SERPIERI, Alessandro
– Nacque a San Giovanni in Marignano (Rimini) il 31 ottobre 1823 da Daniele, esattore delle tasse, e da Caterina Ranucci.
Dopo aver ricevuto la prima istruzione in famiglia, a Rimini il piccolo Alessandro fu iniziato alle lettere italiane e latine da due fratelli sacerdoti, Luigi e Francesco Speranza, per essere poi affidato ai padri scolopi presso il Collegio dei nobili di Urbino. Qui si accostò anche allo studio delle scienze, scoprendo nel contempo quella vocazione religiosa che in breve lo portò a decidere di vestire l’abito talare. Concluso il primo tirocinio spirituale, nel 1840 entrò alla Specola Ximeniana di Firenze, anch’essa retta dagli scolopi, dove trascorse tre anni determinanti per la sua formazione culturale. Assai importante fu infatti l’influenza che su di lui esercitarono i docenti dell’osservatorio fiorentino, a partire dal rinomato astronomo e geodeta Giovanni Inghirami: sotto la loro guida, il giovane riminese maturò il definitivo interesse per le discipline scientifiche.
Nel novembre del 1843 Serpieri fu chiamato a coprire la cattedra di matematica e filosofia del collegio scolopio Tolomei di Siena, dove rimase fino al 1846. Sul volgere di quell’anno, nel corso del quale aveva pubblicato alcuni scritti di carattere filosofico, tornò al Collegio dei nobili di Urbino per insegnarvi fisica e filosofia. Di lì a poco, con decreto ministeriale del 19 gennaio 1847, ottenne la nomina a professore di fisica del locale Ateneo. Sia al Collegio sia all’Università si fece subito apprezzare dagli studenti per le proprie capacità didattiche, tanto che divenne quasi proverbiale la massima secondo cui alle sue lezioni «era più difficile non imparare che imparare» (Giovannozzi, 1887, p. 31). Quanto alla sfera religiosa, il 2 luglio 1848 Serpieri prese i voti dell’Ordine degli scolopi e il successivo 27 agosto fu consacrato sacerdote. Due mesi più tardi ricevette l’incarico di ministro del Collegio di Urbino, di cui fu rettore dal 1857 al 1884. Su sua richiesta, nel 1865 il Collegio venne intitolato al pittore Raffaello Sanzio.
Impegnatosi nella ricerca scientifica, Serpieri si interessò inizialmente al fenomeno astronomico delle meteore, o ‘stelle cadenti’, delle quali determinò alcuni radianti, cioè le porzioni di cielo dal cui vertice gli sciami meteorici sembrano originarsi. In particolare, individuò la forma di quello delle Perseidi, responsabili della caduta annuale intorno al 10 agosto. I lavori che dedicò all’argomento furono assai apprezzati da astronomi illustri come Angelo Secchi e Giovanni Schiaparelli, al quale spetta il merito di aver per primo correttamente stabilito che le stelle cadenti derivano dal disgregamento delle comete. Serpieri contribuì all’affermazione delle idee di Schiaparelli, grazie alle sue accurate indagini del fenomeno celeste.
Ulteriori ricerche di astronomia da lui condotte riguardarono le aurore polari e la luce zodiacale, ossia la debole banda luminosa osservabile all’orizzonte poco prima del sorgere del Sole o del calare della notte. Serpieri fu inoltre autore di numerose effemeridi (tabelle atte a fornire le posizioni e altre caratteristiche degli astri per intervalli fissi di tempo), all’epoca largamente consultate nei maggiori osservatori europei.
Serpieri si occupò anche di meteorologia, che proprio durante la seconda metà dell’Ottocento andò sviluppandosi su solide basi scientifiche. Nel 1850 istituì a Urbino la prima stazione meteorologica delle Marche, da allora mantenutasi sempre in attività; per oltre un trentennio rilevò quasi quotidianamente i valori dei parametri più significativi del clima urbinate, trascrivendoli in appositi registri. Per alcuni anni stampò un bollettino mensile contenente non solo i vari dati meteorologici, ma anche articoli di astronomia, studi locali di geografia botanica e applicazioni della meteorologia a igiene e agricoltura.
