SCHIAFFINI, Alfredo
– Nacque a Sarzana il 16 marzo 1895 dalle seconde nozze di Giovanbattista con Giulia Serra, ed ebbe come sorelle Agrippina e Clara.
Il cognome della famiglia paterna, di antica origine genovese, era in realtà ‘Schiaffino’, ma all’anagrafe di Sarzana si verificò un errore di trascrizione alla nascita di Giovanbattista, che divenne così Schiaffini.
Dopo aver studiato presso il liceo di La Spezia (negli anni in cui vi insegnava Manara Valgimigli), vinse una borsa di studio per frequentare i corsi di lettere presso l’Istituto di studi superiori di Firenze, dove si laureò in glottologia con Ernesto Giacomo Parodi, discutendo una tesi sulla transizione dal latino al volgare in documenti medioevali di area lucchese. Subito dopo la laurea ottenne la libera docenza e nell’anno accademico 1923-24 iniziò a tenere corsi di filologia italiana presso la facoltà di magistero di Firenze, chiamatovi da Michele Barbi e Niccolò Rodolico. L’anno successivo, dovendo sostituire Benvenuto Terracini, fu professore incaricato di glottologia classica e romanza a Genova, dove divenne di ruolo nel 1927. Fino al 1939 fu titolare della cattedra genovese di glottologia, ricoprendo anche l’incarico di filologia neolatina; negli stessi anni, chiamato ancora da Barbi e da Giovanni Gentile, tenne corsi e seminari di filologia italiana e critica del testo alla Scuola normale superiore di Pisa.
Dopo alcuni lavori linguistici su documenti di area friulana e toponomastica ecclesiale, nel 1926, Schiaffini pubblicò il suo primo libro importante (Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze 1926; 2ª edizione 1954), un’antologia corredata di commento linguistico, ma soprattutto basata su solidi criteri filologici. Nel 1929 licenziò uno degli articoli che lo imposero all’attenzione nazionale (Le origini dell’italiano letterario e la soluzione manzoniana del problema della lingua dopo G.I. Ascoli, in L’Italia dialettale, vol. 5, pp. 129-171; poi in Silloge linguistica dedicata alla memoria di Graziadio Isaia Ascoli nel primo centenario della nascita, Torino 1929, pp. 333-348, ripreso infine in Ulisse, XXI (1968), pp. 17-35), saggio che si presenta come un programma di lavoro, centrato su temi fondamentali: rapporto tra prosa e lingua letteraria, tra lingua ed espressione artistica, tra eredità normative della tradizione e innovazioni dovute a personalità eccezionali, come Dante e Giovanni Boccaccio.
Gli anni Trenta costituirono un periodo denso di avvenimenti familiari e di riconoscimenti pubblici: nel 1932 si unì in matrimonio con Giovanna Griseri (1911-2006); l’anno successivo nacque la prima figlia, Giulia, morta prematuramente a soli sei anni di età; nel 1936 nacque la seconda figlia, Maria Clara. Nel 1937 divenne socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei; due anni più tardi fu chiamato a Roma per ricoprire l’appena costituita cattedra di storia della lingua italiana (la prima in Italia) e divenne membro della Reale Accademia d’Italia. Nello stesso tempo conobbe personalmente Benedetto Croce e intrattenne con il filosofo un dialogo vivo e fecondo, sorretto da una sostanziale aderenza ai suoi principi di critica estetica, declinata sempre più sull’analisi linguistica e stilistica. Nel 1942 nacque il terzo figlio, Giancarlo, compositore e studioso di musica dalla carriera internazionale.
