AMNISOS (Αμνισός)
Nell'antichità nome del fiume Karteros, 8 km a E di Iraklion (Creta). Il toponimo A. indicava, già nella tarda Età del Bronzo, anche l'area a E-SE della foce del fiume, come pure l'insediamento ivi sorto, che dipese, almeno per un certo tempo, da Cnosso quale epìneion di importanza locale. Durante l'epoca dorica di Creta fino all'età imperiale il territorio fu scarsamente popolato, tuttavia rimase noto quale luogo di culto di Ilizia.
La menzione più antica di A. è nell'iscrizione sulla base di una statua nel tempio funerario di Amenophis III (1400 a.C. c.a), presso Tebe. A. viene qui nominato due volte in una lista di nomi di località dell'Egeo, una volta subito dopo Cnosso (Kú-nú-šá - 'á-m-ni-ša); compare poi spesso nelle tavolette di Cnosso in alfabeto lineare B, collegata ad attività sacre, artigianali, agricole, di allevamento, così come luogo di dislocamento dei carri da guerra.
La prima citazione in epoca storica si trova in Omero (Od., xix, 186-190). Tra le numerose menzioni degne di nota sono da ricordare quelle di Callimaco (Dian., 15-18, 162-167, in cui si parla delle ninfe del fiume Α.; Iamb., XII, frg. 202, dove si accenna ad Artemide «nella piana di Amnisos» con un possibile riferimento a luoghi consacrati a un culto) e di Strabone (X, 4, 7-8, ove si racconta che Minosse avrebbe usato A. quale epìneion). Omero, Strabone e altri autori antichi nominano la Grotta o Santuario di Ilizia in collegamento topografico con Amnisos.
La localizzazione di A. è stata accertata attraverso l'identificazione della Grotta di Ilizia, a circa 0,9 km a S della costa, a 80 m s.l.m. (Hazzidakis, 1886; Marinatos, 1929, 1930). Gli scavi sono continuati nel 1963 e nel 1968 da parte di S. Alexiou. Recentemente (1983-85) è stata effettuata la catalogazione sistematica dei reperti archeologici; in precedenza B. Rutkowski aveva iniziato l'ordinamento dei soli materiali emersi dalla Grotta di Ilizia. Sembra certo l'utilizzo cultuale della grotta a partire al più tardi dal Medio Minoico fino al periodo imperiale (i reperti più antichi sono neolitici).
L'antico insediamento, che finora appare in un certo qual modo continuativo solo per il Medio e il Tardo Minoico, era sito nella baia, oggi poco profonda, lunga 2 km e limitata a O da uno sperone (oggi aereoporto) e a E dalla sporgente costa a picco. L'antica linea costiera era più frastagliata e, nella parte occidentale della baia, si snodava più a Ν di oggi; un collegamento con la sporgente scogliera di Monocharako non è tuttavia dimostrabile.
Nella parte orientale si estende la collina rocciosa di Paliochora (32 m s.l.m.) dove non sono finora venuti alla luce resti di antiche costruzioni, ma solo ceramica del Medio Minoico e del Tardo Minoico III A-C.
Nell'area A, ai piedi della collina, si trova a E, la «Villa dei Gigli». È una costruzione minoica di età neopalaziale (Medio Minoico III Β oppure inizio Tardo Minoico I A) con facciate articolate con uno zoccolo ortostatico di pietra di Amuda, polythyron, «sala lustrale», basi degli stipiti delle porte in pietra di gesso; l'ingresso principale sembra trovarsi nella parte orientale del cortile 7. I resti di affreschi, dal cui soggetto la costruzione prende il nome, si trovano nelle pareti del piano superiore. Da un parziale restauro si desume che raffigurassero un giardino sacro; vi compaiono tre motivi principali: i cespi di gigli davanti a una «fascia merlata», che forse simboleggia il bordo di un bacino d'acqua; il geroglifico che illustra il lago o il canale sacro collegato con cespugli di fiori (menta?); la fila ornamentale di papiri egittizzante. Dallo stile gli affreschi sono databili, al più presto, al Medio Minoico III. Della villa conosciamo le parti fondamentali della pianta, tuttavia rimane ancora incerta la struttura della zona esterna a E. Inoltre è dubbio se la costruzione fosse isolata oppure si trovasse all'interno di un complesso abitativo. Sicuramente è riconoscibile una fase di restauro con trasformazione dell'edificio. La distruzione definitiva, di cui furono vittime anche gli affreschi, sembra essere stata causata alla fine del Tardo Minoico I A da un violento terremoto, le cui tracce sono riconoscibili nello spostamento della parete ortostatica della facciata occidentale.
