CAPPELLO, Andrea
Figlio di Maffeo di Creso detto Schiavo, del "confinio" di S. Sofia, nacque a Venezia probabilmente intorno al 1377, poiché, secondo il Barbaro, nel 1395 partecipò all'estrazione della Balla d'oro. Nel 1402sposò Verona Garzoni, figlia di Pierazzo, da cui ebbe due figli, Niccolò e Madaluzza. La vita pubblica del C., compresa nel primo trentennio del secolo XV, è rappresentata quasi esclusivamente, tranne una breve parentesi all'inizio della sua attività, da cariche "da mar" in Levante. La prima notizia che lo riguarda nel 1406 fu patrono di una galea della "muda" di Beirut - testimonia inoltre impegni ed interessi commerciali.
Nel 1411 il C., nominato podestà e capitano di Brescello, ricoprì l'unica carica di Terraferma di cui rimanga testimonianza; quando l'elezione ebbe luogo (marzo-primi giorni di aprile) egli aveva appena portato a termine un altro incarico, che le fonti tuttavia non permettono di precisare "cum steterit in servitiis nostri dominii diebus XXXIII" (Consilium Rogatorum,Partes mixtae, reg. 49, f. 102). D'altra parte questa magistratura tenuta a Brescello, considerata l'affinità tra le due cariche, autorizzerebbe a identificare il C. con l'Andrea Cappello che fu podestà di Noale nel 1409.
Nel 1417, come bailo di Trebisonda, il C. ricoprì la prima magistratura d'oltremare. Benché già in luglio si preparasse a lasciare Venezia, nel marzo dell'anno seguente si trovava ancora a Costantinopoli, impedito, probabilmente, a proseguire il viaggio per raggiungere la sua sede dalla flotta turca nel Mar Nero ("causa novitatum que fuerunt in partibus illis", cfr. Cons. Rog., Partes mixtae, reg. 52, f. 79v). La situazione si presentava così grave che il Senato stesso, dopo aver posto un termine (31 maggio) per la partenza da Costantinopoli, gli lasciò la libertà di decidere se attendere ancora o tornare addirittura a Venezia. Il C. raggiunse infine Trebisonda e vi rimase almeno fino a tutto l'aprile del 1420.
L'anno seguente fu nominato bailo a Cipro, e non a Corone come afferma il Barbaro. Partito da Venezia alla fine di agosto con la "muda" di Beirut, rimase in carica probabilmente non oltre l'agosto del 1421, tanto più che egli stesso, in marzo, aveva chiesto, ed ottenuto, il permesso di lasciare l'ufficio quindici o venti giorni prima della scadenza del mandato, poiché desiderava recarsi al S. Sepolcro. In novembre era già di ritorno a Venezia e presentava il figlio Niccolò agli avogadori de Comun. Sia alla partenza sia durante il mandato, ricevette particolari disposizioni per tutelare e difendere presso il re di Cipro gli interessi di alcuni cittadini veneziani che avevano denunciato alla Repubblica l'inadempienza di loro debitori ciprioti; nell'agosto del 1423 la controversia non era ancora risolta.
Nel luglio del 1425 il C. fu eletto capitano delle due galee del viaggio di Alessandria. La presenza ostile dei Turchi nel Mediterraneo rese il suo compito piuttosto difficile e carico di responsabilità. Dal 1427 (in luglio partì con le galee di Romania) fino al 1429 (il suo successore fu eletto nel luglio di tale anno), il C. fu bailo e capitano a Negroponte. Nel giugno del 1430, dopo una dilazione concessagli in marzo, dovette presentarsi in Senato per rendere conto, come d'obbligo, del suo governo a Negroponte. I sindaci del Levante tuttavia scoprirono nella condotta del C. numerose e gravi irregolarità, soprattutto, - atti di appropriazione indebita. Fu perciò istituito un processo e nel novembre del 1433, sulla base di trentatré capi di accusa, il C. venne condannato a un anno di carcere in catene, a una multa di 300 ducati e alla privazione perpetua "omnibus regiminibus comunis Venetiarum a parte terre et maris". La condanna fu dunque molto dura, tanto più che non prevedeva "gratia, donum, remissio, revocatio..." se non per decisione dei consiglieri ducali, i capi della Quarantia e quattro parti del Maggior Consiglio.
La morte del C. risale al periodo compreso fra il 29 sett. 1441 e il 17 nov. 1443.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codici I, Storia Veneta, 18: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, p. 249; Ibid., Avog. de Comun,Cronaca matr. 107/2, f. 77; Balla d'oro 162/1, f. 38; Ibid., Arch. notarile,Testam., busta 1239, n. 728; Ibid., Segret. alle voci,Misti, reg. 4, ff. 8v, 64; reg. 13, f. 92; Ibid., Collegio,Notatorio, reg. 4, f. 1 s; Ibid., Maggior Consiglio,Deliberazioni,Ursa, f. 69v; Ibid., Consilium Rogatorum,Partes mixtae, reg. 47, ff. 56, 67v; reg. 48, f. 70v; reg. 49, f. 102; reg. 52, ff. 37rv, 79v, 187v; reg. 53, ff. 40, 144v, 159, 177v; reg. 54, ff. 79, 92, 129v, 141; reg. 55, ff. 121, 147, 149-150v, 163v; reg. 56, ff. 99, 103; reg. 57, ff. 88v, 126, 202; reg. 59, f. 15; Venezia, Bibl. naz. Marciana, cod. Ital. VII, 15 (= 8304): G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, f. 231v; Ibid., cod. Ital. VII, 198 (= 8383): Reggimenti della Repubblica veneta,sec. XV-XVII, ff. 4-2, 220v, 228, 246, 257; Régestes des délibérations du Sénat de Venise concernant la Romanie, II, a cura di F. Thiriet, Paris 1959, nn. 1664, 1687; Délibérations des assemblées vénitiennes concernant la Romanie, II, a cura di F. Thiriet, Paris 1971, n. 1902; G. Zabarella, Il Pileo…, Padova 1670, pp. 35, 44.