Nel 1934 aveva pubblicato a Genova Tradizione e poesia nella prosa d’arte italiana dalla latinità medievale a G. Boccaccio, uno dei suoi libri più innovativi, apprezzati e ristampati (Roma 1943 e 1969, quest’ultima con una premessa di Gianfranco Contini). Dalla prosa ritmata del Medioevo latino, attraverso Guittone d’Arezzo, il Dante di Vita nuova e Convivio, fino al Boccaccio delle traduzioni da Tito Livio e del Decameron, Schiaffini tracciò un originale excursus linguistico, grammaticale e stilistico, dimostrando come l’originalità e la creatività degli autori della prosa nascesse a partire dall’innovazione linguistica. Il binomio del titolo fa risaltare un’impostazione dialettica tipicamente crociana, tra norme consolidate dei generi letterari (tutto ciò che comporta la ‘tradizione’) e innovazione individuale (la ‘poesia’, da intendersi non in termini generali, e tanto meno contrapposta alla ‘non poesia’ di Croce, bensì quale componente stilistica peculiare della prosa letteraria).
Tra il 1937 e il 1938 Schiaffini diede corpo a una serie di indagini sulla lingua italiana del Settecento, che furono poi rielaborate e riprese negli anni successivi, diventando un capitolo del fortunato volume Momenti di storia della lingua italiana (Bari 1950; poi Roma 1953 e 1965, e ristampato ancora nel 1973).
Schiaffini dimostrò che i rapporti tra francese e italiano nel secolo XVIII non erano da leggere in termini di crisi, ossia di graduale sopravvento del primo sul secondo in ambito internazionale, bensì di rinnovamento e di apertura a un lessico di respiro europeo che prima non era proprio dell’italiano, positivamente influente sulla ricchezza della lingua moderna e contemporanea. L’influsso del razionalismo francese, inoltre, aveva inciso sulla sintassi, favorendo lo snellimento del periodare nella prosa degli scrittori, che in tal modo ritornava più simile a quella dell’italiano antico, addirittura preboccacciano. Tale interpretazione nettamente positiva e antipuristica del rapporto tra francese e italiano acquista ancor più di valore, se si riflette che Schiaffini la manifestò all’epoca del più miope purismo linguistico ufficiale.
I primi anni del dopoguerra furono alquanto difficili anche per Schiaffini: sebbene in lui non si fosse mai manifestato un vivo coinvolgimento politico, la sua fortuna accademica era attribuibile all’università del regime fascista e, tra il 1948 e il 1949, fu oppresso da una grave forma di esaurimento nervoso, che a volte gli impedì anche di dare lezione. La generale stima di cui godeva e un nuovo manipolo di discepoli (primo dei quali Mario Marti) contribuirono comunque a una rapida ripresa della piena attività.
Alla fine degli anni Quaranta il banchiere, intellettuale e mecenate Raffaele Mattioli volle che Schiaffini fosse uno tra i direttori della nascitura collana dell’editore Ricciardi La letteratura italiana. Storia e testi, uno dei monumenti editoriali più significativi del secondo Novecento in Italia.
Insieme con lo stesso Mattioli e con Pietro Pancrazi (morto però nel 1952) Schiaffini lavorò assiduamente al coordinamento scientifico dei volumi, che iniziarono a essere pubblicati nel 1951; era responsabile di sezione del Duecento, ma gli si devono suggerimenti e scelte relativi all’intera collana.
Al 1954 risale uno dei lasciti più significativi per lo sviluppo e l’apertura della cultura letteraria italiana: non un libro suo, ma la cura di una raccolta di saggi di Leo Spitzer, per la prima volta tradotti e pubblicati in Italia (Critica stilistica e storia del linguaggio, Bari). Il dibattito scaturito fu molto vivace, poiché erano in gioco la riscoperta idealistica dell’identità di ‘stile’ e ‘poesia’, la possibilità di formulare un giudizio estetico o di valore, l’opportunità di risolvere questioni critico-testuali, sempre a partire dal profilo ‘stilistico’ di un autore. Da segnalare, inoltre, per intelligenza critica e finezza di tocco, Giovanni Pascoli disintegratore della forma poetica tradizionale (in Omaggio a Giovanni Pascoli: nel centenario della nascita, Milano 1955, pp. 240-246), che contribuì in modo determinante alla rilettura in chiave ‘novecentesca’ del poeta di San Mauro.