Nell'area Β si trova la costruzione di protezione del pozzo, ai piedi della collina di Paliochora, a N, a 50 m di distanza dalla linea costiera. Il nucleo dell'impianto è costituito da un pozzo rettangolare (2,90 x 3,80 m) profondo più di 8 m, il cui fondo si trova sotto il livello del mare. Il lato meridionale del pozzo è realizzato con roccia lavorata della collina, mentre i rimanenti lati sono formati da lastre quadrate, che costituiscono un largo zoccolo trapezoidale per una struttura superiore, fatta di materiale più leggero. Nella parte esterna sono state impiegate numerose lastre riutilizzate. La datazione della costruzione potrebbe collocarsi nel Tardo Minoico III A 2 / Tardo Minoico III Β (per l'utilizzo del materiale di spoglio). Nel suo interno non è stata trovata ceramica postminoica, cosicché si desume che esso non fosse più utilizzato dopo il XII-XI sec. a.C. Nell'area C vi sono resti di una costruzione in gran parte ancora da scavare. La parete meridionale è appoggiata direttamente al versante settentrionale della collina di Paliochora. Non si possono avanzare ipotesi né sulla pianta né tantomeno sulla funzione. Finora è possibile riconoscere due tipi di muratura in pietra da taglio: conci chiaramente utilizzati per la prima volta e altri di seconda mano (in parte con segni di mura del Medio Minoico, oppure del Tardo Minoico I).
Nell'area D si trova il Santuario di Zeus Thenàtas, ai piedi della collina di Paliochora, a NO. Solo una parte del complesso è stato riportato alla luce. La parete di conci a più strati, la c.d. parete orientale, posta in direzione N-S davanti al ripido pendio su un krepìdoma (Medio Minoico III B-Tardo Minoico I A) è stata più volte trasformata in epoca minoica (Tardo Minoico III A/B) e postminoica; l'ultima modifica si ebbe nel tardo II sec. a.C. Le due scalinate che conducono alla parete risalgono all'età ellenistica; una terza, oggi scomparsa, probabilmente era della prima età imperiale. Nell'area avrebbe potuto anche esserci una costruzione in pietra calcarea tardo-arcaica costruita intorno al 500 a.C., i cui conci, in parte con cimasa ionica, vennero riutilizzati nella trasformazione avvenuta in epoca ellenistica. Una seconda parete di conci, probabilmente di origine minoica, ma ristrutturata in epoca ellenistica, forma con la «parete orientale», a N, un angolo interno. Le due pareti sembrano delimitare un impianto a forma di cortile, nel quale, davanti alla scala principale, si trovava, dal IX fino presumibilmente al I sec. a.C., un altare delle ceneri. Questo conteneva offerte votive in bronzo, coppe e paioli bronzei di origine cipriota e greca, una statuetta di bronzo geometrica e figure in faïence arcaiche, forse fenicie (alcune molto rappresentative). Di altri reperti provenienti dall'area, sono degni di menzione una testa, fortemente orientaleggiante, di pietra calcarea, simile a una maschera (c. a 700 a.C.), due aquile di pietra calcarea a grandezza naturale (c.a 500 a.C.) e una testa di divinità (?) barbata, di grandezza inferiore a quella naturale (tardo-ellenica).
