AMBRA (lat. glessum, glesum, succinum, electrum; dall'arabo anbar "ambra grigia"; gr. ἤλεκτρος e ἤλεκτρον; fr. ambre; sp. ambar; ted. Bernstein o Agstein; ingl. amber; mineralogicamente: succinite)
Con il nome di ambra sono genericamente designate diverse resine fossili delle quali, per la sua abbondanza e per le sue applicazioni, la più importante è l'ambra gialla, mineralogicamente detta succinite, caratterizzata dalla presenza di un acido organico, l'acido succinico (C8H6O4) e di una piccolissima percentuale di solfo. Nelle altre resine fossili che vanno sotto il nome di ambra e che alcuni autori raggruppano sotto quello di retinite, l'acido succinico trovasi in piccola quantità o manca totalmente (allingite, ambrite, beckerite, copalite, gedanite, glesśite, chemawite, krantzite, rumenite, siegburgite, simetite, stantienite, walchovite, ecc .). Per l'ambra grigia v. capodoglio.
L'ambra si trova in masse irregolari, con frattura concoidale, otticamente anisotrope. Il colore varia dal giallo chiaro (giallo ambra) spesso screziato in bianco, all'aranciato, al rossastro, al bruno quasi nero (glessite). Alcune varietà di ambra sono limpide e trasparenti, altre torbide, altre presentano una spiccata fluorescenza (simetite della Sicilia). Per frizione l'ambra si elettrizza negativamente e appunto dal nome greco dell'ambra, ἤλεκτρον, è derivato quello di elettricità. La durezza dell'ambra va da 2 a 3, il suo peso specifico è compreso fra 1,05 e 1,10 (per le altre proprietà fisiche e chimiche dell'ambra, per i suoi usi e le sue imitazioni, v. succinite).
Tutte le resine fossili ebbero origine vegetale. Ciò è provato dalla giacitura di alcune di esse, comune con quella dei carboni fossili, e specialmente della lignite, e dalla frequente presenza in esse di parti di piante e di insetti mirabilmente conservati, che rimasero inclusi nella resina vischiosa prima della sua fossilizzazione. Ad oltre 2000 ammontano le specie di insetti trovate incluse nell'ambra.
L'ambra si trova in moduli più o meno voluminosi o in grumi e frammenti i cui spigoli arrotondati indicano la fluttuazione subita; più di rado è inclusa nelle rocce sedimentarie e, specialmente, nelle marne, argille, conglomerati e anche nei gessi e nelle ligniti dei terreni terziarî. Dalle molasse, sabbie e marne mioceniche della Sicilia provengono le belle ambre (simetite) che si trovano sulle rive del Salso e della Giarretta (Imera e Simeto degli antichi), mentre il più importante giacimento d'ambra che si conosca, quello del litorale del Mar Baltico, proviene dall'erosione operata dalle onde marine su sedimenti glauconitici dell'Oligocene inferiore.
Usi dell'ambra nell'antichità. - L'ambra gialla e quella rosso-bruna erano usualmente impiegate nei tempi preclassici.
Ai tempi di Erodoto (III, 115) l'ambra gialla del Baltico si smerciava fino all'Egeo: le fonti di Teofrasto (De lap., 16) e di Diodoro (V, 231) sapevano che l'ambra delle isole dell'Oceano settentrionale (paesi circostanti ai mari del Nord e Baltico) era portata dai Germani in Pannonia: di là i Veneti la recavano sull'Adriatico. Le medesime notizie su tale commercio sono ripetute da Tacito e da Plinio (XXXVII, 3, 11). Fonte principale d'informazione degli autori greci pare sia stato il massiliese Pitea (Πυϑέας), viaggiatore poco stimato da Polibio, il quale poté invece attingere le sue informazioni a fonti fenicie; a tal riguardo si noti che Erodoto dice appunto che dal settentrione pervenivano ambra e stagno, e che il commercio di quest'ultimo in origine era in mano ai Fenici.
L'ambra gialla del Baltico era adoperata localmente nella manifattura di oggetti di ornamento fino dall'età neolitica: si ritrova infatti nelle tombe di quest'epoca di Danimarca, Svezia, Inghilterra; ma il commercio al quale si riferiscono le notizie classiche precedentemente citate, doveva avere ben poca importanza se pure era già sorto nelle età preclassiche mediterranee.