Un ulteriore settore dell’opera scientifica di Serpieri fu la fisica. In questo ambito lo studioso riminese effettuò alcune interessanti esperienze con lo strumentario del gabinetto di fisica dell’Università di Urbino, da lui stesso notevolmente arricchito nei quasi quarant’anni in cui ne fu direttore. Al di fuori del contesto strettamente sperimentale, tra il 1868 e il 1885 Serpieri pubblicò tre volumi divulgativi di fisica che incontrarono molto successo.
Nel primo (La forza considerata nelle sue principali trasformazioni, Urbino 1868) era proposta una visione unitaria dei fenomeni fisici sotto il concetto di forza. Il secondo (Il potenziale elettrico nell’insegnamento elementare della elettrostatica, Milano 1882), che conobbe traduzioni in tedesco, francese e portoghese – le ultime due tuttavia non stampate per vari motivi –, fu il primo manuale italiano a trattare in modo semplificato la nozione di potenziale elettrico, presentata da Serpieri senza ricorrere al calcolo infinitesimale. Il terzo (Le misure assolute meccaniche, elettrostatiche ed elettromagnetiche con applicazioni a vari problemi, Milano 1885), tradotto e pubblicato sia in tedesco sia in francese, esponeva gli allora nuovi sistemi di misura e sunteggiava le più importanti teorie di fisica generale.
Serpieri si indirizzò anche allo studio della sismologia, soprattutto in relazione ai due terremoti che colpirono l’Italia il 12 marzo 1873 e il 18 marzo 1875. In entrambe le circostanze, raccolse e analizzò i dati inerenti ai fenomeni sismici con grande rigore metodologico, guadagnandosi il plauso dei più eminenti sismologi – italiani e stranieri – a lui contemporanei. Indagò i sintomi premonitori manifestati dagli animali all’avvicinarsi del terremoto e riscontrò che le scosse telluriche erano state precedute da perturbazioni elettriche e magnetiche. Sul versante speculativo, ipotizzò che in corrispondenza degli epicentri sismici si verificassero esplosioni dovute a movimenti vulcanici capaci di sollevare le rocce sovrastanti. Tale concezione anticipava di fatto quella teoria sismologica del vulcanismo profondo, in seguito sviluppata dalla scuola italiana di geologia facente capo a Giuseppe Mercalli e Carlo De Stefani, che ancora oggi viene invocata per spiegare molti terremoti.
A testimonianza del prestigio di cui godette ai suoi tempi, nel corso della carriera Serpieri si vide offrire la cattedra di fisica da numerose università italiane e fu eletto membro di insigni accademie nazionali ed estere. A malincuore lasciò Urbino nel 1884, dopo che nella città marchigiana era stata decretata la secolarizzazione delle scuole e del Collegio. Sul finire di ottobre di quell’anno raggiunse la Badia Fiesolana di San Domenico, vicino a Firenze, dove si trovava un collegio scolopio di cui fu subito nominato rettore. Ben presto, però, le sue condizioni di salute cominciarono a declinare.
Morì alla Badia Fiesolana il 22 febbraio 1885.
Poco prima di spirare, aveva voluto rivedere per l’ultima volta i ritratti dei suoi convittori di Urbino. Tra costoro figurava anche il poeta Giovanni Pascoli, allievo del collegio urbinate degli scolopi dal 1862 al 1871, che di Serpieri conservò sempre un affezionato ricordo.
Fonti e Bibl.: G. Giovannozzi, Della vita e degli scritti di A. S. delle scuole pie, Firenze 1887; N. Matteini, A. S. primo maestro di Giovanni Pascoli, Rimini 1955; R. Mantovani - F. Vetrano, Le ricerche e l’insegnamento scientifico dello scolopio urbinate A. S., in Didattica delle scienze e informatica nella scuola, XXVI (1991), 152, pp. 12-19; R. Persi, A. S. Un riminese tra storia, scienza e politica scolastica di metà Ottocento, Rimini 1996; G. Vannoni, Un torto da riparare, in Sapere, LXIII (1997), 5, pp. 88-93; A. S. scienziato riminese. Atti del Convegno... 1996, a cura di L. Maggioli, Rimini 1998; F. Toscano, A. S., in F. Gàbici - F. Toscano, Scienziati di Romagna, Milano 2006, pp. 177-188.