Infine, fu portata alla luce una serie di conci, evidenti testimonianze dei sacrifici compiuti periodicamente dai cosmi di Cnosso, da datare, per la forma delle lettere e per il contenuto, tra il 120 e il 67 a.C. c.a (annessione di Creta da parte di Roma). Qui e su un'iscrizione votiva di quest'epoca compare il nome del titolare del santuario: Zeus Thenàtas (... THNI ΘΕΝΑΤΑΙ). Dopo la devastazione del luogo di culto verificatasi tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., seguì, nel periodo imperiale, una fase di ricostruzione che durò almeno fino al II sec. d.C. Non è possibile determinare la funzione dei resti del muro a motivo del breve tratto esposto; forse la struttura minoica aveva una funzione simile a quella della costruzione J, in pietra da taglio, del porto minoico presso Kommos nella parte meridionale di Creta (scavi dal 1976). Stando ai ritrovamenti, è improbabile che il culto presso l'altare delle ceneri si riallacci a un precedente culto locale dell'Età del Bronzo; non vi è, infatti, alcuna prova di un simile culto. Thenai è una località da ricercare nei dintorni di Cnosso, da collegare al mito della nascita di Zeus (Call., Apoll., 42-45). Non siamo tuttavia in grado di associarla alla località di Amnisos.
Nell'area E si rileva la presenza di resti di diverse costruzioni in pietra da taglio, sommersi per 1 m c.a dalle acque del mare (è la prova che la linea costiera, originariamente, si trovava più a N). Una parte di queste costruzioni risale al Medio Minoico III B/Tardo Minoico I. Altri resti sembrerebbero dimostrare l'esistenza di un santuario del Tardo Minoico III con pareti intonacate. Alcune tracce indicano che la zona, in abbandono fino al Tardo Minoico I, fu occupata nuovamente a partire dal Tardo Minoico III. A S dell'area, vi sono una casa di pietre di cava e resti di altre costruzioni del Tardo Minoico I. i
Nell'area F, tra la collina di Paliochora e la foce del fiume, si trova una grande costruzione portata alla luce su una superficie di 25 X 40 m, facente parte di un complesso di case. Si possono riscontrare c.a 30 ambienti, in parte coperti, in parte adibiti a cortile, costruiti con pietre di cava e pietre da taglio, disposti in modo da formare un nucleo omogeneo. Probabilmente si tratta di un'area destinata alle botteghe artigianali e può essere datata al Tardo Minoico III Β. Nella zona vi sono anche resti di una fase precedente, neopalaziale.
Nell'area G troviamo un «mulino» inserito in uno spazio edificato più grande. Si segnala anche un ambiente più piccolo con un impianto per la macinazione di cereali, databile al Tardo Minoico I.
Sul pendio del monte, a S della pianura costiera, si sono trovate tombe di diverse epoche: in una fenditura nella roccia, accanto all'ingresso della Grotta di Ilizia, vi sono resti di sepolture dei periodi Antico, Medio e Tardo Minoico. Un altro sepolcro ricco di arredi risale al Tardo Minoico III A2/Tardo Minoico III Β. Sono da ricordare inoltre due tombe con scheletri dell'Antico Minoico I sulla collina di Paliochora.
L'occupazione vera e propria finì intorno al 1200. Non è ipotizzabile un insediamento nell'epoca post-minoica, almeno non di così alta densità. Il culto di Ilizia rimase in auge fino all'epoca imperiale, viceversa quello di Zeus Thenàtas sembra aver trovato la sua fine con la conquista da parte dei Romani (69-67 a.C.). Il periodo di massimo splendore di Cnosso, nell'epoca minoico-micenea, fu alla base della fioritura dell'insediamento di A. quale epìneion e zona «industriale» dipendente.
