BENEDETTI, Andrea
Probabilmente di origine emiliana (Modena? Parma?), nacque intorno al 1615-18; è menzionato per la prima volta nel 1636 ad Anversa come allievo di un oscuro pittore Vincenzo "Cernevael" (Carnevale?), forse italiano anche lui, che pare inducesse il giovane a seguirlo nelle Fiandre. Nel 1638 il B. entrò ad Anversa nello studio di Jean de Heem, famoso pittore di nature morte, e nel 1641 vi fu iscritto a sua volta maestro nella corporazione di S. Luca. Nel 1649 assunse quale allievo jan-Bapt. Lust, a noi noto come mediocre pittore di fiori. Pare che il B. in seguito abbia lasciato i Paesi Bassi per recarsi in Austria prima di far ritorno in Italia, presumibilmente verso il 1660. Intanto si era affermato quale eccellente pittore di nature morte alla maniera del de Heem, di cui infatti può essere considerato il principale seguace, tanto che le sue opere sono spesso confuse con quelle del maestro. Rappresentano quasi sempre uva in una fruttiera, argenteria, strumenti musicali con un libro di mottetti aperto, ecc. Il tutto si vede esposto sopra una tavola a metà coperta da un ricco tappeto orientale. Spesso non mancano elementi architettonici di carattere monumentale ed una pesante tenda drappeggiata. I quadri sono talvolta firmati con le iniziali "A.b.". Non, risulta dove e quando morì il pittore, che viene generalmente annoverato fra gli artisti di scuola fiamminga .
Un quadro, composto nel modo descritto, nel 1659 fra i dipinti di proprietà del granduca Leopoldo Guglielmo d'austria (su tela, cm 70 x 102), è ora conservato nel Museo di Vienna. Sette anni prima, nel 1652, un piccolo "banchetto" (su tavola) fece parte dell'eredità del pittore V. Wolfvoet, scolaro di Rubens, morto ad Anversa in quell'anno. Il fatto che diversi quadri del B. si trovino in Italia fa presumere che egli vi abbia trascorso gli ultimi anni della vita. Nella Galleria Estense a Modena esiste un bel "rinfresco" di sua mano (ripr. in Dedalo, IV, p. 607). Due suoi quadri si conservano nella Pinacoteca di Parma (n. 263 e 269, già attribuiti a Jan Heda, olandese). Un altro ancora, firmato con la solita sigla, oggi scomparsa, è a Roma nella Galleria Nazionale di Arte Antica in palazzo Corsini: Natura morta con l'aragosta (inv. n. 944). Ottimo saggio dell'arte del B. è poi un'ampia natura morta, firmata, nella Galleria di Budapest (ripr. in Dedalo, IV, p. 608); firmata era quella nella raccolta H. G. Winkier ad Amburgo, venduta in asta pubblica nel 1888: Aragosta e frutta con un liuto.
Quadri come i sopracitati richiamano un confronto - così per contrasto come per analogia - con diverse opere del contemporaneo Evaristo Baschenis. Certo l'arte del B. non si distingue per originalità. Anche il suo colorito, squisitamente equilibrato, è convenzionale. Tuttavia egli era un artista valente e versatissimo, che rimane rappresentativo per l'epoca a cui appartiene.
Fonti e Bibl.: Rombouts en Van Lerius, Do Liggeren der AntwerPsche Sint-Luchas-gilde, Antwerpen 1864, I, pp. 96, 114, 209; F. J. Van den, Branden, Geschiedenis der AntwerPsche Schilderschool, Antwerpen 1883, p. 868; A. Berger, Inventar der Kunstsammlung des Erzherzogs Leopold Wilhelm von Oesterreich, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des allerh. Kaiserhauses, I (1883), p. 118; G. Hoogewerff, Nature morte italiane del Seicento e del Settecento, in Dedalo, IV (1923-24), pp. 604-608; J. Denucé, De Antwerpsche Kunstkamers. Inventarissen..., Antwerpen 1932, p. 143; G. Glück, Rubens, Van Dyck und ihr Kreis, Wien 1933, pp. 243-251; Ch. Sterling, La nature morte..., Paris 1952, pp. 52, 73; E. Greindl, Les peintres flamands de nature morte au XVIIe siècle, Bruxelles 1956, pp. 106 s.; G. De Logu, Natura morta italiana, Bergamo 1962, p. 175; R. Roli, in La natura morta ital. (catal. della mostra, Napoli-Zurigo-Rotterdam), Milano 1964, p. 101; U. Thieme-F. Becker, Künstler Lexikon, III, p. 306.