Frammenti di ambra lavorata sono stati trovati in Egitto in una tomba della XVIIIa dinastia; qualche vezzo si rinvenne anche in Caldea. In Siria è stata ritrovata a Tell Lachish e a Tell Zakariya. Secondo alcuni (p. es. W. Ridgeway, in Cheysse, Encycl. Bibl., s. v. Amber) nella Bibbia la voce ???aèemal omofona all'egizio ḥsmn, assiro eèmaru, avrebbe significato l'elettro-ambra, non l'elettro-lega metallica, come invece pensano Delitzsch, Gesenius, König. La stessa confusione tra elettro-ambra ed elettro-lega d'oro e d'argento, verisimilmente cagionata dalla somiglianza d'aspetto di questa lega e dell'ambra gialla polita, rende incerta l'interpretazione della voce ἤλεκτρος nell'Iliade; ma almeno un passo dell'Odissea (XVIII, 296) si riferisce sicuramente a manufatti d'ambra. Oggetti di questa materia furono trovati dallo Schliemann nelle tombe di Micene e a Tirinto. L'analisi del Helm la dichiara di origine baltica, ma i più recenti studî del Hedinger provano che tale determinazione è arbitraria.
In Italia l'ambra, lavorata ad uso d'ornamento, è stata ritrovata a Castelluccio in Sicilia in una tomba degl'inizî della locale età del bronzo. Durante il maggiore sviluppo di questa età l'uso d'ornamenti d'ambra è accertato nella stazione al Monte Castellaccio e in quella di Gorzano; ambre provengono pure dai coevi sepolcri ad umazione di Povegliano veronese. Ma la maggior diffusione dei prodotti d'ambra si nota nella età del ferro. In Campania l'ambra serviva a ricavarne dischi per il rivestimento degli archi delle fibule e vezzi da collane; nel Lazio sono stati ritrovati dei fusi interamente intagliati in ambra, o adorni con questa resina, e lastricelle della medesima dovevano essere incastrate per ornamento alla superficie di piccoli mobili. Se ne intagliarono pure piccole figure da portare per vezzo; se ne ricavò il pomello di una daga d'argento prenestina. In Etruria l'ambra è impiegata per gli stessi usi: a Cerveteri delle lastricelle a figura geometrica forate dovevano essere cucite su vesti, tra altre simili brattee d'oro, a costituire il clavo di un manto; qui ancora, e a Corneto, a Vetulonia, a Chiusi sono frequenti, oltre che i vezzi comuni già notati, spesso intarsiati in oro, delle figurine antropoidi, pisciformi, ad altare, destinate all'uso di vezzi. Una tomba dell'agro falisco ha restituito figure di maggiori dimensioni intarsiate in oro.
Al di là dell'Appennino il sobrio uso tirreno dell'ambra si mantiene nella Valle Padana, ma trasmoda nelle misure: in ispecie nelle Marche e nel Piceno, enormi pezzi d'ambra ornano gli archi delle grandi fibule caratteristiche di questa regione. Belmonte ha restituito due grandi gruppi ad intaglio che vorrebbero imitare quelli d'avorio prenestini, ma sono assai inferiori a questi per concezione e per l'esecuzione assai meno perfetta, quasi goffa.
In Francia pare che frammenti d'ambra, siano stati trovati ad Aurensan (Alti Pirenei) in un deposito dell'età della renna; certo ve n'era, e lavorata, in una delle stazioni neolitiche del Petit Morin (De Baye, Archéol. préhist., p. 298) e in dolmen del Gard e dell'Aveyron appartenenti al principio dell'età del bronzo.
Queste ambre lavorate del Mediterraneo non provengono sicuramente dal Baltico; almeno le più, tra quelle conosciute, non sono della varietà gialla caratteristica del nord, ma di quella rosso-bruna la cui origine locale è sempre più resa probabile dal progredire delle ricerche. L'ambra neolitica del Petit Morin e quella dell'età del bronzo nel Gard e nell'Aveyron sono sicuramente locali (De Cessac, L'ambre en France, in Bull. de la Soc. franc. d'Arch. de Caen, 1874, p. 355; cfr. anche Matériaux, 1870, p. 215); sono stati ritrovati giacimenti contenenti ambra a Catania e a Reggio in Italia, nel Libano in Siria; ma se dai tempi classici in poi la splendida ambra gialla del nord non avesse dappertutto vinto la concorrenza sulle ambre locali, noi saremmo certamente in grado di determinare giacimenti assai più numerosi in un'area geograficamente ben più estesa. È da credere infatti che nuclei più o meno numerosi ed estesi di ambra fossile si debbano sempre trovare nei giacimenti di lignite dovuti ad antiche foreste di specie resinose, cioè di pinacee ed abetacee. La notizia di Erodoto sul commercio dell'ambra gialla deve dunque risalire a tempi non molto più antichi di Pitea e ad ogni modo non spiega la diffusione dei prodotti di ambra locale rossobruna così comuni nel Mediterraneo.
L'industria dell'ambra. - Praticamente, quasi solo nel Samland si estrae industrialmente ambra, per quanto questa si trovi anche abbondantemente, in buona qualità e in tipi diversi, in altre regioni del globo.