Del 1961 è la prima edizione di I mille anni della lingua italiana (Milano; 2ª edizione 1962), un volumetto articolato in pochi saggi, quasi interamente centrato sul problematico passaggio dal latino alle parlate volgari (e contenente pagine fondamentali sul Placito di Capua del 960, da cui la ricorrenza millenaria del titolo, e l’Indovinello veronese). Dalla dedica («A/ Raffaele Mattioli/ un frustolo, intanto,/ A.S.») si comprende come questo libretto costituisse in realtà parte di un’opera molto più ampia e impegnativa: quell’«imponente volume sulle origini medievali e il ’200» (Giachery, 1969, p. 19) per la Letteratura italiana. Storia e testi, rimasto incompiuto.
In occasione dei settant’anni di Schiaffini si susseguirono importanti iniziative in suo omaggio: il latinista Ettore Paratore volle dedicargli l’annata 1965 della Rivista di cultura classica e medievale (due volumi formati da articoli dei più importanti studiosi italiani ed europei di linguistica, glottologia, filologia classica, romanza e italiana). Anche un volume di Atti e memorie dell’Arcadia (s. 3, 1967, vol. 4, n. 4) fu dedicato a Schiaffini.
Il 18 dicembre 1969, al palazzo Tursi di Genova, gli fu conferita una medaglia di benemerenza da parte della città: fu l’ultima volta che Schiaffini ritornò nel capoluogo ligure. L’editore Ricciardi gli offrì di raccogliere tutti i contributi che avesse voluto ristampare e presentare come summa delle proprie indagini. Nacque così la silloge Mercanti - Poeti - Un Maestro (Milano-Napoli 1969), in cui Schiaffini trascelse lo scritto sul mercante genovese nel Duecento (risalente a quarant’anni prima), quello su ‘poesis’ e ‘poeta’ in Dante (del 1958, a suo tempo scritto in onore di Spitzer), altri su Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, la rivalutazione della retorica. Un nobile gesto di fedeltà suggella il volume, con il ritratto dell’indimenticato maestro, Ernesto Giacomo Parodi, che finisce inevitabilmente per riflettere anche l’essenza del discepolo: «sappiamo quanto anche oggi sia vigorosa, per schiettezza genuina, non dipendenza da altri, la sua vitalità nella storia della critica e specie per l’interesse alle forme del linguaggio e dello stile» (Schiaffini, 1975, p. 300).
Morì improvvisamente a Viareggio, il 26 luglio 1971, mentre era impegnato nei lavori della giuria dell’omonimo premio letterario che presiedeva.
Opere. Una bibliografia pressoché completa degli scritti di Schiaffini si legge nel volume postumo Italiano antico e moderno, a cura di T. De Mauro - P. Mazzantini, Milano-Napoli 1975, pp. 343-370: sorta di crestomazia di tutta la produzione scientifica di Schiaffini, imprescindibile per chiunque voglia cogliere la qualità e la longevità del suo lascito intellettuale.
Fonti e Bibl.: Le carte di Schiaffini (materiali preparatori, bozze di stampa, dispense universitarie e recensioni dei suoi libri) sono attualmente conservate presso il Centro Apice dell’Università degli studi di Milano (Fondo Schiaffini), unitamente alla ricchissima corrispondenza (oltre tremila documenti). Le informazioni sui destinatari sono disponibili sul portale elettronico del Centro Apice; spesso, nelle buste di ciascun corrispondente, è possibile ritrovare anche le minute originali delle lettere inviate da Schiaffini in risposta. Moltissime le lettere tra lo studioso e la moglie, risalenti soprattutto al periodo 1936-39. Una cinquantina di lettere indirizzate a Giulio Bertoni e datate al periodo 1921-39 è conservata nel Fondo Bertoni della Biblioteca Estense e universitaria di Modena. Ventiquattro tra lettere e biglietti di vari corrispondenti sono stati pubblicati, a cura dello stesso destinatario (su impulso di G. Contini), in Lettere di amici ad A. S., all’interno del volume Un augurio a Raffaele Mattioli, Firenze 1970, pp. 283-297 (sono riprodotti messaggi di U. Ojetti, M. Barbi, K. Jaberg, R. Menéndez Pidal, A. Baldini, M. Valgimigli, B. Croce, G. Levi Della Vida, G. De Luca, L. Spitzer, B. Nardi).
