POGGI, Alfredo
POGGI, Alfredo. – Nacque a Sarzana il 5 maggio 1881 da Stefano e da Emilia Bandinelli.
Conseguì la licenza ginnasiale a Caltagirone nel 1897 e quella liceale a Palermo nel 1900, dove si era trasferito insieme al fratello maggiore Vincenzo, preside del locale liceo classico. Nel novembre 1900 s’iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia di Palermo, dove si laureò nel 1904 con una tesi dal titolo La morale nelle dottrine socialiste, di cui pubblicò una parte nel volume La questione morale nel socialismo. Kant e il socialismo (Palermo 1905).
Si era orientato verso questo tema in conseguenza della sua precoce adesione al Partito socialista italiano (PSI), avvenuta nel 1900, ma anche su suggerimento di Antonio Labriola, al quale si rivolse nel 1902 per ricevere indicazioni sulle ricerche da compiere. Labriola lo indirizzò verso alcuni studiosi neokantiani tedeschi, fra cui Karl Vorländer e Franz Staudinger, due autori dei quali Poggi provò a tradurre in italiano alcune opere, senza però riuscire a pubblicarle. Dal novembre 1904 al novembre 1905 frequentò dei corsi all’Università di Lipsia, dove collaborò con il Leipziger Volkszeitung ed entrò in contatto con alcuni fra i maggiori esponenti della socialdemocrazia, da August Bebel a Rosa Luxemburg.
A Palermo Poggi, che si era avvicinato alla corrente integralista di Enrico Ferri, fu tra gli avversari del principe Alessandro Tasca Filangeri di Cutò, principale esponente del PSI locale, attestato su posizioni riformiste. Nel maggio 1903 insieme a Nicola Barbato e a Bernardino Verro fondò anche un periodico, il Giornale dei lavoratori, di cui si stamparono poche decine di numeri. Nel frattempo, nel luglio del 1905, fu eletto consigliere comunale di Sarzana.
Fra il 1906 e il 1910, oltre a svolgere il servizio di leva, insegnò filosofia nei licei di varie città italiane. Nel luglio 1907 conseguì una seconda laurea in giurisprudenza all’Università di Genova che gli consentì di affiancare l’attività forense a quella d’insegnante.
A queste prime esperienze è legata la pubblicazione del volumetto Scuola facile e vita difficile (Livorno 1909), prima testimonianza di un interesse per le questioni educative e pedagogiche che lo avrebbe portato a scrivere sia opere di taglio storico (La scuola primaria nel Ducato di Parma al tempo di Maria Luigia, Parma 1912), sia, e soprattutto, studi sulla politica scolastica e sulla funzione della scuola in uno Stato moderno (Stato, chiesa, scuola: studi e polemiche, Firenze 1924; I Gesuiti contro lo Stato liberale, Milano 1925). In quei lavori della metà degli anni Venti avrebbe sostenuto la necessità di una scuola pubblica e laica, avversando perciò la riforma varata nel 1923 da Giovanni Gentile. Ma avrebbe altresì affermato che la scuola, contro le posizioni deterministiche del materialismo marxista e richiamando la concezione kantiana dell’autonomia della morale, doveva essere il luogo privilegiato di formazione etica dell’uomo e del cittadino, lungo un percorso educativo cui non potevano essere estranee la dimensione spirituale e persino quella religiosa.
Mentre proseguiva la sua militanza socialista, che lo vide collaborare con giornali come Il Lavoro, l’Avanti! e Il Tempo, dalle cui pagine nel 1910 polemizzò contro il progetto di Rinaldo Rigola per la fondazione di un partito del lavoro, quelli etici restarono i temi principali e più originali della sua riflessione politica e filosofica.
In un articolo del 1911 poi pubblicato come opuscolo autonomo (Socialismo e cultura, Modena 1911), Poggi individuò nell’indifferenza per i problemi morali e religiosi una delle ragioni della crisi che stava attraversando il movimento socialista. Egli sottolineava l’opportunità di non soffocare entro gli schemi di un rigido dogmatismo di stampo positivistico l’innato sentimento religioso che albergava in ogni uomo e lo spingeva alla ricerca di valori universali, evocando quell’idea di fratellanza e di solidarismo umanitario di cui si era nutrito il primo socialismo.
A questo percorso di maturazione intellettuale e politica non fu estranea la sua adesione alla massoneria, che avvenne intorno al 1902. Nel gennaio 1904 egli fu infatti registrato con il grado di maestro, il terzo dell’ordinamento massonico, nella loggia Sicilia risorta di Monreale, che era allora guidata dal maestro venerabile Raoul Vittorio Palermi, futuro gran maestro della Gran Loggia d’Italia. Una delle tracce pubbliche della sua militanza nell’ordine liberomuratorio fu una conferenza del 1912, nella quale, in sintonia con le considerazioni che andava svolgendo su socialismo e religione, s’interrogava sul rapporto fra massoneria e trascendenza (La filosofia massonica ed il simbolo del Grande Architetto dell’Universo, Firenze 1912). Poggi non nascose affatto la sua appartenenza alla massoneria, nella quale nel 1913 raggiunse il 18° grado del rito scozzese. E quando nel 1914 al Congresso nazionale di Ancona del PSI fu discusso il problema della compatibilità fra la militanza nel partito e quella nella massoneria, egli presentò una mozione a favore di questa possibilità. Risultato nettamente sconfitto (il congresso approvò a larga maggioranza la mozione Mussolini-Zibordi che stabiliva l’incompatibilità), optò per la permanenza nel PSI e si dimise subito dalla massoneria.
Nel 1914 si svolse anche il suo matrimonio, celebrato con rito civile, con la marchesa Maria Eugenia Ollandini, con la quale ebbe tre figli: Vincenzo (1915), Annamaria (1917) e Laura (1919).