L'industria dell'ambra comprende varie fasi; la raccolta, la cernita e la lavorazione ad oggetti determinati. Sulle coste del Baltico, Palmnicke, Brüsterort nella Prussia orientale, e Schwarzort in Lituania sono centri per l'estrazione. L'ambra o si è staccata naturalmente dal fondo del mare presso la costa per effetto delle burrasche ed è raccolta galleggiante o buttata a riva, oppure viene staccata dal fondo con dispositivi meccanici manovrati dall'uomo, quali draghe, reti trascinate, pinze, ecc. In talune zone entro terra, ma poco lontane dalla costa del Baltico, viene cavata ambra, talora anche a discreta profondità, di mezzo alla cosiddetta terra azzurra (blaue Erde).
Il materiale così raccolto è in pezzi, che raramente sorpassano i 500 gr.; viene grossolanamente scernito e sottoposto ad una prima depurazione. Si elimina la parte superficiale, dove l'ambra appare alterata, trattandola con sabbia ed acqua, talora calda, entro un tamburo ruotante. Si fa poi una classifica accurata, tenendo conto della grossezza e forma dei pezzi, del colore e della limpidezza della massa, e raggruppando i pezzi a seconda che possano servire per la preparazione di questo o di quell'oggetto; e perciò si tengono separati i pezzi rotondi da quelli piatti e dai conici, formando tipi diversi.
I pezzi più belli vanno in commercio in sacchetti da 3-5 kg., mentre gli altri si imballano in fusti da 25-100 kg. Oltre che il colore e la dimensione dei pezzi ha importanza l'impasto e cioè se la massa è più o meno trasparente e limpida, o se contiene osso, cioè parti opache per minute bollicine e se queste sono diffuse o condensate in venature o nubecole, poiché in taluni paesi è preferita l'ambra marezzata in date forme. Si chiama bastarda l'ambra che contiene poche cavità un po' grandi, e mezza bastarda quella che ha poche parti ossee, cioè opache o quasi, ma che sia sempre atta a prendere un buon polimento.
L'ambra si lavora al tornio, si sega, si lima; assume buon polimento se passata prima con smeriglio, poi con pomice, creta, acqua e sapone e strofinata finalmente con flanella, o con pelle (comunemente gli operai usano il pollice). Se talune parti non prendono il lucido si trattano con vernice d'ambra. Così si può eliminare l'intorbidamento od osso dell'ambra bollendola in olio di colza e lasciandovela raffreddare lentamente. Si può foggiare o piegare l'ambra quando sia riscaldata in bagno d'olio. Verso il 1880 si è iniziata, dapprima in Austria, la preparazione dell'ambroide od ambra ricostituita. I frammenti d'ambra di buon impasto, non lavorabili per le loro dimensioni troppo limitate, vengono riscaldati fuori dal contatto dell'aria a 150°-250° C; si riducono così in una massa pastosa che sotto una forte pressione è costretta a passare attraverso una rete metallica, così che i pezzi si uniscono formando dei nastri o fili che poi si saldano tosto fra loro, dando una massa che poco differisce dall'ambra; ha però un peso specifico alquanto superiore, ed è caratterizzata da venature più oscure, con bollicine disposte nel senso della trafilatura subita. Si può anche fondere con processo analogo l'ambra in piccole forme apposite. Parimenti si saldano due pezzi d'ambra bagnandone con olio di lino, riscaldando e comprimendone fra loro le superficie di contatto. Gli scarti delle prime cernite e i cascami di lavorazione dell'ambra sono utilizzati per fare vernici e lacche.
La produzione di oggetti d'ambra si è andata sviluppando nei luoghi dove si estrae la materia prima, e nei centri che sono bene in relazione coi mercati di consumo, essendo per lo più specializzati nella produzione di articoli del genere. Così in Europa è localizzata a Danzica, a Stolp ed a Königsberg; nelle prime due località si preparano quasi solo collane, nell'ultima si fanno bocchini. Hanno una buona industria degli oggetti d'ambra anche Norimberga, Worms e qualche altra località di Germania, nonché Vienna, Parigi, New-York.
Il maggior consumo di oggetti d'ambra è dato dalle popolazioni islamiche, e una volta specialmente dalla Turchia, sia per la confezione dei bocchini dei narghilè (perché è credenza che anche se passato di bocca in bocca, come è uso colà, quando sia di ambra il bocchino non trasmetta le malattie), sia per la preparazione di rosarî. Diminuito il consumo fra popolazioni a civiltà europea, anche per la preferenza data da esse ai surrogati (salvo sporadici ritorni in voga, voluti dalla moda), sono le popolazioni del Levante, dell'Oriente ed i Negri che costituiscono un costante sbocco a collane, braccialetti, amuleti, ecc. d'ambra.
Fanno aspra concorrenza all'ambra, oltre il vetro, varie materie plastiche, talune delle quali sono di essa più resistenti (bachelite, galalite) altre più infiammabili (celluloide); l'ambra si falsifica o si imita anche con coppale, colofonia, ecc., che, per essere anche esse resine, meno facilmente vengono distinte dal consumatore.
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