ANASTASIO II, Imperatore d'Oriente
Si chiamava da privato Artemio ed occupava il posto di primo segretario di stato (πρωτοασηκρήτης), quando, ai primi di luglio 713, una cospirazione militare privava l'imperatore Filippico degli occhi e della corona. Artemio fu allora eletto dal senato e dal popolo, in contrasto, sembra, con gli elementi militari e col partito monotelitico, diventato potente sotto Filippico; e prese il nome di Anastasio. L'Impero era da diciotto anni, cioè dalla prima cacciata di Giustiniano II, in preda all'anarchia. A. fece un lodevole sforzo per ristabilire l'ordine, la disciplina e la quiete: allontanò dalle sedi episcopali usurpate i monoteliti, restituendole agli ortodossi; ristabilì la comunione col vescovo di Roma; punì i cospiratori che avevano deposto Filippico; affidò le alte cariche dell'esercito a uomini di reale valore. Ma i suoi sforzi s'infransero contro lo spirito riottoso delle milizie diventate, oltre che indisciplinate, arbitre del governo. Nel 714, per fronteggiare una probabile grande offensiva araba contro Costantinopoli, A. mise in stato di difesa la capitale. Volendo poi anche sorvegliare i movimenti del nemico e disturbarne i preparativi nei porti della Fenicia, allestì una flotta che inviò a Rodi sotto il comando del diacono Giovanni. Ma, giunta essa a Rodi, le truppe del thema di Opsichion che vi erano imbarcate si ammutinarono, uccisero il comandante e veleggiarono contro la capitale. Per via, facendo una sosta nel porto di Adramitto, sulla costa della Mesia, proclamarono imperatore un certo Teodosio, che ivi era impiegato come ricevitore delle imposte. A. cercò di difendersi; ma, propagatasi la rivolta in altre guarnigioni asiatiche e caduta Costantinopoli in loro potere, dovette rinunziare alla corona (gennaio 716). Ebbe salva la vita, ma fu obbligato a farsi prete e ritirarsi a Tessalonica, dove finì oscuramente i suoi giorni.
Bibl.: J. B. Bury, A history of the later Roman Empire, II, Londra 1889, p. 370 segg.