Bibl.: In generale: E. Kirsten, in RE, Suppl. VII, 1940, p. 26 ss., s.v. Amnisos·, J. Schäfer (ed.), Amnisos: nach den archäologischen, historischen und epigraphischen Zeugnissen des Altertums und der Neuzeit, Berlino 1992. - Tavolette in Lineare Β: E. Edel, Die Ortsnamenlisten aus dem Totentempel Amenophis III, Bonn 1966, p. 37 ss.; W. Helck, Die Beziehungen Ägyptens und Vorderasiens zur Agäis, Darmstadt 1979, p. 79 ss.; S. Hiller, Amnisos in den mykenischen Texten, in Kadmos, XXI, 1982, p. 33 ss. - Grotta di Ilizia: J. Hazzidakis, in Parnasses, X, 1886, p. 338 ss.; S. Marinatos, in Prakt, 1929, p. 96 ss.; id., ibid., 1930, p. 91 ss.; Β. Rutkowski, Das Siedlungswesen von Amnissos in Neolithikum und Bronzezeit, in OpAth, XV, 1984, p. 147 ss. - Zona costiera: A. Kanta, The Late Minoan III Period in Crete (SIMA, LVIII), Göteborg 1980, in part. p. 40 ss. - Collina di Paliochora: S. Marinatos, in Prakt, 1932, pp. 79, 92 ss. - Area A: id., ibid., p. 80 ss.; id., in AA, 1933, p. 29 ss. - Area B: id., in Prakt, 1932, p. 80 ss.; 1933, p. 93 ss.; in AA, 1934, p. 245 ss. - Area C: id., in Prakt, 1932, p. 79 ss. - Area D: id., ibid., 1933, p. 97; 1934; p. 128; 1935, p. 196 ss.; 1936, p. 81 ss.; 1938, p. 131 ss. - Iscrizioni: C. Davaras, O. Masson, Crética. Amnisos et ses inscriptions, in BCH, CVII, 1983, p. 383 ss.; A. Chaniotis, Zu den Inschriften von Amnisos, in ZPE, LXXI, 1988, p. 157 ss. - Area E: S. Alexiou, in A De It, XXIII, 1968, Chron., p. 402 ss.; id., in KretChron, XXI, 1969, p. 533; id., in AA, 1971, pp. 326, 328 ss. - Area F, G, H: id., in KretChron, XVII, 1963, p. 404 ss.; id., Περι το πρόβλημα της υστέρας χρήσεως του χώρου των μινωικων ανακτόρων, in Πεπραγμενα του Β' Διεθνούς Κρητολογικου Συνεδρίου, Χανια, 1966, I, Atene 1968, ρ. 109 ss. - Pittura murale: S. Marinatos, in Prakt, 1932, p. 88 ss., fig. 8 ss.; M. Möbius, Pflanzenbilder der minoischen Kunst in botanischer Betrachtung, in Jdl, XLVIII, 1933, p. 1 ss.; O. Walter, Studie über ein Blumenmotiv als Beitrag zur Frage der kretisch-mykenischen Perspektive, in ÖJh, XXXVIII, 1950, p. 17 ss.; S. Marinatos, M. Hirmer, Kreta, Thera und das mykenische Hellas, Monaco 19732, tav. XXIII; G. Walberg, Tradition und Innovation, Magonza 1976, pp. 62, 72 ss.; M. Cameron, Theoretical Interrelations among Theran, Cretan, and Mainland Frescoes, in C. Doumas (ed.), Thera and the Aegean World, I, Atene 1978, p. 583 ss., figg. 1-2.
Scultura: Bronzetti: S. Marinatos, in Prakt, 1935, p. 199, fig. 3; U. Naumann, Subminoische und Protogeometrische Bronzeplastik auf Kreta (AM, Suppl. VI), Berlino 1976, p. 87 ss., tav. XXVIII, 1. - Testa marmorea: S. Marinatos, in Prakt, 1934, p. 132, fig. 4. - Maschera in calcare: S. Marinatos, in Prakt, 1936, p. 83, fig. 2; L. Adams, Orientalizing Sculpture in Soft Limestone from Crete and Mainland Greece (BAR, Suppl. S., XLII), Oxford 1978, p. 5 ss., tav. II. - Aquila in calcare: S. Marinatos, in KretChron, VII, 1953, p. 25 ss., tav. II.