BONDUMIER (Bondumerio, Bondimier), Andrea
Nacque a Venezia, verso la fine del sec. XIV, da Marino e da Franceschina Barbaro, di ricca famiglia patrizia. L'anno esatto della sua nascita non risulta, ma in un breve di Pio II dell'aprile 1460 sarà detto "sexagenarium esse et ultra" (Arch. Segreto Vat., Armar. XXXIX, vol. 9, c. 182r).
La letteratura erudita accenna a una sua frequenza delle lezioni di Emanuele Crisolora (Corner, XII, p. 146), che fu a più riprese a Venezia fra il 1404 e il 1408; secondo una notazione dell'Ughelli (col. 1300), sarebbe stato il B. a recarsi a Firenze per ascoltarvi il maestro. Se il rapporto di discepolato con il Crisolora resta notizia vaga, sembra comunque probabile un rapporto del B. con il vivace ambiente umanistico veneziano.
L'incipiente, diffusa inquietudine religiosa che penetrava in quegli anni in alcuni ambienti del patriziato veneto coinvolse anche il B. che, già "clericus", sotto l'influenza con ogni probabilità di Gabriele Garofali da Spoleto, il 16 maggio 1421 entrava con un piccolo gruppo di altri giovani patrizi (Michele Morosini, Filippo Paruta che sarebbe divenuto vescovo di Torcello e poi di Creta, Francesco Contarini) nel convento di S. Maria di Nazareth, degli eremitani di S. Agostino, di cui il Garofali era priore. Nel 1423 si trasferivano a S. Daniele in Monte (presso Abano) nella diocesi di Padova (l'isola su cui sorgeva S. Maria di Nazareth era infatti trasformata in lazzaretto per gli appestati): il 15 agosto il B. con i suoi compagni professavano nuovi voti nelle mani del vescovo di Padova Pietro Marcello, commissario apostolico (Corner, XIV, p. 379). Poco dopo, il 12 maggio 1424, il vescovo di Castello Marco Lando assegnava loro, in nome di Martino V, il monastero di S. Spirito nell'omonima isola veneziana, già appartenente all'abbazia cisterciense della SS. Trinità di Brondolo. Il 15 dicembre di quell'anno, a Padova, in presenza di Lodovico Barbo in qualità di delegato apostolico, il B., che appare già priore della comunità, e i suoi compagni assumevano l'abito e il nome di canonici regolari di S. Agostino. Il 13 genn. 1431, nella cappella di S. Marco del monastero di S. Spirito, in presenza del vescovo di Traù Tommaso Tomasini, che assisteva su commissione di Lodovico Barbo, il B. con il Contarini e con Marino Quirini rinnovavano la loro professione. La comunità riceveva quindi, il 13 febbraio dell'anno seguente, la conferma da parte del pontefice Eugenio IV.
Nel 1452 due religiosi dalmati, usciti dalla comunità che ritenevano di rigore eccessivo, sollecitarono a Roma una visita pastorale del vescovo di Curzola, Andrea Caravello, eremitano di S. Agostino, ai fini di ottenere una modifica della regola sul modello meno severo di quella degli eremitani. In appoggio al B. intervenne Francesco Barbaro, che il 3 marzo scriveva al cardinale F. Condulmer raccomandandogli di interessarsi perché la visita venisse invece affidata al patriarca di Venezia, Lorenzo Giustiniani. La lettera del Barbo contiene un caldo elogio dell'austerità della comunità di S. Spirito, che in grazia dell'esempio e della dottrina del B. suo priore costituiva un centro di attrazione alla vita religiosa per "complures patritio loco nati, et ingenio industria ac opibus praediti", ed altresì per "plebeii et peregrini" (Francisci Barbari... epistolae, Brixiae 1743, pp. 231 ss.).
Il 3 giugno 1453 il B. era presente all'atto patriarcale per la vendita dei beni di S. Giorgio Maggiore, il che attesta la sua ininterrotta presenza al priorato (Corner, VIII, p. 269 s.).
Il patriarca Lorenzo Giustiniani, alla sua morte, nel 1456, inserì, sembra, fra i nomi che suggeriva per la scelta di un suo successore anche quello del Bondumier. Ma fu alla morte di Maffeo Contarini (il quale lo aveva a sua volta riproposto come successore) che il B. venne chiamato dal Senato veneziano al patriarcato, il 27 marzo 1460. La sua nomina veniva confermata, il 23 aprile, da Pio II. Il B. opponeva esitazioni, dichiarandosi vecchio e debole, e vincolato dal voto pronunciato all'atto di entrare in religione di non accettare dignità. Ma il 10 maggio il pontefice lo dispensava dal voto e gli imponeva l'accettazione (F. Ughelli-N. Coleti).
