ALLUMINIO (II, p. 561; App. I, p. 89; II, 1, p. 140)
La produzione mondiale di alluminio, dopo aver segnato un forte aumento dal 1948 al 1956, passando da 1,26 milioni di t a 3,37 milioni, nel 1957 è rimasta pressoché stazionaria con un totale di 3,38 milioni di t. A questo proposito è interessante notare che mentre i due maggiori paesi produttori - S.U.A. e Canada - hanno entrambi ridotto la loro produzione, in tutti gli altri si è avuta un'espansione nel volume dei quantitativi prodotti. Per gli S.U.A., questo è stato il primo regresso che si sia registrato dal 1949. L'URSS ha raggiunto nella graduatoria il Canada con una produzione di 530.000 t contro le 505.000 canadesi. Nel 1956 il divario fra questi due paesi era assai maggiore (460.000 t nell'URSS e 563.000 t in Canada).
Uno degli sviluppi più accentuati nel decennio 1948-57 si è riscontrato per la Germania Occidentale, la cui produzione è salita da 7.300 t a 153.800 t. La Francia, la Norvegia e il Giappone hanno pure segnato dei buoni progressi. Fra i produttori minori vanno ricordati l'Austria, l'Italia, l'Ungheria, la Svizzera e la Svezia.
Nel 1956 per la prima volta, dopo un lungo periodo in cui le disponibilità di a. erano sempre state inferiori alla domanda, e grazie all'attuata espansione della capacità produttiva degli S.U.A., l'offerta si è adeguata al fabbisogno. Ma il consumo di a. che si era triplicato dalla fine della guerra al 1956, nell'anno successivo si riduceva in seguito all'arresto quasi totale degli acquisti per le riserve strategiche americane durante il primo semestre dell'anno, nonché alla minor domanda per i beni di consumo durevoli. Le consegne negli S.U.A. e in Gran Bretagna - che assieme rappresentano oltre il 50% del consumo totale - hanno segnato nel 1957 un declino del 7% su quelle del 1956. Per quanto riguarda l'Europa, il consumo oltre che in Gran Bretagna è diminuito nei paesi del Benelux, in Italia e in Austria, mentre in Francia si aveva un aumento del 14% e in Germania si delineava una netta ripresa. A peggiorare la situazione si è avuto anche un aumento di prezzi negli S.U.A. in seguito ad un aumento dei salarî nell'industria americana: le scorte hanno incominciato ad accumularsi presso i produttori e a fine 1957 risultavano di un terzo superiori a quelle esistenti nel gennaio del medesimo anno.
I maggiori paesi esportatori sono il Canada e la Norvegia.
Un altro fattore di debolezza per il mercato è stato rappresentato dalle esportazioni sovietiche di a. che sono andate poi espandendosi durante il 1958.
L'espansione della produzione da una parte e il rallentamento della domanda dall'altro hanno così portato a una posizione di eccedenza quale non si era mai riscontrata dalla fine della guerra. È in questo quadro che vanno inserite le decurtazioni effettuate sulla produzione tanto negli Stati Uniti, quanto nel Canada.
La produzione italiana è in continua ascesa - nonostante la perdita dei giacimenti di bauxite istriani, passati alla Jugoslavia - grazie a quelli di San Giovanni Garganico. Tuttavia, è costante l'importazione di minerale jugoslavo, passata da 97,8 migliaia di t nel 1954 a 253 nel 1957, che ha rappresentato da un terzo alla metà del minerale lavorato.