Contrario all’intervento in guerra, Poggi fu richiamato alle armi come soldato semplice nel maggio 1915. Fu congedato nel 1919 con il grado di capitano dopo aver ottenuto una medaglia al valor militare (1917) e due croci al merito di guerra (1918). Nel 1920 riprese la sua militanza attiva nel PSI, in seno alla corrente riformista. Fu tra gli artefici della vittoria dei socialisti alle elezioni amministrative di Sarzana dell’autunno 1920 e assunse poi la carica di capogruppo del PSI nel Consiglio comunale. Ciò ne fece un bersaglio delle violenze degli squadristi, che nel 1921 gli misero a soqquadro lo studio legale a Lucca. Le intimidazioni non gli impedirono però di proseguire l’attività politica e culturale, che fu scandita in questo periodo dalla collaborazione con Critica sociale, con L’Italia che scrive di Angelo Fortunato Formiggini e dal maggio 1924 con La Rivoluzione liberale di Piero Gobetti, nei cui Quaderni pubblicò uno dei suoi libri più interessanti (Socialismo e cultura, Torino 1925).
Nel 1926, dopo essere stato fra i collaboratori della rivista antifascista Quarto Stato, ottenne la libera docenza in pedagogia e l’anno seguente cominciò un corso all’Università di Genova che svolse fino al 1930. Dal 1932 passò poi a insegnare nell’Università di Torino. Arrestato nel marzo 1933 con l’accusa di attività cospirativa contro il regime, fu rimesso in libertà dopo tre mesi, ma esonerato dall’insegnamento e comandato alla Biblioteca universitaria di Genova. Qui lavorò insieme al filosofo Giuseppe Rensi, anch’egli privato della cattedra dal regime, consolidando un sodalizio umano e intellettuale che durava da anni.
In quegli anni Poggi non interruppe la sua attività di studio e pubblicò diversi saggi su argomenti filosofici e pedagogici (Filosofia e diritto, Genova 1930; Comenius, Milano 1930; Il concetto di diritto e dello Stato nella filosofia giuridica italiana contemporanea, Padova 1933), oltre alla prima traduzione dal tedesco di un’opera di Kant (La religione entro i limiti della sola ragione, Modena 1941), che sarebbe stata poi più volte ristampata. Proseguì inoltre la sua originale riflessione sulla questione religiosa con una serie di articoli che raccolse poi nel volume La preghiera dell’uomo. Discussioni di religione e filosofia (Milano 1944).
Riprese l’impegno politico dopo l’8 settembre 1943, entrando nel Comitato ligure di liberazione nazionale e assumendo la segreteria regionale del PSI clandestino. Nel settembre 1944 fu arrestato insieme al figlio Vincenzo e internato nel campo di Bolzano, da cui fu liberato soltanto dopo la fine della guerra, il 1° maggio 1945. Nel luglio 1945 gli fu affidata la direzione del quotidiano Il Lavoro nuovo, organo ufficiale del PSI ligure, che lasciò il 4 febbraio 1947 a causa della sua adesione al Partito socialista dei lavoratori italiani, poi denominato Partito socialista democratico italiano (PSDI). Eletto consigliere comunale a Genova per il PSI nel 1946, fu riconfermato nel 1951 per il PSDI.
Poggi rientrò nel PSI nel 1957, dopo che questo partito aveva criticato l’invasione sovietica dell’Ungheria e rotto il patto di alleanza con i comunisti. Nel 1959, su designazione congiunta del PSI e del PSDI, fu eletto come membro laico del Consiglio superiore della magistratura, carica che ricoprì fino all’ottobre 1963. Dal 1945 fu iscritto anche al Movimento federalista europeo, di cui dal 1946 al 1958 presiedette la sezione genovese. Dal 1957 al 1965 fu inoltre presidente della sezione di Genova dell’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti.
Morì a Genova il 13 gennaio 1974.
Fonti e Bibl.: L’archivio Poggi si conserva a Pontassieve (Firenze) presso la famiglia Alacevich e contiene carteggi (undici buste per un totale di circa 2130 documenti), diari, manoscritti di saggi, articoli e discorsi, spezzature di giornali. Sulla vita di Poggi, si vedano: A. Poggi, I rapporti tra il marxismo e la morale kantiana, in Critica sociale, 1961, n. 6, pp. 147-152 (con note autobiografiche); I novant’anni di A. P., ibid., 1971, n. 10, pp. 315 s.; F. Bellentani, Ricordo di A. P., ibid., 1974, n. 2, pp. 130 s. Inoltre: E. Santarelli, La revisione del marxismo in Italia, Milano 1964, pp. 312-314; M. Torrini, P. A., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1977, pp. 195-199; A.M. Isastia, Il pensiero massonico di A. P., in Hiram, XV (1994), 1, pp. 77 s.; A. Bianchi, La Spezia e Lunigiana. Società e politica dal 1861 al 1945, Milano 1999, ad ind.; G. Levi, L’origine del federalismo europeo organizzato a Genova e in Liguria, Genova 2000, ad. ind.; M. Torrini, Tra socialismo e morale: A. P., in Raccolta di scritti in memoria di Antonio Villani, IV, Napoli 2002, pp. 2351-2361; F. Conti, Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo, Bologna 2003, pp. 221 s., 411, 416; G. Meneghini, A. P., in Socialismo spezzino 1892-1945. Appunti per una storia, Massa 2011, pp. 309-336; M. Novarino, Compagni e liberi muratori. Socialismo e massoneria dalla nascita del Psi alla Grande Guerra, Soveria Mannelli 2015, ad indicem.