È da rilevare a questo proposito che uno sbaglio nell'edizione dell'Ughelli (col. 1301; la data del 10 maggio 1461, anziché 1460, seguita però dalla specificazione "anno secundo", e con datazione da Siena: il che non lascia dubbi circa l'anno esatto, dal momento che nel maggio 1461 Pio II si trovava a Roma) ha indotto tutta la letteratura storiografica, compresa la più recente (nonostante lo sbaglio fosse già segnalato dal Cappelletti, Le Chiese d'Italia, IX, p. 265), a ritenere che il B. avesse resistito nel suo rifiuto per più di un anno, accettando effettivamente il patriarcato solo nel 1461.
Sulla linea di un programma di riforme, il B. dedicò le sue cure a vari monasteri della città: il 19 apr. 1461 costituì il monastero di S. Lucia, ponendovi quale badessa Orsola de' Andrea, proveniente da S. Daniele, conosciuta come modello di vita austera (Corner, VIII, p. 339). Il 13 giugno confermò Franceschina Quirino come badessa di S. Maria delle Vergini (Corner, IV, pp. 102 s.). Nello stesso anno riformò S. Cristoforo alla Madonna dell'Orto chiamandovi, al posto degli Umiliati, i canonici di S. Giorgio in Alga (Corner, XII, p. 24). Il 5 luglio 1460, inoltre, su incarico di Pio II aveva indagato sull'ordinazione di trentadue chierici indegni compiuta a S. Francesco del Deserto dal napoletano Leonardo vescovo di Balezo nel Montenegro. Il B. promulgò inoltre una serie di costituzioni pastorali, regolanti rigorosamente la vita del clero e specificanti regole del culto, riprese poi un secolo più tardi dal patriarca G. Trevisan e da lui fatte pubblicare fra le Constitutiones etprivilegia patriarchatus et cleri Venetiarum, Venetiis 1587.
Morì il 6 ag. 1464. Fu sepolto, secondo le sue disposizioni, in S. Spirito, e la sua tomba fu ornata con la sola effigie di S. Andrea, senza le insegne patriarcali. Fu iscritto nel catalogo dei beati veneziani compilato dal patriarca Tiepolo intorno al 1620: secondo una notizia di tale catalogo il B. era già rappresentato con il nimbo dei beati nella perduta serie dei patriarchi fatta dipingere dal patriarca Antonio Contarini nel 1518.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Notarile,Testamenti, 1149, 184; 1255, 52; Ibid., M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, pp. 101-111; Venezia, Civico Museo Correr, ms. Cicogna 3236; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, coll. 1300 ss.; A. M. Querini, Diatriba praeliminaris... ad FrancisciBarbari... epistolas, Brixiae 1741, pp. 364 ss.; F. Corner, Ecclesiae Venetaeantiquis monumentis..., Venetiis 1749, IV, pp. 102 s.; VIII, pp. 269 s., 339; IX, pp. 246 ss., 300; XII, pp. 12, 23 s., 275, 286, 287; XIII, pp. 146 ss.; XIV, pp. 379 ss.; Id., Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, Padova 1758, pp. 493 ss.; A. Orsoni, Cronol. stor. dei vescom olivolensi detti dappoi castellani e successivi patriarchidi Venezia, Padova 1758, pp. 493 ss.; E. A. Cicogna, Delle Iscrizioni Veneziane, IV, Venezia 1834, p. 316; G. Cappelletti, Storia della Chiesa di Venezia, Venezia 1849-53, I, p. 418; II, p. 633; VI, pp. 397-401; Id., Le Chiese d'Italia, IX, Venezia 1853, pp. 265 ss.; A. Niero, Ipatriarchi di Venezia, Venezia 1961, pp. 33-36, 245; G. Musolino-A. Niero-S. Tramontin, Santi e beati veneziani. Quaranta profili, Venezia 1963, pp. 224-227; C. Cenci, Senato veneto, "Probae" ai benefizi ecclesiastici, in Spicilegium Bonaventurianum, III, Quaracchi 1968, pp. 391, 394 s.; Dict.d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 836; Bibl. Sanctorum, III, coll. 301 ss.