCCO, Andrea
Nacque a Verona nel 1562 da Gabriele, cancelliere del magistrato della, Sanità, e da Maddalena Boccalini, sorella di Pietro, medico di fama.
Già dall'adolescenza fu allievo del medico Giovanni. Antonio Turco, del quale sposò in seguito la figlia Elisabetta; studiò anche le lettere classiche e si cimentò nella poesia, componendo un Carmen t'n B. Virginis annunciationem (inedito: Verona, Bibl. comunale). A partire dal 1582 o '83 seguì i corsi di medicina a Padova, dove compose un breve poema latino sulle malattie cutanee, Psoricon vel de scabie, pubblicato a Verona, presso G. Discepolo, nel 1593 dall'amico Giovanni Federico Canobbio. A Padova, quasi certamente, egli conobbe Antonio Persio, discepolo di Telesio ed editore dei suoi Varii de naturalibus rebus libelli (Venetiis 1590); il C. avrebbe successivamente assunto un atteggiamento polemico verso la filosofia telesiana. Dopo il conseguimento del dottorato ritornò a Verona. Nel 1588 entrò nell'Accademia dei Filarmonici ed ebbe l'incarico di commentare pubblicamente il Convito di Platone e l'Etica e le Meteore di Aristotele. Intraprese la professione medica avvalendosi del favore del vescovo di Verona, Agostino Valier, al quale dedicò il Carmen de obitu Iacobi Sempervivi, pubblicato a Verona nel 1589, In tale anno iniziò l'insegnamento fuori ruolo presso il Collegio dei medici veronesi; nel 1593 entrò in ruolo e pubblicò i suoi Quaestionum philosophicarum et medicarum libri tres (Verona, Apud H. Discipulum, 1593).
Seguace ossequiente di Aristotele in campo filosofico e di Galeno in campo medico, il C. intese contrapporre la vecchia tesi galenica della tripartizione dello spirito animale alla tesi dell'unità formulata da Telesio nel trattatello Quod animal universum ab unicg animae substantia gubernatur, incluso nella cit. raccolta pubbl. da Persio. Nella dodicesima quaestio, recante appunto il titolo De facultate irascibili et Pulsifwa Pro Galeni sententia, è contenuta la confutazione del pensiero telesiano. Allo scritto del C. risposero immediatamente lo stesso Persio, con una Adinonitio, eTommaso Campanella, con una Apologiapro Bernardino Telesio, philosophorum erninentissimo, contra quemdam medicum Chioccum Veronensem, andata perduta.
Scarsamente dotato di capacità speculative, il C., nella disputa, fu messo a tacere e non pubblicò più nulla fino al 1596, quando l'amico Giovanni Pona, botanico e farmacista, curò l'edizione del suo De balsami natura et viribus iuxta Dioscoridis placita (Verona, G. Discepolo).
Nel, 1597 il C. pubblicò a Verona il De coeli Veronensis clementia e un anno dopo, a cura di Bernardo, suo fratello minore, venne pubblicata a Verona la Apologia volta a difendere la Syphilis di Fracastoro contro le critiche di Giulio Cesare Scaligero. Nel 1600 il C. tentò di ottenere un incarico come medico del duca di Urbino, ma la sua candidatura fu respinta; continuò quindi a esercitare la professione a Verona, anche presso l'ospedale dei ss. Giacomo e Lazzaro. Un suo scritto di argomento araldico, Discorso sulla natura delle imprese, fu pubblicato a Verona nel 1601 dall'accademico filarmonico Flaminio Borghetti, e l'anno seguente il C. curò di persona la pubblicazione a Verona dei dialogo Scaliger, vel de coniungendis philosophia et bonis litteris cum medicina de Galeni expressa sontentia. Sempre nel 1602 egli si recò a Mirandola per un consulto presso il prineipe Federico Pico e, per gli intensi impegni professionali, lasciò l'Accademia dei Filarmonici; due anni dopo diede alla luce a Venezia un Commentarius quaestionum quarundon de febre mali moris et de morbis epidemicis sulle febbri, le epidemie e i salassi. Nel 1617 fu nominato revisore dei libri per il S. Uffizio. Tra il 1621 e il '22 condusse a termine la compilazione, iniziata dal medico Benedetto Ceruti, del volume illustrativo dei Museo veronese di scienze naturali ordinato da Francesco Calzolari il Giovane (Museum Fr. Calceolarii..., Veronae 1622); l'anno seguente pubblicò lo scritto De Collegii Veronensis illustribus medicis et philosophis.
Morì a Verona il 3 aprile 1624.
Lasciò inedita una discreta mole di materiale manoscritto, andata quasi completamente perduta: poesie, trattatelli filosofici, dissertazioni di argomento fisico e medico. Si sono conservati unicamente sette libri (su trentasette) delle Observationes Philosophicae et medicae e un commentario di logica, contenuti rispettivamente nei mss. 521 e 522 della Bibl. comunale di Verona. Tra gli scritti perduti rivestivano forse particolare interesse tre dissertazioni rivolte contro altrettanti dei nove trattati di storia naturale di Telesio e un Discorso sulle apparenze solari, con il quale il C. intese inserirsi, come difensore del vecchio sistema, nella polemica galileiana sulle macchie solari.
Bibl.: I. A. van der Linden, De scriptis medicis libri duo, Amstelodami 1637, p. 23; I. Ionsii De historia philos. libri IV, Ienae 1716, III, p. 166; S. Maffei, Verona illustrata, Verona 1732, pp. 230 s.; L. Firpo, Appunti campanelliani, in Giornale critico della filos. ital., XXI, (1940), pp. 435-445; Id., Ricerche campanelliane, Firenze 1947, pp. 13-27, 305-309; G. Spini, Ricerca dei libertini, Roma 1950, p. 150; G. Zanier, Ricerche sulla diffusione e fortuna del "De incantationibus" di Pomponazzi, Firenze 1975, pp. 67-68.