Sulla biografia si vedano: il volumetto celebrativo A. S. tra amici e scolari, Sarzana 1967 (con scritti di M. Moretti, A. Palazzeschi, E. Giachery, M. Marti, F. Brambilla Ageno, M. Puppo, E. Paratore, C. Questa); il compiuto profilo di E. Giachery, in Letteratura Italiana, I Critici. Per la storia della filologia e della critica moderna in Italia, IV, Milano 1969, pp. 3129-3140, 3143-3145; L. Marchini, A. S. tra amici e scolari a Genova il 18 dicembre 1969, in La Berio. Boll. d’informazione bibliografica, IX (1969), 3 (settembre-dicembre), pp. 5-10. Tra le commemorazioni: V. Branca, A. S. Il grande storico della lingua, in Corriere della sera, 29 luglio 1971; T.O. De Negri, Umanità di A. S. “Genovese”, in Atti della Società ligure di storia patria, n.s., 1971, voll. 11-12, pp. 315-341; S. Heinimann, A. S. 1895-1971 in Vox Romanica, XXXI (1972), pp. 220-224; M. Marti, A. S., in Atti e Memorie dell’Arcadia, s. 3, 1972, vol. 5, n. 4, pp. 1-23, e soprattutto G. Contini, A. S., Roma 1973 (poi in Id., Ultimi esercizî ed elzeviri, Torino 1989, pp. 369-382). Sugli studi di storia della lingua: G. Pasquali, Lingua nuova e antica. Saggi e note, a cura di G. Folena, Firenze 1985, pp. 14-24, 30-53. Sull’opera editoriale: D. Isella, Per una collezione di classici. «La Letteratura italiana. Storia e Testi», Milano-Napoli 1982 (in partic. pp. 18 s.); La casa editrice Riccardo Ricciardi. Cento anni di editoria erudita, Atti della giornata di studio, Milano... 2007, a cura di M. Bologna, Roma 2008 (in partic. A. D’ Agostino, I poeti del Duecento di Gianfranco Contini, pp. 129-142 e C. Segre, La casa editrice Ricciardi e Gianfranco Contini, pp. 143-151). Si vedano inoltre: C. Segre, Per curiosità. Una specie di autobiografia, Torino 1999, pp. 137, 145, 164; P. Orvieto, Critica e storia della lingua, in Storia della letteratura italiana, XI, La critica letteraria dal Due al Novecento, Roma 2003, pp. 1151-1154. Sulla critica stilistica: M. Fubini, Critica e poesia, Bari 1956; B. Terracini, Linguistica e analisi stilistica, in Analisi stilistica. Teoria, storia, problemi, Milano 1966, p. 13; C. Segre, Apogée et éclipse de la stylistique, in Cahiers Ferdinand de Saussure, 1992, vol. 46, pp. 3-13 (trad. it. Apogeo ed eclisse della stitistica, in Opera critica, a cura di A. Conte - A. Mirabile, con un saggio introduttivo di G.L. Beccaria, Milano 2014, pp. 25-39); G. Lucchini, Tra linguistica e filologia, in Storia della letteratura italiana, XI, La critica letteraria dal Due al Novecento, cit., pp. 849-910; D. Stefanelli, Cesare Cases e la stilistica di Leo Spitzer, in Strumenti critici, XXXI (2016), 3, pp. 451-466.